Lo ha messo nero su bianco l’OCSE nel suo Economic Survey destinato all’Italia: per facilitare la ripresa economica e continuare a garantire sostegno ai cittadini più colpiti dall’emergenza sanitaria, il Governo dovrebbe rivedere le proprie spese, fare dei tagli e intervenire sul sistema pensioni, a partire dagli assegni di reversibilità.
Ma cosa cambierebbe, di fatto, se le nuove direttive dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico venissero attuate? Questa domanda si traduce in una serie di possibili scenari che potrebbero interessare diversi ambiti, dall’economia nazionale al benessere sociale. In primo luogo, potrebbero verificarsi modifiche significative nel bilancio pubblico, con la revisione delle spese governative e possibili tagli a settori specifici. Inoltre, un intervento nel sistema pensionistico potrebbe comportare regole più stringenti per l’accesso ai benefici pensionistici, influenzando direttamente la sicurezza finanziaria dei pensionati e dei loro familiari.
Pensioni, ok allo stop definitivo di Quota 100
Sulla mancata proroga di Quota 100 e il suo definitivo superamento l'OCSE si è detta d'accordo, promuovendo in tal senso i piani dell'Italia. È una buona mossa, secondo l'organizzazione, confermare lo stop definitivo della misura, troppo dispendiosa per le casse dello stato italiano.
Dati alla mano, secondo l'Organizzazione, procedere in direzione opposta (ovvero ri-confermando Quota 100), avrebbe effetti poco positivi sull'economia italiana, che comporterebbero - di fatto - in un aumento di 11 punti percentuali del PIL tra il 2020 ed il 2045. Un prezzo questo che i Paese, già provata dalla crisi e dalla pandemia da Covid, non può permettersi di pagare.
Allo stesso tempo, è stato aggiunto nel report OCSE, meno morbido dovrebbe essere l'Esecutivo nei confronti di altre misure previdenziali, come Opzione Donna e le pensioni di reversibilità, considerate anche queste troppo dispendiose se non riviste adeguatamente.
Pensioni, addio a quella di reversibilità?
Sia Opzione Donna che gli assegni di reversibilità, così come riconosciuti in ambito pensionistico, sono due misure previdenziali che l'OCSE ha apertamente bocciato, invitando l'Italia a rivedere completamente il sistema.
Opzione Donna, che permette alle lavoratrici con almeno 35 anni di contributi di andare in pensione a 58 o 59 anni, creerebbe - come è stato spiegato - delle spese aggiuntive per il Tesoro, senza assicurare allo stesso tempo altre entrate.
Poco funzionale e decisamente "costoso" anche il meccanismo attuale per le pensioni di reversibilità ai superstiti. Attualmente, va ricordato, lo Stato riconosce a tutti i vedovi e le vedove - aventi diritto - un assegno di reversibilità alla morte del coniuge indipendentemente dall'età. Questo, secondo l'Ocse, sarebbe un processo tutto da rivedere, soprattutto nei casi in cui si vengono versate pensioni anche a chi è molto lontano dall'età pensionabile.
L'Italia, qualora si allineasse a quanto indicato nel documento di Economic Survey, dovrebbe pertanto modificare tutto il processo di riconoscimento, introducendo di fatto una discriminante legata all'età e al raggiungimento e possesso dei requisiti per la pensione di vecchiaia.
Al momento, l'Esecutivo di Mario Draghi non si è ancora espresso su questa eventualità. Di fatto, però, da settimane ormai il Governo lavora al piano di ripresa post pandemia, cercando di allinearsi alle indicazioni arrivate da Bruxelles e rispettando i limiti imposti dai patti con l'Europa. È risaputo, a tal proposito, che una riforma del sistema pensionistico e fiscale sono tra i primi punti del programma.