Pensione di reversibilità, rimborsi in arrivo: ecco a chi spettano

La sentenza della Corte Costituzionale ha dato il via libera e oggi l'Inps si adegua: ecco quali percettori di pensione di reversibilità potranno recuperare le somme ingiustamente trattenute

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Chi ha redditi propri ha diritto a una pensione di reversibilità decurtata. Anzi, no: l’anno scorso una sentenza della Corte Costituzionale ha costretto il sistema pensionistico a una mini-riforma. Oggi, con notevole ritardo, l’Inps provvedere a porre rimedio.

La sentenza della Corte costituzionale sulla pensione di reversibilità

Fino a non molto tempo fa, la normativa pensionistica imponeva una sforbiciata alla pensione di reversibilità di chi continuasse a incassare redditi propri. Secondo la ratio della legge, la pensione di reversibilità veniva progressivamente ridotta al crescere del proprio reddito. La sentenza della Consulta del giugno 2022 ha dichiarato incostituzionale questo meccanismo. L’Inps procederà dunque a rimborsare chi abbia ricevuto una pensione di reversibilità a importi ridotti negli ultimi 5 anni.

Conguaglio Inps per le pensioni di reversibilità

L’Istituto previdenziale invierà agli aventi diritto un conguaglio con i mancati importi per gli anni dal 2019 al 2023. Dal 2024, invece, i conti verranno fatti secondo i criteri indicati dai supremi giudici.

I tagli erano stati applicati a partire da chi possiede un reddito proprio superiore a 4 volte il trattamento minimo e non fa parte di nuclei familiari con figli minori, studenti o disabili. Questo il limite di reddito di riferimento per ogni anno, oltre al quale sono scattati i tagli:

  • anno 2019 – redditi personali oltre i 20.007,39 euro annui;
  • anno 2020 – redditi personali oltre i 20.107,62 euro annui;
  • anno 2021 – redditi personali oltre i 20.107,62 euro annui;
  • anno 2022 – redditi personali oltre i 20.449,26 euro annui;
  • anno 2023 – redditi personali oltre i 21.985,86 euro annui.

A chi spetta il conguaglio Inps

Il conguaglio è dovuto per la pensione di reversibilità (che spetta anche al coniuge separato senza redditi) riconosciuta al coniuge o ad eredi, in assenza del coniuge. Sono due le categorie escluse dai conguagli:

  • chi, negli ultimi 5 anni, abbia incassato un reddito proprio inferiore a 3 volte il trattamento minimo;
  • chi faccia parte di un nucleo familiare in cui sono presenti figli minorenni, studenti o disabili di qualsiasi età.

Si rende dunque necessario verificare i limiti di reddito per ciascun anno, dal 2019 al 2023;

Tirando le somme, il conguaglio spetterà solo a quella minoranza di persone rimaste vedove di un percettore di pensione dagli importi molto alti, in caso il superstite abbia redditi assai inferiori. Il conguaglio conterrà anche interessi e rivalutazione.

La simulazione

Altroconsumo fa una simulazione: si prenda il caso di una pensione originaria pari a 150mila euro. Alla morte del percettore, il superstite ha diritto al 60% di 150mila euro, pari a 90mila euro. Se il coniuge, nel 2023 ha posseduto redditi propri pari a 22mila euro, gli spetta una differenza di 500 euro per quell’anno.

Come ottenere il conguaglio della pensione di reversibilità

Non occorre fare domanda per ottenere il conguaglio della pensione di reversibilità dal momento che l’Inps procederà in automatico a elargire il dovuto ai beneficiari. Altroconsumo suggerisce tuttavia di verificare i propri diritti, a maggior ragione in caso di situazioni complicate dalla compresenza di pensioni erogate da differenti istituti o in caso di decesso anche del coniuge beneficiario.