Pensioni, per chi cambia (e da quando) il requisito dell’età

Aumenta ancora l'età di uscita da lavoro, l'OCSE lancia l'allarme: il peso delle pensioni diventa sempre più insostenibile per l'Italia

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Il riconoscimento della pensione di anzianità (o vecchiaia) in Italia è subordinato al raggiungimento di un’età minima – cd. pensionabile – che l’Inps, tutti gli anni, può rivedere, adattandola alle nuove speranze di vita. Nel 2021 non c’è stato alcun intervento, ma non è escluso che negli anni a venire le cose rimarranno così.

Quando andranno in pensione i giovani di oggi?

Attualmente la pensione di vecchiaia in Italia viene riconosciuta a chi ha 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati. Tuttavia, secondo l’ultimo rapporto Ocse “Pensions at a Glance 2021”, l’età media di pensionamento in Italia oggi è di 61,8 anni. E il motivo è semplice: i numerosi interventi e le misure di pensionamento anticipato che hanno fatto seguito alla Legge Fornero hanno, di fatto, abbassato l’anzianità richiesta.

Le prospettive per il futuro, però, non sono altrettanto rosee. Come riportato dall’Ocse, infatti, i giovani di oggi – ovvero quelli che stanno iniziando adesso a muovere i primi passi nel mondo del lavoro – vedranno l’età media dell’età pensionabile aumentare, tanto che per richiedere la pensione di anzianità dovranno attendere il compimento dei 71 anni.

Dati alla mano, quindi, bisognerà attendere sempre di più.

Nulla di nuovo, soprattutto se si parte dal fatto che l’adeguamento alle speranze di vita non è certo una novità. Considerando però l’attuale mercato del lavoro, le occupazioni sempre più precarie, è facile capire perché su più fronti si stanno chiedendo interventi concreti e mirati a garantire maggiori sicurezze alla generazione dei giovani professionisti di oggi.

Inps, conti in rosso e spesa destinata a crescere: le pensioni in Italia costano troppo

Al di là dell’analisi dei dati relativi ad età e aspettative di vita, il rapporto Ocse si è concentrato soprattutto sulla spesa destinata al finanziamento del sistema pensionistico in Italia. Quello che è emerso, in concreto, è che ad oggi costa troppo mantenerlo.

“Le diverse opzioni disponibili per andare in pensione prima dell’età pensionabile prevista dalla legge abbassano l’età media di uscita dal mercato del lavoro, pari mediamente a 61,8 anni contro i 63,1 anni della media Ocse”, si legge nel Pensions at a Glance 2021. Questo ha contribuito a far aumentare i costi previdenziali che, nel 2019, sono stati pari al 15,4 % del PIL, facendo posizionare l’Italia al secondo posto tra i Paesi Ocse con la spesa pensionistica più alta.

Non a caso, il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha confermato la chiusura dei conti in rosso per l’anno 2021: l’istituto ha chiuso infatti con un disavanzo d’esercizio di oltre 20 miliardi di euro.

Pensioni 2021/2022, qualche informazione in più…

Per quanto riguarda l’attuale sistema pensionistico in Italia, il decreto emanato dal Ministero dell’Economia ha sancito una stabilizzazione dell’età pensionabile a 67 anni fino al 2024, mentre le pensioni anticipate rimarranno bloccate fino al 2026. Queste misure sono state adottate in risposta agli incrementi dell’aspettativa di vita della popolazione, al fine di adeguare i requisiti di accesso al pensionamento e garantire la sostenibilità del sistema pensionistico nel lungo periodo.
Dal 1° gennaio, poi, si prospetta un aumento delle pensioni INPS, come annunciato dal presidente Pasquale Tridico. Questa notizia porta speranza ai numerosi milioni di pensionati, che possono ora aspettarsi incrementi nei loro assegni pensionistici con l’arrivo del nuovo anno.
Infine, nel 2022, alcune domande pensionistiche rischiano di essere respinte.