Importanti novità nella Manovra di bilancio 2023 approvata dal governo Meloni riguardano le pensioni. In particolare, con lo stallo sul superamento della legge Fornero, arrivano per i nuovi pensionati Quota 103 e, per le donne, una rimodulazione in senso restrittivo di Opzione donna, il trattamento pensionistico anticipato calcolato esclusivamente secondo il sistema contributivo.
Indice
Quota 103: quanto si prenderà di pensione
Il “pacchetto pensioni” in Manovra vale circa 800 milioni. Nel 2023 potranno andare in pensione tutti coloro che raggiungono i requisiti previsti dalla legge Fornero e tutti coloro che hanno 62 anni di età e 41 anni di contributi (Quota 103). Secondo le prime stime INPS, sono interessati 48mila lavoratori.
Per chi deciderà di uscire con la finestra di Quota 103, però, fino a maturazione dei requisiti la pensione non potrà superare 5 volte la minima: di fatto, significa che i nuovi pensionati di Quota 103 riceveranno una pensione di massimo 2.850 euro circa al mese.
Opzione donna, cos’è e come funziona oggi
Per quanto riguarda nello specifico Opzione donna, vediamo di capire meglio come funziona oggi e cosa cambia dal 2023.
Iniziamo col dire che Opzione donna è una formula per la pensione anticipata delle donne che è stata introdotta nel 2004 dall’allora governo Berlusconi II nella riforma pensionistica Maroni, l’ex ministro appena scomparso a soli 67 anni.
Chi può andare in pensione prima con Opzione donna
Destinatarie di Opzione Donna sono tutte le lavoratrici dipendenti nel settore pubblico e privato e le lavoratrici autonome, in possesso di contribuzione al 31 dicembre 1995.
Lavoratrici quindi iscritte all’Assicurazione Generale Obbligatoria – Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti FPLD e gestioni speciali dei lavoratori autonomi – e ai suoi fondi sostitutivi o esclusivi.
Possono accedere alla pensione anticipata con la modalità Opzione donna le lavoratrici che:
- abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2021, un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e
- abbiano un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni per le lavoratrici autonome e
- abbiano cessato il rapporto di lavoro se dipendenti (non è invece richiesta la cessazione dell’attività svolta in qualità di lavoratrice autonoma).
Per quanto riguarda i contributi, viene considerata qualunque la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata in favore dell’assicurata, sempre a fronte di 35 anni di contributi versati, al netto dei periodi di malattia, disoccupazione o prestazioni equivalenti.
Opzione Donna non permette il cumulo gratuito dei contributi, cioè la possibilità di sommare la contribuzione versata in diverse gestioni pensionistiche: le lavoratrici con contributi in più casse previdenziali possono richiedere la ricongiunzione dei contributi ma a fronte di un pagamento.
La finestra per andare in pensione prima con Opzione donna
Le lavoratrici possono accedere a Opzione donna e quindi andare in pensione prima trascorsi:
- 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, per le lavoratrici dipendenti;
- 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, per le lavoratrici autonomi.
Per il 2022, la decorrenza del trattamento pensionistico non può essere comunque precedente al 2 gennaio 2022.
Le lavoratrici che hanno raggiunto i requisiti previsti entro il 31 dicembre 2021 possono accedere a Opzione donna anche successivamente alla prima decorrenza utile, secondo il cosiddetto principio della cristallizzazione del diritto alla pensione.
Chi non può chiedere Opzione donna
Restano escluse da Opzione donna le lavoratrici:
- che abbiano già esercitato l’opzione al sistema contributivo con effetti sostanziali
- iscritte alla gestione separata INPS
- che abbiano già maturato il diritto alla pensione, di vecchiaia o anzianità, in base alla normativa vigente
- destinatarie delle misure a favore degli esodati.
Quanto viene tolto di pensione con Opzione donna
Di norma, il tipo di calcolo contributivo necessario per la pensione anticipata con Opzione donna comporta una penalizzazione dell’assegno mensile che può variare dal 25 al 35% circa dell’importo della pensione.
Con il nuovo ricalcolo dell’assegno pensionistico anche nel 2023 si arriva a tagliare il 30% del contributo finale.
Opzione donna, cosa cambia nel 2023: i nuovi requisiti
Il governo Meloni ha ora deciso di prorogare la misura, ma in versione “ristretta”. Opzione donna insomma resta ma cambia pelle.
Nel 2023 le donne potranno andare in pensione anticipata a età diverse a seconda del numero di figli:
- a 58 anni con 2 figli o più
- a 59 anni con 1 figlio solo
- a 60 anni negli altri casi.
“Per quanto riguarda la scelta sociale, abbiamo forse tagliato sulla spesa previdenziale ma abbiamo investito sulla spesa previdente, cioè sui figli” ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel corso della conferenza stampa di presentazione della Legge di bilancio, “cioè su coloro che domani potranno mantenere tutti i pensionati e la spesa pensionistica. Perché la più grande riforma delle pensioni è quella che premia la natalità, altrimenti non ce n’è per nessuno”.
Non sono mancate affatto le critiche alla scelta del governo di Giorgia Meloni: ad esempio, viene da chiedersi come mai i requisiti per la pensione anticipata dei lavoratori maschi siano considerati esclusivamente sulla base delle caratteristiche del lavoro (vedi lavori usuranti ad esempio), e invece quelli delle donne siano collegati al numero dei figli avuti.
Come fare domanda
La domanda per la pensione anticipata con la formula Opzione donna può essere presentata:
- online all’INPS attraverso il servizio dedicato
- tramite Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile
- tramite enti di patronato e intermediari INPS.
Per presentare la domanda autonomamente sul sito INPS, è necessario avere, in alternativa:
- SPID – Servizio Pubblico di Identità Digitale
- CNS – Carta Nazionale dei Servizi
- CIE – Carta di Identità Elettronica
- PIN INPS nel caso di cittadini stranieri non in possesso di un documento di riconoscimento italiano.