Caos Manovra, pioggia di correzioni: cosa salta e cosa cambia

La commissione Bilancio della Camera ha dato il suo via libera alle modifiche alla Manovra 2023 segnalate dalla Ragioneria Generale dello Stato

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Redazione

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Dopo ore di grande concitazione, la commissione Bilancio della Camera ha dato il suo via libera alle modifiche alla Manovra 2023 segnalate dalla Ragioneria Generale dello Stato. Durissimo il confronto tra maggioranza e opposizione sulle modifiche da apportare al testo della Legge di bilancio. In particolare, i due schieramenti si sono divisi sul Bonus cultura e ancora di più sull’emendamento “salva-Comuni” da 450 milioni, che secondo la Ragioneria non ha le giuste coperture (qui vi abbiamo parlato dell’errore da mezzo miliardo di euro).

Manovra 2023, le correzioni richieste dalla Ragionerie di Stato

In totale sono 44 le correzioni richieste della Ragioneria generale dello Stato. Tra queste, la revisione dell’emendamento sulla proroga al 31 marzo dello smart working per i lavoratori fragili, perché – nel settore scuola – comporterebbe oneri di sostituzione del personale scolastico interessato da compensare, e il cambio di rotta sul cosiddetto Bonus giovani, clamorosamente cassato nella sua versione “sdoppiata” tra Carta Cultura e Carta Merito.

Diversi problemi sono stati rinvenuti anche sull’emendamento, promosso dal leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, al Reddito di cittadinanza, che cancella il riferimento alla congruità dell’offerta di lavoro ottenuta. Per l’Rdc Palazzo Chigi potrebbe a questo punto modificare il decreto legislativo a inizio anno, oppure inserire la modifica nel nuovo decreto complessivo sul mondo del lavoro annunciato ieri dal sottosegretario Claudio Durigon.

Richiesto dalla Ragioneria di Stato anche, tramite decreto ministeriale, l’ok ai Comuni a forte vocazione turistica di alzare la tassa di soggiorno fino a 10 euro a notte: una decisione che, se passerà, provocherà non pochi rincari sui prezzi di hotel e b&b.

Bloccati anche i compensi per i membri del tavolo permanente sui POS, e richiesti dei criteri più rigidi per il riconoscimento dei bonus ai lavoratori delle discoteche. E, piccola curiosità, richiesta la limitazione al solo 2023 del contratto per Radio Radicale.

E ancora, la Rgs ha chiesto di riformulare 22 articoli per escludere “effetti negativi sui saldi di finanza pubblica”. Come nel caso delle detrazioni sull’efficienza energetica e sulle ristrutturazioni edilizie, sui fondi destinati al Consiglio nazionale Giovani e persino sul Bonus psicologo.

Caos salute: saltano i fondi per i malati e i pronto soccorso

Salta anche il fondo da 10 milioni di euro per il Piano Oncologico Nazionale. Pochi giorni fa il ministro della Salute Orazio Schillaci aveva annunciato la creazione del Fondo per l’implementazione del Piano Oncologico nazionale 2022-2027, con una dotazione pari a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024.

L’obiettivo sarebbe stato il potenziamento delle strategie e delle azioni per la prevenzione, la diagnosi, la cura e l’assistenza al malato oncologico. Anche e soprattutto alla luce dei nuovi dati forniti dall’Aiom-Associazione Italiana di Oncologia Medica, che per il 2022 in Italia hanno fatto registrare un aumento allarmante delle diagnosi di tumore: 390.700, 14.100 in più rispetto al 2020. Il cancro più diagnosticato è quello al seno, seguito da quello al colon-retto, ai polmoni, alla prostata e alla vescica.

“Il Governo ha fatto saltare i 10 milioni di euro che il ministro Schillaci aveva annunciato di fronte al Parlamento per il Piano Oncologico Nazionale” tuona il deputato Pd Marco Furfaro, fautore della proposta sul Reddito alimentare per i più poveri approvata in Manovra (qui cos’è e come funziona). “Non ci sono. Spariti da ogni emendamento. Hanno mentito al Paese, ma soprattutto ai malati oncologici. Inaudito. Nessun emendamento è stato depositato e in legge di Bilancio non c’è un euro”.

Finito nel dimenticatoio anche l’altro annuncio del ministro della Salute, che aveva promesso uno speciale fondo per gli operatori dei pronto soccorso. La misura in particolare prevedeva l’anticipazione, dal 2024 al 1° gennaio 2023, dell’incremento di 200 milioni dell’indennità di pronto soccorso già riconosciuta al personale della dirigenza medica e al personale del comparto sanità, dipendente delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale operante nei servizi di pronto soccorso.

“Il mio impegno sarà volto ad anticiparne la decorrenza della misura in favore degli operatori sanitari del pronto soccorso al 2023 e a lavorare con le Regioni così da poter destinare non appena sarà possibile un maggior finanziamento per retribuire meglio gli operatori sanitari e rendere maggiormente attrattivo il sevizio nel Ssn” aveva annunciato Schillaci.

Il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato in Commissione Affari sociali alla Camera ha detto che è stata inserita nel ddl bilancio per il 2023 “una norma finalizzata a riconoscere, per le particolari condizioni del lavoro svolto dal personale della dirigenza medica e del personale del comparto operante presso i Servizi di Pronto Soccorso, un incremento dell’indennità specifica, con un impegno di spesa di 200 milioni di euro annui già a decorrere dal 2023. Ma alla fine, dell’emendamento nessuna traccia: non risulta mai stato depositato in commissione Bilancio.

I tempi della Manovra

Ora, il governo guidato da Giorgia Meloni corre ai ripari, e per mano del sottosegretario all’Economia e Finanze Lucia Albano fa sapere che le correzioni richieste stanno tutte nell’ordine delle cose: “Alla luce delle critiche emerse, ritengo opportuno sottolineare che le note elaborate dalla Ragioneria di Stato nel percorso di approvazione della Legge di bilancio rientrano nella normalità delle operazioni svolte dai tecnici del Mef. Queste osservazioni tecniche sono pervenute anche lo scorso anno e in misura nettamente superiore”, spiega in una nota Albano.

Albano ci tiene anche a ricordare che negli ultimi due anni la Manovra si è chiusa il 30 dicembre e l’esecutivo in carica non si era formato durante l’autunno, come accaduto al governo Meloni. “Insieme ai tecnici del Mef, che ringrazio per il puntuale e sempre professionale apporto – ha detto -, Parlamento e governo sono al lavoro per gli ultimi aggiustamenti alla Manovra in Commissione Bilancio alla Camera, prima dell’apposizione del voto di fiducia”.

La Manovra prosegue quindi la sua corsa contro il tempo. Il voto fiducia è in programma venerdì 23 dicembre, a partire dalle 20.30 alla Camera. Se tutto va come deve andare, verrà approvata nella mattinata di sabato 24 dicembre: il voto inizierà alle 6, al termine di una notte che si prospetta già lunghissima.

Poi passerà al Senato tra il 27 e il 30 dicembre per l’approvazione finale. L’obiettivo è evitare che il voto slitti al 31, ultimo giorno dell’anno, perché anche solo un banale imprevisto – come quello accaduto alla Camera proprio con la norma salva-Comuni – rischierebbe davvero di farci finire in esercizio provvisorio.