Elsa Fornero boccia Quota 41: “Non è sostenibile, è inutile parlarne”

L'ex ministra Elsa Fornero torna sulla riforma delle pensioni, definendo Quota 41 come non sostenibile

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Elsa Fornero torna a parlare della riforma delle pensioni, ribadendo la sua contrarietà a una “controriforma” che allarghi la platea di chi può smettere di lavorare. Secondo l’ex ministra, Quota 41 non è sostenibile per i conti pubblici dello Stato e potrebbe vanificare il lavoro fatto per rendere il sistema progressivamente meno pesante per la collettività.

Il Governo, spinto in particolare da Matteo Salvini e dalla Lega, sta tentando di trovare le risorse per diversi interventi. Le regole europee e soprattutto le spese affrontate per i bonus edilizi però rendono difficile anche rinnovare gli interventi degli anni precedenti. Una riforma delle pensioni in senso espansivo sembra sempre più complicata.

Le dichiarazioni di Elsa Fornero su Quota 41

Elsa Fornero, ex ministra del Lavoro e firmataria della riforma pensionistica che regola tutt’oggi il sistema previdenziale italiano, ha parlato al Festival dell’Economia di Trento di un’eventuale riforma delle pensioni: “Il sistema pensionistico attuale è abbastanza sostenibile. Quota 41 non è sostenibile. È inutile parlare di controriforme ma aiutiamo le persone che sono in difficoltà. Quello che è sbagliato è pensare di risolvere i problemi con il pensionamento anticipato” ha dichiarato l’ex ministra, commentando le proposte del Governo in materia di previdenza sociale.

“Il sistema pensionistico è una casa comune con all’interno le persone anziane, quelli meno anziani, i giovani, i bambini. La casa è comune. È un legame, un contratto generazionale scritto dallo Stato. Quando si fanno le promesse bisogna pensare che saranno i giovani a pagarle” ha poi continuato l’ex ministra e ora docente all’Università di Torino, riprendendo il tema del peso della spesa previdenziale sulle prossime generazioni.

“Con le promesse si creano delle crepe alla casa. Per ora abbiamo chiuso molte crepe. Ci sono due elementi per valutare se la situazione è sostenibile: la demografia, con i giovani a cui bisogna dare dei giovani, e l’economia. Le pensioni non dipendono dalla promesse ma dal lavoro delle persone, dalla qualità di occupazione e dalla retribuzione” ha poi concluso, collegando il tema della previdenza sociale a quello dei salari.

La riforma delle pensioni

Uno dei punti del programma con cui la maggioranza di governo è stata eletta è una riforma espansiva delle pensioni. In anni passati, quando è stata al governo, la Lega ha provato a rendere più flessibile la legge con interventi temporanei come Quota 100. Buona parte di essi sono però ormai scaduti e ora l’esecutivo vorrebbe provare a scrivere una riforma strutturale, che si baserebbe sul concetto di Quota 41. Con una legge di questo tipo sarebbe possibile andare in pensione  a 41 anni di contributi versati, a prescindere dall’età anagrafica, con un aumento significativo dei costi per lo Stato.

Ad oggi lo Stato spende già all’anno 322 miliardi di euro all’anno, il 16% del Prodotto interno lordo. Un dato altissimo che dovrebbe raggiungere un picco per poi ridursi nei prossimi anni proprio grazie alla riforma Fornero. Espandere la platea dei pensionati potrebbe invertire questo processo e richiederebbe ulteriori soldi da parte dello Stato che al momento è difficile reperire. Deficit e debito hanno infatti raggiunto un punto critico dopo le spese della pandemia, in particolare per i bonus edilizi, e il Governo dovrà rientrare da questi eccessi nei prossimi anni restringendo ulteriormente le risorse a disposizione.