Pensioni, impatto PIL renderà l’assegno più magro

Riguarda parte dell'assegno pensionistico che è calcolata con il metodo contributivo e quindi legata alla crescita economica.

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Redazione

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L’andamento dell’economia avrà un impatto sulle pensioni, in particolare l’andamento a V del PIL, a causa della pandemia, condizionerà quella parte dell’assegno pensionistico che è calcolata con il metodo contributivo e quindi legata alla crescita economica ed alla speranza di vita. Per il prossimo ano non vi saranno sorprese, con una rivalutazione pari a zero, ma già nel 2023 potrebbe esservi una sorpresa negativa per i pensionati a causa della riduzione del montante dovuta alla recessione. Vediamo come.

Chi è soggetto al calcolo contributivo

Non tutte le pensioni ricadono nel calcolo contributivo, agli altri beneficiari viene calcolata la pensione con il metodo retributivo, legato cioè allo stipendio percepito negli ultimi anni lavorativi. Il metodo contributivo in forma integrale si applica:

  • a tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996 per l’intero importo (sistema contributivo puro)
  • a tutti coloro che al 31 dicembre 1995 avevano maturato almeno 15 anni di anzianità per l’interno importo (Legge Dini)
  • a tutti coloro che al 31 dicembre 2011 avevano maturato almeno 18 anni di anzianità (Legge Fornero)

Come si calcola l’assegno

Per la parte legata al metodo contributivo, l’importo dell’assegno si ottiene sommando tutti i contributi versati negli anni dal lavoratore calcolati rivalutandoli annualmente ad un tasso pari alla crescita media quinquennale del PIL fino ai due anni precedenti ed aggiungendo quelli versati negli ultimi due anni senza rivalutazione (montante).

Vale a dire che il calcolo nell’anno 2021 terrà conto dei contributi rivalutati fino al 31 dicembre 2019, cui si aggiungono quelli del 2020 (senza rivalutazione).

Montante, PIL e assegni

Il PIL italiano ha subito una contrazione dell’825% nominale (-8,9% reale) nell’anno 20920 per effetto della pandemia, il che significa che si abbasserebbe la crescita media del PIL 2016-2020 determinando un tasso di rivalutazione pari a 0,99785, che porterebbe ad una riduzione del montante contributivo 2022 (valore inferiore a 1).

La normativa vigente però prevede anche che la rivalutazione non possa essere mai negativa e che possa essere recuperata alla prima occasione utile (clausola di salvaguardia). E’ quanto accadrà l’anno successivo, nel 2023, quando verrà incorporata la crescita del PIL attesa per quest’anno attorno al 7,5% ed al valore della rivalutazione verrà detratto un importo pari a -0,000215.

L’impatto negativo della recessione del 2020 si annullerà totalmente solo quando il PIL avrà recuperato totalmente quando perso lo scorso anno.