Ccnl cemento, calce e gesso: per la previdenza complementare il contributo aziendale aumenta del 2,5%

L'aumento del 2,5% sulla quota azienda della contribuzione complementare scatterà dall'1 luglio 2024. Riguarda solo chi, oltre al Tfr, abbia scelto di versare anche il contributo del lavoratore

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Aumenta il contributo aziendale a favore della previdenza complementare dei lavoratori del Ccnl cemento, calce e gesso. L’aumento, che scatterà dall’1 luglio 2024, è da calcolarsi sulla retribuzione utile al calcolo del Tfr.

Ccnl cemento, calce e gesso: aumenta il contributo azienda nel 2024

Per avere diritto al contributo percentuale a carico dell’azienda, i lavoratori dovranno effettuare un versamento minimo dell’1,40%. Come da accordo del 29 maggio 2019, la nuova percentuale a carico del datore di lavoro si somma al contributo di 5 euro mensili versato dal datore di lavoro ai fondi pensione per tutti i dipendenti.
L’aumento di luglio, pari al +2,5%, si applica invece in accordo al rinnovo contrattuale del 15 marzo 2022.

Cos’è il contributo azienda al fondo pensione

Il cosiddetto “contributo azienda” è un elemento eventuale della retribuzione del lavoratore dipendente e deriva dall’accesso a un fondo pensione negoziale. È eventuale perché previsto unicamente a favore di chi scelga di iscriversi a un fondo pensione contrattuale nazionale o territoriale.

Il contributo spettante al datore di lavoro viene stabilito su base contrattuale ed è di norma definito in forma percentuale. Può capitare che lavoratori di differenti comparti possano beneficiare di percentuali differenti, dal momento che ogni contratto collettivo stabilisce le sue soglie. Anche gli accordi aziendali migliorativi rispetto al Ccnl, qualora presenti, possono andare a ritoccare le percentuali di contribuzione complementare in capo al datore di lavoro. La previdenza complementare non va confusa con quella integrativa.

In generale, il contributo azienda applicato alla previdenza complementare oscilla da un minimo di 300 euro a un massimo di 600, che vanno a sommarsi al risparmio previdenziale del lavoratore iscritto al fondo pensione. In sintesi, solo i lavoratori iscritti a un fondo pensione contrattuale (così come solo quelli che sono iscritti a previdenza complementare bancaria o assicurativa), beneficiano del versamento. Tutti gli altri rinunciano a una contribuzione integrativa che, su 35/40 anni di ipotetica carriera, può andare da un minimo di 10.500/12.000 euro a un massimo di 21.000/24.000 euro.

Con la paventata crisi del sistema pensionistico, la previdenza complementare può essere un’opzione da tenere in considerazione.

Cosa sono i fondi pensione negoziali

I fondi pensione negoziali sono forme di previdenza complementare di natura contrattuale, destinati a determinate categorie di lavoratori:

  • dipendenti privati che appartengono alla stessa categoria contrattuale, alla stessa impresa o gruppo di imprese;
  • dipendenti pubblici che appartengono a specifici comparti di contrattazione;
  • soci lavoratori di cooperative.

Le fonti contributive della previdenza complementare sono in tutto 3:

  • contributo del datore di lavoro;
  • contributo del lavoratore;
  • Trf che matura dopo l’adesione al fondo.

In caso il lavoratore dovesse decidere di destinare unicamente il suo Tfr, allora il datore di lavoro sarebbe sgravato dall’obbligo di corrispondere il proprio contributo.

I fondi pensione territoriali

I fondi pensione territoriali sono una fattispecie di fondi negoziali. Sono istituiti in base ad accordi tra datori di lavoro e lavoratori appartenenti ad un determinato territorio o area geografica.