Arrivano 9.783 lavoratori stranieri in più: governo Meloni aumenta ingressi per il settore turismo

Il Governo Meloni autorizza l'ingresso di 9.783 nuovi lavoratori stranieri in Italia, tutti destinati al settore del turismo e dell'ospitalità per far fronte alla carenza di personale

Foto di Federica Petrucci

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato:

Il Governo Meloni ha deciso di ampliare ulteriormente le quote d’ingresso per lavoratori stranieri da impiegare nel comparto del turismo e dell’ospitalità. La Direzione Generale per le politiche migratorie e per l’inserimento sociale e lavorativo dei migranti, il 1° ottobre 2025 ha ufficializzato l’ingresso di 9.783 risorse in più per il lavoro subordinato e stagionale.

Cosa prevede il decreto flussi 2025 e cosa cambia

L’ampliamento delle quote non arriva a sorpresa, ma era già stato previsto con il decreto flussi 2025. Il legislatore, infatti, aveva diviso le quote di ingresso in due “tranche”. La maggioranza dei posti (il 70% del totale) è stata assegnata molto presto, nel primo “click day” che si è tenuto il 12 febbraio 2025. I datori di lavoro che sono stati più veloci quel giorno a presentare la domanda online per il nulla osta hanno già avuto il permesso di assumere il lavoratore straniero.

L’assegnazione della restante quota di ingressi (30%) era stata rimandata a un secondo momento. Ed è proprio questa quota che il 1° ottobre 2025 è stata sbloccata. Quindi, la “nuova ondata” di lavoratori che sta arrivando in Italia era già stata prevista e messa in calendario.

Con questa seconda distribuzione, il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, insieme al ministero dell’Interno e al ministero degli Esteri, ha dunque autorizzato quasi diecimila nuovi ingressi, ma concentrati in un settore strategico come quello del turismo, dove la stagionalità e l’alta domanda di personale rendono essenziale un flusso costante di manodopera.

Perché servono più lavoratori nel turismo

Il comparto turistico-alberghiero italiano continua a rappresentare uno dei pilastri dell’economia nazionale, contribuendo in modo significativo al Pil e all’occupazione. Tuttavia, nonostante il forte recupero dopo la pandemia, molte imprese del settore faticano a trovare personale qualificato.

La carenza riguarda quasi tutte le figure professionali, dai camerieri ai cuochi, dagli addetti alla reception agli addetti alle pulizie. Secondo le stime delle associazioni di categoria, migliaia di posti di lavoro stagionali restano vacanti ogni anno per mancanza di candidati italiani o comunitari disponibili.

L’ampliamento delle quote rappresenta quindi un segnale politico preciso da parte del governo Meloni, disposto a un’apertura selettiva e programmata dei flussi migratori per rispondere ai fabbisogni reali del mercato del lavoro italiano.

Le criticità emerse

Molti operatori del mercato hanno più volte sottolineato che, pur essendo utile, l’aumento delle quote non basta se non accompagnato da politiche strutturali. I motivi per cui si fa fatica a trovare personale, infatti, sono molteplici. Da un lato, il calo demografico e la riduzione della forza lavoro giovanile, dall’altro, la scarsa attrattività dei lavori stagionali, spesso caratterizzati da turni intensi, retribuzioni contenute e alloggi non sempre garantiti. In questo contesto, i lavoratori fanno fatica a mantenersi, specie nelle grandi città dove il costo della vita è sempre più alto.

Con l’aumento dei flussi, infatti, il rischio è di una gestione emergenziale che risolva il problema solo temporaneamente, senza incidere sulle cause profonde della carenza di personale. Servirebbero infatti interventi coordinati per rendere il lavoro stagionale più attrattivo e per migliorarne la qualità con incentivi per la formazione professionale, la stabilizzazione e la valorizzazione delle competenze.