Lavoro in nero, come fare: quali “prove” servono

Come possono tutelarsi quei lavoratori che non hanno un contratto scritto e che non vengono pagati

La pandemia ha colpito, per un attimo, i lavoratori in nero. Al momento della ricezione dei ristori, infatti, tanti italiani sono rimasti con un pugno di mosche in mano. Un vero e proprio problema sociale, oltre che economico, come aveva evidenziato la sindaca di Roma, Virginia Raggi, pochi giorni dopo il primo lockdown.

Se l’emergenza sanitaria è destinata estinguersi col tempo, il discorso sul lavoro in nero è ben più intricato. Ma come possono tutelarsi quei lavoratori che non hanno un contratto scritto e che non vengono pagati?

Lavoro in nero, quali “prove” servono per dimostrarlo

Secondo l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, nell’ultimo anno il Covid ha causato la perdita di circa 450 mila posti di lavoro. Tanti disoccupati, e anche tante aziende, hanno dunque considerato il lavoro in nero per tagliare illegalmente i costi e risparmiare. Ma come può tutelarsi un lavoratore in nero che non viene pagato se non ha firmato alcun contratto?

Innanzitutto occorre avviare una causa ordinaria, il cui scopo è accertare il diritto al versamento degli arretrati e attraverso cui dimostrare l’orario di lavoro (orario previsto dal CCNL, va dimostrato per ottenere il riconoscimento delle somme spettanti). L’avvocato presenterà quindi un ricorso in tribunale, ma occhio alle scadenze, sebbene siano ‘larghe’: per fare causa c’è tempo fino a 5 anni dalla fine del rapporto di lavoro in nero. Dopodiché scatta la prescrizione.

Servono poi delle prove ‘tipiche’, ossia ammissibili in aula. Come ad esempio le prove scritte, ma anche quelle orali (ad esempio testimonianze di clienti con cui il lavoratore in nero si è interfacciato, ma anche fornitori, così come familiari o amici che gli abbiano fatto visita sul posto di lavoro). L’iter processuale, è bene sottolinearlo, non è comunque breve.

Qualora si provasse l’esistenza di un rapporto di lavoro in nero, per il datore di lavoro il conto sarebbe notevolmente salato poiché, oltre a regolarizzarsi, dovrà pagare le mensilità, ma anche:

  • le ferie;
  • l’eventuale TFR:
  • i permessi:
  • i contributi previdenziali.

Lavoro in nero, in tribunale ma non solo: le strade alternative

Le alternative alla causa ordinaria non mancano:

  • conciliazione presso un sindacato;
  • conciliazione davanti all’Ufficio Territoriale del Lavoro.

Si tratta di una doppia strada che riduce i tempi e, soprattutto, sono a costo zero. Scegliere uno di questi due iter alternativi al giudizio, comunque, non esclude la possibilità di avviare una causa ordinaria successivamente.