L’azienda dell’indotto Stellantis Trasnova licenzia 97 dipendenti, Elkann pronto a trattare

Lettere di licenziamento per 97 dipendenti di Trasnova, azienda dell'indotto Stellantis: cosa succede ora

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 6 Dicembre 2024 13:21

L’azienda Trasnova, parte dell’indotto Stellantis, ha inviato 97 lettere di licenziamento ai suoi dipendenti. A fine novembre il colosso automobilistico non aveva rinnovato la commessa che rappresentava la quasi totalità degli ordini della società. L’arrivo degli avvisi era stato preannunciato dai sindacati. Rimangono a rischio più di 300 lavoratori ancora sotto contratto con Trasnova.

Poco prima dell’arrivo delle lettere di licenziamento, Stellantis ha fatto sapere di essere disposta a riconsiderare l’assegnazione della commessa. Il ministro Urso ha convocato un tavolo con la società per il 17 dicembre, mentre dalle opposizioni arriva la richiesta di sospendere le procedure di licenziamento.

Il caso Trasnova: cosa succede all’indotto Stellantis

Il 29 novembre scorso Stellantis, la multinazionale automobilistica di cui fanno parte tutti i marchi italiani più importanti appartenuti all’ex gruppo Fiat, ha annunciato che non avrebbe rinnovato il suo contratto con Trasnova. Questa azienda ha sede a Cassino, in provincia di Frosinone, e si occupa di logistica. Non è però una società qualsiasi, ma fa parte dell’indotto di Stellantis. Con questo termine si indicano quelle aziende che dipendono direttamente da un’altra società più grande per le loro attività.

Trasnova si occupa di trasportare i veicoli prodotti da Stellantis dagli impianti italiani in tutto il Paese. Senza la commessa di Stellantis però, Trasnova non ha di fatto quasi più nessuna attività per sostenere l’impiego dei suoi 400 dipendenti. Così i sindacati hanno annunciato che, senza un rinnovo con la multinazionale dell’auto, la società avrebbe cominciato a licenziare i suoi dipendenti.

Dopo una settimana dall’annuncio di Stellantis, i primi 97 lavoratori hanno ricevuto le lettere di licenziamento. Trasnova è in difficoltà da tempo e aveva chiesto la cassa integrazione, che stava però per terminare. La sua crisi è legata al calo della produzione di Stellantis, dovuto a sua volta al rallentamento del mercato automobilistico in tutta Europa.

Le reazioni ai licenziamenti di Trasnova

Fin dall’annuncio i sindacati hanno organizzato manifestazioni e scioperi dei lavoratori davanti agli stabilimenti Stellantis in Italia, soprattutto a quello di Pomigliano d’Arco. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha poi chiesto alla multinazionale un incontro sul tema, fissato per il 17 dicembre.

Nel frattempo però Stellantis ha attraversato un momento di grande cambiamento. Il 1 dicembre si è dimesso l’amministratore delegato Carlos Tavares, già in scadenza di contratto, per differenze incolmabili con il consiglio di amministrazione. Alla guida della società c’è ora il presidente John Elkann, coadiuvato da altri dirigenti, in attesa della nomina di un nuovo Ceo. Questo sembra aver in parte modificato i piani di Stellantis, che ha detto di essere disposta a rivedere il suo rapporto con Trasnova, per aiutare l’azienda in questo momento critico.

Anche le opposizioni sono intervenute sulla questione. La segretaria del Partito democratico Elly Schlein ha chiesto di bloccare le procedure di licenziamento: “I licenziamenti arrivati stamattina sono inaccettabili e noi chiediamo che sia bloccata immediatamente questa procedura. Questi lavoratori sono quelli che tengono in piedi il nostro Paese: non si possono lasciare 400 famiglie per strada, peraltro appena prima di Natale. Bisogna dare una prospettiva quello a cui puntiamo è che al tavolo che avevamo chiesto di anticipare, e in cui avevamo chiesto la presenza di Stellantis, l’azienda si prendesse le sue responsabilità” ha detto Schlein.