Che cos’è l’imposta di registro e come si calcola

L'imposta di registro deve essere versata per registrare di ogni trasferimento di ricchezza: come funziona

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Come funziona l’imposta di registro? E soprattutto a cosa serve? Questo obolo è disciplinato direttamente dal DPR n. 131/1986, anche conosciuto come Testo Unico dell’Imposta di Registro. Questo strumento, sostanzialmente, ha due scopi diversi:

  • fornisce un’entrata fiscale;
  • remunera lo Stato per un servizio che offre ai privati: conserva traccia di particolari atti in modo che abbiano certezza giuridica.

Ma entriamo nel dettaglio e scopriamo a cosa serve l’imposta di registro.

Imposta di registro: a cosa serve

Quando si parla di imposta di registro si parla di un’imposta indiretta: ciò significa che grava sulla ricchezza, in particolare sul suo trasferimento.

La tassa deve essere versata per la registrazione di ogni trasferimento di ricchezza, attraverso registrazione pubblica o privata. L’imposta ha lo scopo di creare un’entrata fiscale e di remunerare lo Stato per il servizio che offre ai privati di tenere traccia di particolari atti in modo da conferire loro certezza giuridica.

L’imposta di registro viene applicata sugli atti giudiziari. Per legge infatti l’Agenzia delle Entrate può fare richiesta di pagamento dell’imposta a tutte le parti in causa, a prescidenre dall’esito dell’udienza. Tutte le parti quindi possono dover pagare l’imposta di registro e, nel caso, sono tenute a pagarla obbligatoriamente. Accanto a questo però vige anche il principio di soccombenza, secondo cui la parte che si occupa del versamento delle spese legali, è tenuta anche al pagamento dell’imposta di registro.

Come si calcola l’imposta di registro

Sul sito dell’Agenzia delle Entrate è possibile calcolare gli importi per la tassazione degli atti giudiziari ed effettuare il calcolo dell’imposta di registro online. Per pagare la tassa, è possibile usufruire sempre del sito dell’Ad, generando i codici tributo.

Anche coloro che acquistano la prima casa devono pagare l’imposta di registro: gli importi in questo caso variano in base all’entità di chi acquista, cioè se si tratta di una società o di un privato cittadino. I privati che acquistano la loro prima casa devono versare un’imposta di registro, la cui aliquota risulta proporzionale al valore dell’immobile. Viene calcolata al 2% del valore della casa. Se invece chi acquista un immobile da adibire a prima casa è una società, l’imposta da versare corrisponde all’Iva, agevolata al 4% e calcolata sulla base imponibile definita dal valore della casa.

L’imposta di registro si paga anche in caso di contratto di affitto. La registrazione e il suo importo variano in base al tipo di immobile da affittare. Per fabbricati ad uso abitativo, l’aliquota dovuta è del 2% calcolato sul canone annuo di locazione. Per i fabbricati strumentali l’imposta di registro equivale all’1% del canone annuo, se il contratto di locazione è effettuato da privati, al 2% per gli altri casi.
Nel caso di fondi rustici, la tassa di registro corrisponde allo 0,50% del canone annuo, moltiplicato per il numero di annualità. Per gli altri immobili, la registrazione viene calcolata sul 2% del corrispettivo annuo.

Come riportato sul sito dell’Agenzia delle Entrate, sono esclusi dall’obbligo “gli atti e i documenti formati per l’applicazione, la riduzione, la liquidazione, la riscossione, la rateazione e il rimborso di imposte e tasse, quelli per la formazione del catasto dei terreni e dei fabbricati, i contratti di lavoro subordinati, gli atti di natura traslativa o dichiarativa che hanno per oggetto veicoli iscritti nel pubblico registro automobilistico”.