Fra le novità che bollono nella pentola del governo Meloni c’è anche la riforma dei test di Medicina: a partire dal 2025 le nuove prove d’ammissione si baseranno maggiormente sulla valutazione delle discipline fondamentali, superando il modello attuale dei test casuali, come ha annunciato la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. Cambierà, dunque, il sistema di selezione ma rimarrà l’impianto a numero chiuso.
Percorso comune per le discipline
L’intenzione della ministra dell’Università Anna Maria Bernini è quella di creare un sistema più equo e meritocratico che permetta una valutazione migliore delle “competenze” e delle “attitudini” degli studenti. L’annuncio è stato fatto nel corso di un’interrogazione parlamentare.
Nel mirino del governo c’è l’idea di scardinare il sistema della preparazione privata, considerata un business che privilegia le classi più abbienti a discapito di chi ha meno risorse ma, magari, maggiore motivazione. Bernini ha inoltre sostenuto il buon esito dell’ultima edizione del test di Medicina.
La riforma prevede, inoltre, un percorso di studi comune per Medicina, Odontoiatria, Veterinaria e altre discipline biomediche. Lo scopo è quello di permettere agli studenti che dovessero rendersi conto che Medicina non è la loro strada di cambiare indirizzo di studi, senza ulteriore spreco di tempo ed energie.
Il modello allo studio del governo Meloni è simile a quello applicato nelle università francesi, con una fase iniziale di accesso aperta a tutti, seguita da una stringente selezione al termine del semestre comune.
Cosa potrebbe cambiare nel 2025
Tirando le somme, i futuri aspiranti camici bianchi potrebbero ritrovarsi a dover affrontare un numero chiuso con un test di ammissione nazionale, con domande maggiormente tarate sulla cultura medico-scientifica e un drastico calo delle domande sulla cultura generale.
I corsi del primo semestre, considerato propedeutico, potrebbero essere aperti a tutti gli studenti delle materie sanitarie e scientifiche (Biologia, Chimica e Fisica). Al termine del primo semestre, potrebbe esserci una ulteriore prova di ammissione o una scrematura fatta sulla base delle materie sostenute.
Chi non dovesse passare non perderebbe comunque i crediti formativi e potrebbe reimmatricolarsi in facoltà affini come Scienze farmaceutiche, Biologia, Biotecnologie e altre.
Parte della sinistra contro l’attuale test di Medicina
Quella di Anna Maria Bernini, ministra in quota Forza Italia, non è una voce isolata: anche dal centrosinistra negli ultimi mesi si sono levate voci contro l’attuale impostazione dei test di Medicina.
Quella certamente più colorita appartiene a Vincenzo De Luca, governatore della Campania sotto le insegne del Pd, il quale in una diretta social di fine 2023 augurò “venti anni di carcere subito” o il “programma rieducativo che viene adoperato dalla polizia municipale di Singapore che ha in dotazione una frusta di bambù” agli autori dei quesiti degli attuali test di Medicina. La domanda portata all’attenzione del governatore riguardava un indovinello linguistico: occorreva trovare l’intrusa fra cinque parole.