A Prato hanno vinto gli operai del tessile, aumenti dopo gli scioperi

Dopo una serie di proteste cominciate a ottobre, molti degli operai del distretto tessile di Prato hanno ottenuto aumenti e riduzioni di orario grazie all'azione dei sindacati

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 4 Giugno 2025 13:52

Gli operai del distretto tessile di Prato, guidati dal sindacato di base Sudd Cobas, hanno ottenuto i primi contratti da 5 giorni a settimana per 8 ore di lavoro al giorno da parte dei proprietari delle aziende della città, diventate famose negli ultimi anni per le condizioni di sfruttamento che imponevano ai propri dipendenti.

Arrivati anche i primi aumenti di stipendio, da 900 a 1.300 euro al mese. Ad aderire ai nuovi contratti sono soprattutto operai di origine pachistana, bengalese e indiana, ma ora i sindacati di base puntano a far breccia anche all’interno della comunità cinese.

Cosa hanno ottenuto gli operai a Prato

Il distretto del tessile di Prato è tra i più grandi d’Italia. Dà lavoro a 50mila persone, ma spesso è citato come esempio di sfruttamento e di condizioni di lavoro insostenibili all’interno del settore dell’abbigliamento. I ritmi sono, ancora oggi per molti operai, di 12 ore al giorno per 7 giorni a settimana, il doppio delle ore lavorative di un normale dipendente in Italia.

A ribaltare questa situazione non sono state le grandi sigle sindacali, ma il Sudd Cobas, sigla di base indipendente. Dopo mesi di scioperi e manifestazioni, le società si sono piegate. Migliaia di operai, soprattutto appartenenti alle comunità del subcontinente indiano, hanno ottenuto condizioni di lavoro dignitose, con 8 ore di lavoro al giorno per 5 giorni alla settimana e un aumento da 900 a 1.300 euro al mese dello stipendio.

“Le grandi sigle confederali non esistono a Prato, hanno dichiaratamente rinunciato a fare sindacato in questo mondo sommerso. Per decenni ha imperato la narrazione che lavoratori troppo deboli non possono scioperare, e invece sono quelli che hanno più bisogno di farlo”, ha dichiarato al quotidiano La Stampa Luca Toscano, sindacalista del Sudd Cobas.

Gli scioperi del distretto del tessile

La prima manifestazione che aveva fatto parlare della questione del distretto del tessile di Prato era stata la camminata silenziosa dell’8 ottobre 2024. Centinaia di operai avevano sfilato nel centro della città toscana, per protestare contro le condizioni di lavoro. Sono seguiti altri scioperi, costellati dalle intimidazioni delle associazioni criminali che la stessa procura ha riconosciuto essersi infiltrate all’interno delle società del distretto.

Ad aprile sono cominciati comunque gli scioperi a staffetta, con manifestazioni davanti a tutte le società più importanti del distretto. Una strategia che è culminata negli strike day, tra cui quello particolarmente notevole di domenica 1 giugno, un giorno molto insolito in cui scioperare, ma che sottolineava le condizioni insostenibili degli operai del tessile di Prato.

L’aiuto delle istituzioni

I sindacalisti hanno tenuto a sottolineare l’atteggiamento del procuratore di Prato Luca Tescaroli, che ha invertito l’atteggiamento della magistratura nei confronti degli operai, alleviando i procedimenti penali nei loro confronti e riconoscendo invece le infiltrazioni mafiose all’interno delle fabbriche della città.

Anche la sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, ha aiutato la battaglia dei lavoratori, prima scendendo in piazza insieme al sindacato e poi avviando l’approvazione di una delibera che concede ai manifestanti l’occupazione gratuita del suolo pubblico per le manifestazioni davanti alle fabbriche.