Mercato del lavoro in crisi con 190mila posti scoperti e 120mila italiani a rischio

A novembre 2024 record storico italiano di lavoratori dipendenti con un contratto a tempo indeterminato

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 19 Gennaio 2025 17:00

Nonostante le numerose crisi aziendali che minacciano quasi 120mila posti di lavoro, nei prossimi tre mesi le imprese italiane prevedono di assumere 1,37 milioni di lavoratori, di cui circa 380mila con contratti a tempo indeterminato, secondo i dati forniti da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro. Tuttavia, in un caso su due, il rischio di non riuscire a completare queste assunzioni è concreto, principalmente a causa della carenza di candidati o della scarsa preparazione di coloro che si presentano ai colloqui. Una problematica che denuncia l’Ufficio studi della Cgia.

I giovani sono i più colpiti

Di conseguenza, mentre 120mila lavoratori rischiano di perdere il proprio impiego, nello stesso periodo almeno 190mila posizioni lavorative rimarranno scoperte, nonostante molte prevedano un contratto stabile.

Questa situazione è aggravata dal costante calo della popolazione giovanile e dall’aumento significativo della fascia più anziana, che spinge gli imprenditori a esprimere preoccupazioni sempre più forti per la difficoltà nel reperire personale qualificato. Il numero di giovani nel mercato del lavoro è infatti in costante calo; una tendenza che coinvolge la maggior parte dei paesi occidentali, ma in Italia negli ultimi vent’anni, la fascia di età 25-34 anni è scesa da circa 8,5 milioni di persone nel 2004 a soli 6,2 milioni oggi, segnando un crollo senza precedenti e tra i più marcati a livello europeo.

Questa drastica riduzione del ricambio generazionale sta progressivamente indebolendo la forza lavoro potenziale del Paese. Il fenomeno colpisce anche la fascia di età 35-49 anni, passata da oltre 14 milioni di residenti nel 2014 a meno di 11,5 milioni nel 2024, con stime che prevedono un ulteriore calo a meno di 10 milioni entro il 2040.

La mappa delle regioni con più difficoltà

Tra il 2017 e l’inizio di quest’anno, la difficoltà nel reperire personale da parte degli imprenditori italiani è più che raddoppiata. Se otto anni fa il 21,5% degli imprenditori segnalava gravi difficoltà nel trovare collaboratori, oggi questa percentuale è salita al 49,4%, ovvero un imprenditore su due fatica a reclutare personale per la propria azienda. Le differenze a livello regionale sono significative. L’Umbria è la regione più colpita, con il 55,7% degli imprenditori che dichiara difficoltà di reperimento, seguita dalle Marche (55,6%), dal Friuli Venezia Giulia e dal Veneto (entrambi al 55,1%).

Regione Incidenza % di difficile reperimento (2025)
Umbria 55,7
Marche 55,6
Friuli-Venezia Giulia 55,1
Veneto 55,1
Toscana 54,6
Abruzzo 53,7
Trentino-Alto Adige 53,6
Emilia-Romagna 53,5
Liguria 52,1
Basilicata 51,5
Piemonte 49,6
Sardegma 49,2
Valle D’Aosta 49,1
Lombardia 48,1
Molise 46,1
Campania 45,8
Calabria 45,6
Sicilia 44,4
Lazio 43,5
Puglia 43,4

Per quanto riguarda le assunzioni previste nei primi tre mesi del 2025, il Nordovest è la macroarea con il numero maggiore, con oltre 414.300 nuovi posti di lavoro, seguita dal Sud (362.400), dal Nordest (315.350) e dal Centro (281.100). Tuttavia, il Nordest registra il tasso di difficoltà di reperimento più elevato, pari al 54,3%, seguito dal Centro (49,1%), dal Nordovest (48,8%) e dal Mezzogiorno (46,1%).

Le figure professionali più difficili da trovare sul mercato del lavoro sono i dirigenti, con una percentuale di difficoltà del 68,2%, e gli operai specializzati, che raggiungono il 66,9%.

A novembre record storico di dipendenti con il posto fisso

Nonostante il significativo aumento delle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) e il ritorno al centro del dibattito politico nazionale della questione salariale, aggravata dalla forte perdita di potere d’acquisto negli anni post-Covid, il numero di lavoratori dipendenti italiani con contratto a tempo indeterminato ha raggiunto, lo scorso novembre, il record storico di 16.264.000 unità.

Al contrario, il numero di lavoratori con contratti a termine è in calo. Nel novembre scorso si è attestato intorno a 2.652.000 occupati, una cifra che riporta ai livelli registrati nel novembre 2020.