Secondo Confcommercio il 2025 sarà un anno critico per il mercato del lavoro nei settori del commercio, della ristorazione e dell’alloggio. L’associazione prevede che non sarà possibile reperire circa 260mila lavoratori qualificati, segnando un aumento del 4% rispetto all’anno precedente. Questo squilibrio tra domanda e offerta di lavoro è ritenuto una vera emergenza e rischia di limitare la crescita economica dell’intero sistema produttivo italiano.
Le professioni più difficili da coprire sono numerose. Tra queste figurano commessi, macellai, gastronomi, camerieri di sala, cuochi, pizzaioli, barman, gelatai, addetti alle pulizie e al riassetto camere. Si tratta di mansioni essenziali per il buon funzionamento delle attività del terziario, che costituiscono una parte significativa del PIL nazionale.
Le richieste di Confcommercio
“Colmare la distanza tra domanda e offerta di lavoro non è solo urgente, è fondamentale per la crescita del Paese”, ha dichiarato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. Il presidente ha inoltre sottolineato la necessità di aumentare il tasso di occupazione tra giovani e donne, ritenendo inaccettabile lasciare inattiva quella che definisce “la parte migliore e più innovativa della nostra forza lavoro”.
Sangalli ha identificato quattro assi d’intervento per affrontare il problema: politiche demografiche e di sostegno alla famiglia, formazione e aggiornamento delle competenze, rafforzamento della contrattazione collettiva realmente rappresentativa e programmazione efficace dei flussi migratori di lavoratori.
I dati Istat sull’occupazione in Italia
Il quadro fornito da Confcommercio si inserisce in un contesto nazionale più ampio. Secondo l’Istat, nel mese di riferimento gli occupati in Italia erano 24 milioni e 200mila, un dato stabile rispetto al mese precedente. Il tasso di occupazione si mantiene fermo al 62,7%.
L’analisi per genere ed età evidenzia un aumento tra le donne occupate, in particolare nelle fasce d’età 25-34 anni e oltre i 50 anni. Crescono anche gli occupati tra i dipendenti a termine (+0,8%) e tra gli autonomi (+1%). In calo invece gli uomini occupati, specialmente tra i dipendenti permanenti, che registrano una diminuzione dello 0,5%.
L’Istat osserva: «Aumentano gli autonomi (5 milioni 182mila) e i dipendenti a termine (2 milioni 652mila), mentre diminuiscono i dipendenti permanenti (16 milioni 366mila)».
Confronto annuo, segnali di crescita
Nel confronto con aprile 2024, il numero complessivo degli occupati è aumentato dell’1,2%, corrispondente a +282mila unità. Questa crescita è trainata dall’incremento dei dipendenti permanenti (+345mila, pari a +2,2%) e degli autonomi (+110mila, +2,2%). In controtendenza, calano i lavoratori con contratto a termine (-173mila, -6,1%).
L’andamento complessivo mostra un mercato del lavoro dinamico ma in trasformazione. Mentre il numero di lavoratori stabili e autonomi cresce, emergono difficoltà nel mantenere elevati i livelli di occupazione a termine, specialmente nei settori dove questa tipologia contrattuale è più diffusa, come il turismo e la ristorazione.
Perdità di competitività
L’attuale situazione richiede risposte mirate da parte delle istituzioni e degli operatori economici. L’allarme lanciato da Confcommercio evidenzia la necessità di un sistema di formazione più aderente alle esigenze delle imprese e di politiche attive del lavoro più efficaci. La difficoltà nel reperire manodopera qualificata potrebbe altrimenti compromettere non solo la competitività dei singoli comparti, ma anche l’intera tenuta occupazionale del Paese.