Prendono il via oggi le registrazioni online di cittadini extracomunitari, che vogliano entrare regolarmente in Italia per motivi di lavoro, in base a quanto previsto dal decreto flussi. Un vero e proprio click day che consentirà l’accesso di 82.705 lavoratori extracomunitari, in aumento di oltre 13.000 lavoratori in più rispetto ai 69.700 del 2022.
Il decreto flussi
Gli ingressi sono quelle previsti in via provvisoria del nuovo Decreto flussi approvato dal Consiglio dei Ministri dopo la tragedia di Cutro. Un decreto che sancisce la netta inversione di rotta del Governo Meloni rispetto al passato, aumentando il numero degli stranieri regolarmente ammessi in Italia per motivi di lavoro e riducendo quello degli irregolari ed il traffico dei barconi (Per saperne di più vedi cosa prevede il decreto flussi in accordo con le proposte della UE sulle migrazioni).
Oltre la metà dei nuovi ingressi (44.000 rispetto ai 42.000 dello scorso anno) rappresentano le quote per il lavoro stagionale prestato soprattutto per l’agricoltura e per il settore turistico-alberghiero.
In Agricoltura mancano 100mila addetti
Numeri che si rivelano ancora piccoli per la necessità di manodopera richiesta in agricoltura, dove pare che manchino almeno 100mila addetti. Per la Coldiretti, che cita il Dossier Idos, 1 prodotto agricolo su 4 viene raccolto da mani straniere e in Italia si contano 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi, impegnati nei campi e nelle stalle ad offrire più del 30% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.
Ecco perché il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini afferma che questa è una “necessità da affrontare con un decreto flussi aggiuntivo, previsto peraltro dalla legge, ma è importante anche il nuovo sistema di prestazioni occasionali introdotto nella Manovra dal Governo e sostenuto da Coldiretti che porta una rilevante semplificazione burocratica per facilitare l’avvicinamento dei cittadini italiani al settore agricolo”.
Per approfondire il tema della carenza di manodopera vedi anche il Rapporto della Fondazione Leone Moressa.
La maggiore richiesta dai “distretti agricoli”
La maggiore richiesta a livello territoriale arriva dalle regioni dove più si concentra il lavoro stagionale e quindi dove prevale il lavoro agricolo e quello dell’accoglienza.
Sempre secondo Coldiretti, sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale, ad esempio nel veronese per la delle fragole, in Friuli per la preparazione delle barbatelle, in Trentino per le mele, in Emilia Romagna per la frutta, in Piemonte per l’uva, in Lombardia per gli allevamenti di bovini da latte, in Campania per i pomodori ed il tabacco.
Da dove provengono?
I lavoratori stranieri sono per la maggior parte provenienti da Romania, Marocco, India e Albania, ma ci sono rappresentanti di un po’ tutte le nazionalità. Si tratta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. Ma cresce anche la presenza di stranieri alla guida delle imprese agricole con quasi 17mila titolari di nazionalità diversa da quella italiana.
Anche Confagricoltura conferma che la manodopera di origine extracomunitaria rappresenta oggi circa il 70% dei lavoratori in agricoltura e proviene soprattutto dall’Africa (Marocco, Tunisia, Senegal, Nigeria e Mali), dall‘Est europeo (Albania e Macedonia) e dall’Asia (India e Pakistan).