Il segretario della Cgil Maurizio Landini ha aperto la manifestazione in ricordo del bracciante Satnam Singh, morto in un’azienda agricola dell’Agro Pontino, attaccando le politiche del governo di Giorgia Meloni per quanto riguarda lo sfruttamento e il lavoro nero, soprattutto per quanto riguarda il numero di ispettori del lavoro disponibile.
Il reclutamento degli ispettori del lavoro è però complesso. Si tratta di figure che necessitano di una formazione che parte dall’istruzione terziaria e spesso include lauree per le quali esistono posizioni di minore responsabilità e meglio retribuite sia nel pubblico che nel privato.
Le dichiarazioni di Landini su Meloni e il caporalato
Ad aprire la manifestazione “Fermiamo un sistema di fare impresa che sfrutta e uccide”, organizzata a Latina dopo la morte del bracciante Satnam Singh in un’azienda agricola dell’Agro Pontino, c’era il segretario della Cgil Maurizio Landini, che ha incentrato il suo discorso sullo sfruttamento del lavoro e sul caporalato in diversi settori economici nel nostro Paese:
“Stiamo discutendo di tutti i settori e di tutto il Paese, non solo dell’agricoltura. È ora di dire basta, è ora che i governi, le istituzioni ad ogni livello, tutti smettano di fare gli struzzi e di cancellare quelle leggi balorde che in questi anni hanno favorito questo sistema. Il numero degli ispettori è bassissimo. Possono controllare un’azienda ogni 16 anni” ha esordito Landini.
Il discorso del segretario della Cgil si è poi spostato sulle promesse del governo Meloni, in particolare sui 1.600 ispettori del lavoro in più che lo Stato dovrebbe assumere e che dovrebbero garantire una lotta più capillare al caporalato e ad altre forme di sfruttamento presenti all’interno del tessuto industriale italiano: “I numeri annunciati da Giorgia Meloni sono tre anni che girano, non sono sufficienti perché in questi anni hanno continuato a tagliare” ha dichiarato Landini.
Il problema dell’assunzione degli ispettori del lavoro
In risposta alle grandi proteste che la morte di Satnam Singh ha causato, il governo di Giorgia Meloni ha promesso un maggiore impegno per quanto riguarda l’assunzione di nuove figure che possano ricoprire il ruolo di ispettore del lavoro. Nel reclutamento di questi specialisti però, lo Stato ha da anni enormi problemi di competitività.
Per diventare ispettore del lavoro bisogna prima di tutto avere una laurea e spesso vengono privilegiate quelle dello cosiddette discipline “Stem”, ossia quelle scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. Inoltre la posizione che un ispettore del lavoro ricopre comporta responsabilità enormi in caso le carenze non riscontrate di un’azienda portino a infortuni o eventi fatali. Il tutto per uno stipendio mensile attorno ai 1.600-1.700 euro, che non compete con quelli offerti dal mercato per gli stessi titoli di studio.
Non è un caso che diversi concorsi vadano quindi deserti. Dei 1.174 ispettori tecnici che il governo Draghi avrebbe voluto assumere nel 2023, ne sono effettivamente entrati in ruolo meno di 600. I problemi sono anche territoriali. La maggior parte dei posti di lavoro di questo tipo si trova al Nord, dove si concentrano la maggior parte delle aziende del Paese, ma dove il costo della vita è più alto e uno stipendio come quello fornito agli ispettori del lavoro spesso non permette di fare una vita adeguata alle responsabilità che il ruolo comporta.