Aumenta il numero degli infortuni tra i rider in Italia, stranieri i più penalizzati

Crescono gli infortuni tra i rider stranieri, più esposti al rischio rispetto agli italiani. L’analisi dei dati INAIL fa luce su precarietà e tutele basse

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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Dalla ristorazione all’e-commerce, le consegne a domiciliano hanno trasformato il lavoro dei rider in un ingranaggio essenziale delle grandi città, generando posti di lavoro. Ma a questa espansione non è corrisposto un adeguato livello di sicurezza e tutela, soprattutto per i lavoratori stranieri che, più di altri, rappresentano la manodopera di questo comparto.

Un recente studio dell’Inail, dedicato agli infortuni e alle malattie professionali nel quinquennio 2019-2023, analizza nel dettaglio rischi, condizioni lavorative, distribuzione geografica e caratteristiche anagrafiche dei lavoratori più a rischio, offrendo uno spaccato aggiornato che merita attenzione, soprattutto in un contesto in cui la domanda di consegne continua a crescere.

Rider, più di 1.300 denunce di infortuni in 3 anni

Il settore dei rider impiega una quota molto elevata di lavoratori immigrati, spesso giovani, spesso in cerca di un impiego immediato, anche non qualificato, e in molti casi privi di alternative professionali stabili. Secondo i dati Inail, di 1.337 denunce complessive, 671 riguardano rider nati all’estero, cioè una su due. Si tratta di una percentuale alta, che conferma come gli immigrati siano esposti in misura maggiore ai rischi di questo lavoro.

Tra le comunità più coinvolte ci sono quella pakistana (quasi 4 infortuni ogni 10, il dato più elevato), seguita da bangladese, indiana, marocchina e nigeriana. La stragrande maggioranza degli infortunati stranieri è composta da uomini (97%), riflesso del fatto che la professione di rider è ancora oggi fortemente maschile.

Una forza lavoro giovane e fragile

Un altro elemento che emerge dallo studio è l’età degli infortunati. Tra gli stranieri, 2/3 hanno meno di 35 anni, con un divario di oltre 10 punti percentuali rispetto agli italiani. Il settore dei rider si conferma così un bacino lavorativo per giovani migranti, spesso alla prima esperienza in Italia, inseriti in un contesto caratterizzato da turni lunghi, orari serali, velocità elevate, traffico intenso e pressioni derivanti dalle piattaforme digitali (come tempi di consegna, ranking, penalizzazioni). Una combinazione che aumenta inevitabilmente i rischi.

Dove avvengono gli infortuni? Le Regioni più colpite

La distribuzione geografica degli incidenti è un altro segnale importante, legato alla presenza delle grandi città e alla densità di servizi di delivery. Le Regioni con la più alta percentuale di infortuni, quando si tratta di rider stranieri, sono Lazio e Lombardia (25%), segue Piemonte (15%) e poi Emilia Romagna e Toscana (9%). Le Regioni invece che registrano più infortuni tra i rider italiani sono Lazio (24%), Sicilia (17%) e Campania (13%).  La differenza dipende dal fatto che la manodopera straniera è molto più concentrata nelle aree metropolitane del Centro Nord, dove il mercato del delivery è più sviluppato e dove i flussi migratori per motivi di lavoro sono maggiori.

Che tipo di infortuni subiscono i rider?

Esaminando gli eventi riconosciuti come positivi (884 casi complessivi, di cui 409 relativi a stranieri), emergono alcune tendenze molto nitide. Le lesioni più frequenti riguardano contusioni (43% dei casi), fratture (36%) e lussazioni (13%).  Le parti del corpo più colpite sono invece gli arti (circa il 60% degli incidenti), mentre tra questi le zone più esposte risultano essere ginocchia e mani.

In questo caso non emergono differenze significative tra italiani e stranieri. La dinamica degli incidenti è simile per tutti, segno che la vulnerabilità è intrinseca all’attività di consegna su due ruote.

Stranieri più vulnerabili: perché?

Il rapporto Inail sottolinea che la maggiore esposizione degli immigrati al rischio infortuni non riguarda solo il settore dei rider, ma l’intero mercato del lavoro italiano. Tuttavia, nel caso delle consegne, a fare la differenza è sicuramente il tipo di lavoro (mansioni non qualificate e ad alto rischio di mobilità), con turni più lunghi e spesso in orari serali/notturni e una scarsa conoscenza del territorio. C’è poi l’uso intensivo della bicicletta anche in condizioni meteorologiche sfavorevoli e il sistema delle piattaforme, che incentiva velocità e tempi stretti per aumentare i guadagni. Infine, anche le barriere linguistiche che possono limitare la comprensione delle norme sulla sicurezza

Si tratta di un insieme di condizioni che contribuisce a rendere il lavoratore straniero più esposto e meno protetto, soprattutto se inserito in un contesto di precarietà economica.