Cos’è il Recovery Fund e quali progetti comprende

Scopri di più sul piano di rilancio dell'economia dei Paesi della UE

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Alessandro Speziali

Esperto di Economia

Dopo la laurea triennale in Economia e Gestione Aziendale, durante gli studi magistrali vola all'Università della California dove ha modo di studiare la finanza da un punto di vista internazionale.

Pubblicato: 23 Dicembre 2021 16:28Aggiornato: 7 Marzo 2024 11:42

La crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova gli Stati membri dell’Unione Europea, provocando una grave recessione. Per rilanciare l’economia UE la Commissione Europea ha messo a punto il Recovery Fund, uno strumento con il quale sono stati stanziati dei fondi per la crescita economica e lo sviluppo sostenibile. Vediamo quale è il significato di Recovery Fund e a cosa serve, analizzando anche quali sono i progetti supportati dai fondi UE.

Recovery Fund: cos’è esattamente

Una spiegazione semplice di Recovery Fund è quella di uno strumento per il rilancio economico dei Paesi membri dell’Unione Europea. La traduzione di Recovery Fund dall’inglese, infatti, può essere espressa in italiano come Fondo di Recupero. Si tratta proprio di uno strumento per direzionare le risorse finanziarie europee a favore degli Stati membri della UE, i quali possono utilizzare questi fondi per realizzare una serie di interventi in linea con le priorità individuate dalla Commissione Europea.

Tutti i Paesi, infatti, sono tenuti alla pianificazione di un PNRR nazionale, un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, presentato ovviamente anche dall’Italia. All’interno dei PNRR nazionali sono indicati gli interventi, le riforme e gli investimenti che ogni Stato vuole effettuare per il rilancio dell’economia. Questi piani strategici sono poi sottoposti alla valutazione della Commissione Europea, con la possibilità di richiedere correzioni e modifiche fino ad arrivare all’approvazione conclusiva.

Una volta che un PNRR nazionale è approvato iniziano ad essere sbloccati i fondi previsti con il Recovery Fund, risorse che sono erogate agli Stati in modo graduale in base al raggiungimento degli obiettivi fissati attraverso il PNRR di riferimento. Naturalmente ogni Paese può stabilire delle priorità specifiche, in base alla propria situazione socioeconomica e alle carenze presenti, tuttavia le linee guida sono quelle indicate dalla UE e allineate con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, digitalizzazione e riduzione delle disuguaglianze sociali.

La differenza tra Recovery Fund e Recovery Plan

Spesso si tende a fare confusione tra una serie di termini, tra cui Recovery, Fund, Recovery Plan e Next Generation EU. Il Recovery Fund è il programma europeo per garantire un sostegno adeguato ai Paesi UE, il cui obiettivo è assicurare i fondi necessari per sostenere la ripresa economica degli Stati membri. Il Recovery Fund si inserisce all’interno del Next Generation EU, un programma più ampio con orizzonti temporali di lungo termine per guida la transizione ecologica e digitale dell’Unione Europea.

Il Next Generation EU, a sua volta, è supportato dall’RRF (Recovery and Resilience Facility), un dispositivo che garantisce la maggior parte delle risorse per i progetti realizzati nella dimensione del Next Generation EU, fondi che sono integrati con altri sistemi tra cui il React-EU. Il Recovery Plan, o Piano per la Ripresa, si riferisce invece al PNRR dei vari Paesi UE, ovvero ai piani nazionali per l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund e del Next Generation EU.

Come funziona il Recovery Fund

Lo strumento del Recovery Fund può contare su oltre 800 miliardi di euro di risorse, ai quali i Paesi possono accedere nella forma di contributi a fondo perduto e prestiti a condizioni agevolate. La maggior parte delle risorse è coperta dall’emissione di bond europei, garantiti da tutti i Paesi UE e soprattutto dalla Germania attraverso il suo rating tripla A. Ciò consente di ottenere condizioni di finanziamento migliori, soprattutto per quei Paesi che hanno difficoltà a reperire fondi a tassi convenienti.

Le risorse del Recovery Fund sono state inserite all’interno del Quadro Finanziario Pluriennale UE 2021-2017 (QFP) e del Next Generation EU (NGEU), secondo la seguente ripartizione:

  • mercato unico, innovazione e agenda digitale (149,5 miliardi del QFP e 11,5 miliardi del NGEU);
  • coesione, resilienza e valori (426,7 miliardi del QFP e 776,5 miliardi del NGEU);
  • risorse naturali e ambiente (401 miliardi del QFP e 18,9 miliardi del NGEU);
  • migrazione e gestione delle frontiere (25,7 miliardi del QFP);
  • sicurezza e difesa (14,9 miliardi del QFP);
  • vicinato e resto del mondo (110,6 miliardi del QFP);
  • pubblica amministrazione europea (82,5 miliardi del QFP).

Al momento, il totale dei fondi previsti con il Next Generation EU è di 806,9 miliardi di euro, mentre il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 prevede uno stanziamento complessivo di 1.210,9 miliardi di euro. Queste sono le dotazioni dell’Unione Europea per il rilancio economico, fondi che tramite NGEU saranno utilizzati nei prossimi 3 anni, mentre attraverso il QFP fino al 2027, allo scopo di rendere i Paesi dell’Unione Europea più verdi, digitalizzati e resilienti.

Il Recovery Fund infatti è stato possibile grazie alla condivisione di obiettivi comuni tra gli Stati membri, un approccio indispensabile per la condivisione dei rischi legati al debito UE per il rilancio. Ovviamente si tratta di decisioni politiche, accordi che richiedono il sostegno di tutti i Paesi dell’Unione Europea, in particolare quello delle economie più importanti come la Germania, la Francia e l’Italia. Si tratta di un’opportunità unica, per la costruzione di un’Europa più sostenibile, equa e moderna.

I progetti previsti dal Recovery Fund

Le risorse del Recovery Fund sono state spese per la maggior parte tra il 2021 e il 2022, infatti a questo biennio è stato destinato il 70% dei fondi. Il restante 30% è stato speso nel 2023, mentre successivamente sono stati realizzati i progetti previsti dal Quadro Finanziario Pluriennale. I progetti finanziati sono stati quelli inseriti dagli Stati membri all’interno dei rispettivi PNRR nazionali, con l’accesso alle risorse solo dopo il via libera della Commissione Europea in base ai risultati presentati dai singoli Paesi.

Le principali aree d’intervento sostenute dal Recovery Fund sono state:

  • digitalizzazione e innovazione;
  • transizione ecologica;
  • infrastrutture per la green economy;
  • ricerca e istruzione;
  • inclusione sociale.

In questo contesto si sono inseriti ad esempio i progetti per la mobilità elettrica, per accelerare il passaggio alle auto a zero e basse emissioni in vista dell’addio ai motori endotermici. Lo stesso è valso per la diffusione delle energie rinnovabili in merito alla transizione energetica, con la riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili per la decarbonizzazione dell’Europa. Lo scopo è stato raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, per contrastare il cambiamento climatico e mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C.

Un punto essenziale del Recovery Fund è stato il sostegno ai progetti di digitalizzazione, tra cui l’aumento della copertura delle connessioni a banda ultralarga, 5G e fibra ottica, oppure la trasformazione digitale delle Amministrazioni Pubbliche per migliorare i servizi per i cittadini. Una priorità è stata data anche alla produzione nella UE di microchip, per rendere i Paesi dell’Unione Europea più autonomi e resilienti contro le carenze negli approvvigionamenti, evitando crisi come quella che ha colpito il settore automobilistico.

Anche la strategia sui vaccini ha fatto parte degli interventi prioritari della UE, in particolare la produzione negli Stati membri delle materie prime per la realizzazione su larga scala dei nuovi vaccini a tecnologia mRNA. Progetti importanti sono stati relativi anche al piano UE4Health 2021-2017, il programma europeo per la salute sostenuto da 5,1 miliardi di euro, con il quale la UE ha voluto lavorare sulla digitalizzazione, la prevenzione, la preparazione contro le crisi sanitarie, l’ottimizzazione dei sistemi sanitari e la formazione del personale sanitario.

L’applicazione del Recovery Fund in Italia

L’Italia ha già ricevuto l’approvazione del PNRR nazionale e ha ottenuto i primi fondi del Recovery Fund, con l’arrivo in estate di 24,9 miliardi di euro pari al 13% dello stanziamento a disposizione per il nostro Paese. Complessivamente, con il Recovery Fund abbiamo avuto la possibilità di utilizzare fino a 191,5 miliardi di euro di risorse europee, tuttavia lo sblocco è stato legato all’avanzamento delle riforme e all’approvazione della Legge di Bilancio 2022.

Le priorità del PNRR italiano sono state gli investimenti sui giovani, la parità di genere e la riduzione del divario di cittadinanza. Il Piano di rilancio dell’economia italiana si è articolato in 6 missioni principali:

  • Transizione verde;
  • Trasformazione digitale;
  • Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;
  • Coesione sociale e territoriale;
  • Salute e resilienza economica, sociale e istituzionale;
  • Politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani.

Oltre alle risorse del Recovery Fund il PNRR dell’Italia è stato sostenuto da 30,6 miliardi di euro del Fondo Complementare, fondi provenienti dallo scostamento con gli obiettivi di bilancio approvato dal Consiglio dei Ministri il 15 aprile 2021. La dotazione totale per l’Italia è stata di 248 miliardi di euro, dei quali 82 miliardi saranno a disposizione di progetti per il Mezzogiorno e la riduzione delle disuguaglianza tra Nord e Sud Italia.

I fondi del Recovery Fund sono stati disponibili fino al 31 dicembre 2023, con l’obbligo per gli stati membri di impegnare almeno il 70% dei fondi a fondo perduto entro il 2022. Ad oggi, gli investimenti e le riforme procederanno fino al 2026 grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sostenuto dai fondi del Recovery Fund.