Delivery, cos’è Rushers: la rivoluzione dei rider è servita

Un nuovo modo di pensare il mondo delle consegne. Cos'è Rushers e perché questa piattaforma promette di rendere davvero autonomi i rider

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il tema dei rider è sempre attuale, considerando la grandissima crescita del settore dal 2020 a oggi. L’Italia ha infatti iniziato a fare sempre più affidamento sui professionisti delle consegne, per cibo e non solo, in risposta alla pandemia di Covid-19.

In quella fase, inoltre, in molti hanno trovato in questo ruolo un’alternativa valida per riuscire a sopravvivere, in una condizione di divieti generalizzati e saracinesche chiuse. C’è però ancora tanta strada da fare nel settore, sotto l’aspetto dei diritti garantiti. Alle porte, però, sembra possa esserci una rivoluzione interessante: Rushers.

I rider non sono lavoratori autonomi

Una sentenza del tribunale di Torino ribadisce la natura subordinata del rapporto di lavoro che delinea l’operato dei rider. È stata così riconosciuta a due fattorini l’applicazione del contratto collettivo terziario. Imposto alla società anche il pagamento degli arretrati.

Ecco il commento di Nidil, Filt e Filcams Cgil in una nota: “Un passo in avanti che sconfessa la logica del cottimo stabilito dall’accordo Assodelivery-Ugl, usato dalla maggior parte delle piattaforme. Il tribunale ha riconosciuto che il tempo trascorso sulla piattaforma, dal check-in al check-out finale, è da considerarsi tempo di lavoro, a prescindere dalle consegne svolte. Avere la possibilità di rifiutare una consegna non è bastevole per qualificare l’attività dei rider come lavoro autonomo”.

Cos’è Rushers

È chiaro come il mondo dei rider debba necessariamente cambiare. Si sente la grande necessità che la politica getti luce sui diritti di questa categoria che lotta, anno dopo anno, per essere riconosciuta ufficialmente.

Il mondo tecnologico offre grandi opportunità, in questo caso con riferimento alle app di delivery, ma il comparto burocratico italiano pare ancora un passo indietro rispetto a questa gigantesca infrastruttura in cloud.

Per questo motivo si guarda con grande interesse all’innovazione rappresentata da Rushers. Si tratta di un vero e proprio marketplace, il cui obiettivo è quello di cambiare le regole del gioco di questo settore. Non manca di certo una dose di scetticismo in merito tra i lavoratori, come sempre avviene quando qualcuno, armato di megafono, annuncia al mondo d’aver cambiare il sistema.

Nessuna rivoluzione è ancora stata messa a segno, sia chiaro, ma è un segnale positivo per questa categoria. Si mira a eliminare quelli che sono i vincoli posti all’autonomia di chi consegna. Se è infatti vero che molti vorrebbero un riconoscimento ufficiale come lavoratore subordinato e dipendente, altri ambiscono a una totale, o quasi, autonomia. Questa prospettiva è però limitata dall’atteggiamento di controllo e rating delle app. Rushers invece, in potenza almeno, offre la chance di stabiliare prezzi, orari e luoghi di lavoro liberamente.

Si propone un network di fattorini indipendenti, che vengono messi in contatto con delle aziende. Nessuna subordinazione prevista e, dunque, nessun controllo. Si è responsabili del proprio lavoro e del proprio stipendio. Il vasto mondo delle consegne si fa largo verso l’open market, pare, consentendo una libera concorrenza. Ciò però comporta anche delle problematiche alquanto evidenti. Basti pensare all’esempio della scrittura online, dei copywriter, degli editor e dei giornalisti pubblicisti.

Libero mercato vuol dire spesso pagare le conseguenze delle azioni altrui. Se c’è chi accetta proposte indecenti, in qualche modo devia verso il basso le garanzie economiche per tutto il settore. Ad oggi il sistema è ad asta, con prezzo deciso da chi consegna, in funzione della domanda. Il cliente sceglierà quindi il prezzo disponibile a sistema.

Come ovviare al problema citato? Ecco le parole di Valerio Chiacchio, CEO di Rushers: “La nostra piattaforma è costruita sulla fiducia, l’equità e il rispetto reciproco”. In parole povere, potere alla community, nella speranza che sappia autoregolamentarsi e non autodistruggersi a colpi di sconti fuori mercato.