Quanto è importante il lavoro per i giovani? L’indagine dà una risposta sorprendente

Uno studio 2024 di Area Studi Legacoop e Ipsos fotografa cosa pensa la Gen Z del lavoro. Resta una priorità oppure no? Alcune interessanti percentuali

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Il lavoro, com’è noto, è uno strumento per rendersi indipendenti e avere un reddito, che permetta di costruirsi una propria vita e farsi una famiglia. Anche i giovani della Gen Z lo sanno bene, ma le percentuali e i dati che emergono da una recente indagine realizzata da Area Studi Legacoop e Ipsos forse appaiono, in qualche modo, inaspettati.

Infatti, nella classifica dei valori più importanti per i giovani nati a cavallo del nuovo secolo, il lavoro non è neanche sul podio: lo indica il report “I giovani e il lavoro”, elaborato sulla scorta dei risultati di un’analisi condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 ai 34 anni.

Quanto è importante il lavoro per i giovani? Cosa si aspettano e cosa vorrebbero trovare dal mondo dell’occupazione? E qual è il lavoro ideale secondo gli appartenenti alla Gen Z? Vediamo insieme le risposte che emergono dal citato report 2024.

Quanto è importante il lavoro per i giovani della Gen Z? Il report 2024 Area Studi Legacoop-Ipsos

Gli autori dell’indagine indicano che gli ultimi anni hanno spinto giovani e meno giovani, a riflettere sulle priorità della vita. Basti pensare al rilievo assunto dallo smart working negli anni della pandemia. La scoperta di questa modalità di lavoro ha consentito a molti un maggior equilibrio tra lavoro e vita privata. Ma, come accennato, la riflessione in merito ai valori e alle priorità più importanti dell’esistenza ha riguardato e riguarda, anche e soprattutto, coloro che – dopo il diploma – vivono anni cruciali per il loro futuro e debbono capire qual è il percorso migliore da intraprendere – assecondando possibilmente interessi, attitudini e desideri.

Il report “I giovani e il lavoro” prende in considerazione, come accennato, le opinioni dei giovani compresi tra i 18 e i 34 anni che, intervistati, hanno consentito a Area Studi Legacoop e Ipsos di redigere questa classifica dei valori più sentiti:

  • rispetto: 50%
  • onestà:44%
  • libertà: 42%
  • amicizia: 41%
  • sincerità: 37%
  • senso della famiglia: 36%
  • lavoro e fedeltà: 32%

Sopra ci siamo chiesti quanto è importante il lavoro per i giovani, e la risposta evidente è che non è la priorità. In cima alla classifica ci sono altri valori, che con il reddito e con il successo professionale non hanno una correlazione diretta.

Oltre che valori di riferimento, rispetto, onestà e libertà – il podio della classifica elaborata da Area Studi Legacoop e Ipsos –  sono altresì capisaldi di cui non pochi giovani sentono la mancanza. Conseguentemente li indicano ai primi posti.

Spicca in particolare il rispetto, un valore che nella società moderna non è sempre presente e tangibile, come si può notare anche nel mondo del lavoro, in cui non di rado si registrano casi di mobbing (da cui però ci si può difendere) o di molestie, e nel quale l’eccessivo stress può portare al burnout.

Oltre disuguaglianze sociali, precarietà e disoccupazione: le esigenze maggiormente sentite dai giovani

In una società dai ritmi rapidissimi e assai mutevole, anche il tempo – possibilmente di qualità – è esso stesso un valore. Ecco perché – dall’indagine su quanto è importante il lavoro per i giovani – emerge altresì che questi ultimi sentono la mancanza di tanti fattori invece determinanti per vivere bene e con serenità.

In particolare i giovani compresi tra i 18 e i 34 anni manifestano esigenze o vicinanza ai seguenti temi di rilievo sociale:

  • sicurezza (30%)
  • uguaglianza (29%)
  • stabilità (26%)
  • ecologia (23%)
  • innovazione e giustizia sociale (21%)

Ma soprattutto i giovani intervistati indicano i maggiori problemi della società moderna nell’assenza di prospettive professionali e di stabilità nel lavoro: ben il 32% degli intervistati ha la sensazione che l'”ascensore sociale” rappresentato dalla formazione, dallo studio e dall’impegno nel lavoro, non funzioni o non funzioni abbastanza. Ed infatti nell’indagine il 26% – quindi più di una persona su quattro – afferma che in Italia oggi il merito non è sufficientemente riconosciuto o valorizzato. Anzi per non pochi giovani il part time involontario è una scelta forzata.

Da quanto emerso dallo studio, inoltre, i giovani della Gen Z affermano che tra le principali sfide per il futuro del paese vi siano la riduzione della povertà e della disuguaglianza sociale – 21% – e la riduzione della disoccupazione giovanile, la crescita economica e la riduzione del debito pubblico – 20%.

In effetti si tratta di percentuali non elevatissime, quasi a voler far intendere che una buona fetta dei ragazzi e delle ragazze è dominata da un senso di rassegnazione e di pessimismo rispetto a ciò che potrà riservare il futuro.

Cos’è il lavoro per i giovani

Ma l’indagine Area Studi Legacoop-Ipsos è interessante anche sotto un altro punto di vista. I giovani della Gen Z intendono il lavoro in senso ‘utilitaristico’: si lavora per vivere e non si vive per lavorare – questo potrebbe essere il motto dei nati tra i 18 e i 34 anni, che hanno partecipato all’indagine.

Pertanto come rimarcano gli autori, alla domanda ‘cos’è il lavoro per i giovani?’, la risposta è che esso è:

  • una fonte di reddito (per il 41% degli intervistati e il 49% per gli appartenenti al ceto medio)
  • un diritto (per il 39% degli intervistati ma per il 45% nel ceto medio e 47% al Mezzogiorno)
  • un modo per affermare la propria indipendenza (38%, 42% nel ceto medio e 43% nel Mezzogiorno)
  • uno strumento utile per fare esperienza (per il 29%), imparare un mestiere, di operare in un ambiente ben strutturato ed essere apprezzati (per il 25%)
  • uno strumento per dare dignità alla persona (32%, con una punta del 38% al Sud) e per costruirsi una posizione sociale (30%, 38% al Sud)

Se da un lato auspicano una buona remunerazione (il 33% degli intervistati ma il 39% nel ceto popolare), o comunque sufficiente a sostenere il costo della vita, dall’altro temono di essere sfruttati (40% con una punta del 48% nel Mezzogiorno), di non avere più tempo per sé stessi (28%), di dover sottostare ad orari rigidi  (24%) e di avere problemi relazionali con i colleghi.

Come dicevamo sopra, da alcuni anni i giovani – e non solo loro – danno più importanza al valore del tempo in sé, a che cosa si fa durante la giornata e a quelle attività che la arricchiscono e che non fanno parte del ‘lavoro’. Insomma, il tempo libero, gli hobby, le passioni, le amicizie sono oggi prioritari e si collegano a quella scala di valori che abbiamo visto sopra.

Qual è il lavoro ideale secondo i giovani e la retribuzione preferita

Sulla scorta di questi dati e percentuali è stato poi chiesto agli intervistati di dettagliare gli aspetti, che identificano il lavoro ideale. Ecco la classifica di questi ultimi, in ordine di preferenza:

  • trattamento economico (25%, che sale al 29% tra le donne)
  • autonomia e indipendenza (24%)
  • disponibilità di tempo libero, orari flessibili e stabilità del posto di lavoro (23%)
  • buoni rapporti con i colleghi e i superiori (20%).

La forma di retribuzione preferita (30%) è quella che implica una base fissa e una componente variabile correlata alla performance. Al secondo posto (26%) lo stipendio fisso combinato con strumenti di welfare aziendale per la previdenza complementare e il supporto alla famiglia.

Infine la maggioranza vorrebbe un lavoro con orario a tempo pieno (64% e 70% tra i laureati), ma con orario flessibile (62%, e 67% tra le donne), con facoltà di smart working (57%, e 65% tra i laureati).