Che differenza c’è tra residenza e domicilio

La differenza tra residenza e domicilio è di carattere legale, perché nell'uso comune i due termini, insieme con dimora, sono utilizzati come se fossero sinonimi

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Come vedremo nel corso di questo articolo, non è difficile comprendere la differenza tra residenza e domicilio, anche se nell’uso comune, in linea generale, si utilizza residenza, dimora o domicilio per indicare il luogo in cui una persona vive. Lo si fa senza alcuna distinzione anche se, giuridicamente parlando, non si tratta di sinonimi.

Residenza e domicilio hanno però in comune il fatto di essere un criterio di collegamento tra persone e luoghi. Ambo i concetti mirano infatti a rendere reperibile un soggetto, in particolare per consentire le comunicazioni formali da parte delle PA e dei tribunali. Altrimenti un soggetto sarebbe irreperibile anche per la notifica di una multa.

Di seguito faremo piena luce su tale differenza, che è opportuno sapere in non poche situazioni della vita quotidiana. Basti pensare al rilievo del concetto di domicilio, che torna utile conoscere bene nei casi di trasferimento a fini professionali, o in ipotesi di cambio della propria attività lavorativa, o ancora nelle ipotesi in cui si voglia avviare una causa in tribunale, contro qualcuno.

Vediamo allora come distinguere domicilio e residenza e non fare confusione.

Che cos’è il domicilio

La legge, e in particolare l’art. 43 del Codice Civile, è la fonte di riferimento per orientarci in materia. In esso si trova infatti scritto che:

Il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi.

Per centro di affari ed interessi si intende l’insieme dei rapporti giuridicamente rilevanti del soggetto, prettamente quelli di natura economica e legati all’attività di lavoro e non soltanto quelli di ambito familiare e sociale. Si tratta del cd. elemento oggettivo del domicilio.

I giuristi attribuiscono poi al domicilio anche il cd. elemento soggettivo, in quanto riguardo al domicilio ricorre la volontà del soggetto di eleggere il luogo come il centro principale dei propri affari ed interessi (lavorativi e non). In questo luogo un professionista potrà ricevere tutte le comunicazioni e notifiche inerenti il lavoro che fa (tipico il caso dell’avvocato).

La modifica del domicilio, in sé, non impone particolari modalità, documenti, atti o procedure (come invece succede per il cambio di residenza), ma dovrà poter emergere un legame con il luogo di domicilio. In altre parole, l’interessato dovrà essere in grado di provare la connessione e, per fare ciò, sarà sufficiente ad es. un contratto di affitto o l’intestazione delle utenze.

Che cos’è la residenza

Grazie allo stesso art. 43 Codice Civile possiamo scoprire qual è la nozione che il legislatore dà della cd. residenza, in modo da qualificarla diversamente rispetto al domicilio. Nel testo infatti si trova scritto che:

La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale.

Per dimora si intende, genericamente, il luogo in cui la persona si trova, anche per poco ma per un periodo di tempo apprezzabile. Ad es. è il caso di chi sta in albergo per alcuni giorni e poi si sposta nuovamente. Da notare che, di per sé, la dimora non ha primario rilievo giuridico: esso emerge infatti soltanto quando non sia nota la residenza.

In parole ancora più chiare, la residenza è di fatto il luogo della propria abitazione, il posto dove alla sera si ritorna dal lavoro, dall’università, dal ritrovo con gli amici e da ogni altra attività quotidiana. A fine giornata si torna dunque alla residenza per riposare e per stare con la famiglia.

E non a caso il Codice Civile, all’art. 144 (dal titolo “Indirizzo della vita familiare e residenza della famiglia”) indica l’importanza del concetto di residenza in riferimento alla famiglia, usando queste parole:

I coniugi concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare e fissano la residenza della famiglia secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti della famiglia stessa.

In linea generale, la residenza si caratterizza per l’elemento oggettivo della permanenza in un dato luogo e per l’elemento soggettivo della volontà di continuare ad abitarci nel corso del tempo.

In riferimento alle modalità per il cambio di residenza, sarà opportuno informarsi presso il Comune in cui ci si intende trasferire, ricordando sempre che il corretto dato della residenza è essenziale per l’invio di notifiche e comunicazioni.

La residenza deve essere fissata recandosi presso gli appositi sportelli comunali, dove si effettua una dichiarazione in cui si riporta precisamente il luogo in cui si vive abitualmente. Nell’arco di alcuni giorni il Comune si preoccuperà di verificare la veridicità delle dichiarazioni effettuate dal cittadino, controllando che effettivamente viva all’interno del territorio comunale.

Questo perché fissare la residenza in un luogo comporta una serie di oneri, di doveri e di vantaggi; ad esempio si riceve la tessera elettorale che permette di votare in un collegio che si trova vicino alla residenza. Di solito dopo aver fissato la residenza si considera che coincida con la dimora del soggetto (scopri qui come fare il cambio residenza e qui come farlo online).

Perché distinguere domicilio da residenza

Esposte le due definizioni di residenza e domicilio, appare più chiara la ragione per cui tener separati i due concetti. Basti pensare al caso tipico in cui, pur potendo astrattamente coincidere, residenza e domicilio di una persona non sono nello stesso luogo: i lavoratori autonomi e liberi professionisti sceglieranno tipicamente lo studio professionale come luogo di domicilio, conservando invece la residenza nella casa familiare. Ma non mancano casi in cui luogo del professionista e luogo della residenza coincidono, per ragioni pratiche ed economiche.

La residenza, a differenza del domicilio, si contraddistingue per l’elemento della stabilità nel corso del tempo. Infatti è di uso comune affermare che la residenza si “fissa” in un certo posto, mentre il domicilio si può anche soltanto “eleggere” per determinati affari professionali o circostanze contingenti.

Sintetizzando, se la residenza indica il luogo in cui si svolge la vita privata della persona, il domicilio è il posto in cui – tipicamente – si svolge la vita professionale.

Ricordiamo infine che, dal punto di vista strettamente legale, è obbligatorio rendere noto il proprio luogo di residenza, ed è vero che – se non si fanno specifiche dichiarazioni – la residenza e il domicilio saranno intese come coincidenti. Mentre, al fine di eleggere a domicilio un determinato luogo l’interessato dovrà fare una dichiarazione scritta, menzionando l’indirizzo eletto a domicilio (scopri qui come fare l’autocertificazione del domicilio).