L’ultimo rapporto annuale della Banca d’Italia ha rilevato il livello di utilizzo dell’intelligenza artificiale da parte delle famiglie italiane e la fiducia che i cittadini hanno nei confronti di questa tecnologia. L’IA è sempre più utilizzata nel nostro Paese, ma ancora con diffidenza, soprattutto per servizi che hanno un’alternativa in cui si può comunicare con una persona.
La diffusione di questa tecnologia inoltre è ancora molto diseguale, soprattutto per sesso ed età degli utenti. Ha meno influenza invece il reddito, che in altri Paesi invece sembra essere un fattore molto più determinante.
Chi usa l’IA in Italia
Il rapporto annuale della Banca d’Italia ha rivelato che il 25% degli italiani parte delle 2.000 famiglie intervistate aveva utilizzato l’intelligenza artificiale generativa almeno una volta nell’anno precedente al periodo di realizzazione dell’intervista, vale a dire tra agosto e settembre del 2024. Il 10% delle persone invece la utilizza almeno una volta a settimana, un dato che sottolinea che i chatbot stanno diventando uno strumento abituale.
Nonostante nell’ultimo anno siano emersi diversi prodotti, anche specializzati in compiti precisi, ChatGPT rimane quello in assoluto più utilizzato dagli italiani. Il chatbot di OpenAI è utilizzato dal 79% di chi fa uso di intelligenza artificiale generativa. Segue al secondo posto Google Gemini, con il 31%.
L’utilizzo dell’IA generativa è più diffuso tra gli uomini, tra le persone con meno di 45 anni e tra chi lavora in alcuni ambiti. Spicca tra questi l’istruzione e la formazione professionale, ma l’intelligenza artificiale è diffusa anche nel mondo dell’informazione e in quello scientifico e tecnologico. Conta invece poco il reddito degli intervistati, che in altri Paesi è invece determinante.
Per cosa gli italiani usano l’IA
Per il momento, l’utilizzo dell’IA generativa assomiglia molto a quello dei motori di ricerca. Gli italiani la usano principalmente per cercare informazioni (75% degli intervistati). Una percentuale che potrebbe crescere ulteriormente dopo l’implementazione, da parte di Google, dei riassunti generati dall’IA in testa alle ricerche web.
Si stanno però diffondendo anche altri tipi di utilizzi. Il 29% degli intervistati, quasi uno su tre, ha dichiarato di aver usato un chatbot come aiuto per scrivere una mail o un altro tipo di testo. Un altro 26% invece lo ha sfruttato come supporto alla creatività.
Manca la fiducia nell’intelligenza artificiale
Nonostante quest’ampia diffusione dell’utilizzo diretto degli strumenti di IA generativa, il rapporto della Banca d’Italia registra ancora una mancanza netta di fiducia nei confronti degli strumenti più indiretti. Un dato rilevante è quello dei servizi finanziari: il 65% degli intervistati si fida solo dei consulenti umani, mentre solamente 8% preferisce IA.
Permangono ancora molte paure per quanto riguarda il mondo del lavoro. Il 13% degli italiani teme che l’intelligenza artificiale possa fargli perdere l’impiego, un timore diffuso soprattutto tra i dipendenti, ma meno nel pubblico impiego. Il 23% invece prevede che l’IA gli ridurrà lo stipendio o le entrate. Si tratta soprattutto di lavoratori autonomi.
Ci sono però anche settori in cui l’opinione sull’AI è più positiva. Il 30% degli intervistati pensa che aumenta la produttività, 27% crede che possa aiutare a trovare opportunità di lavoro. Si tratta di sentimenti diffusi soprattutto tra i giovani e i lavoratori del settore dell’istruzione e della formazione.