Attenzione alla nuova truffa social: in cosa consiste e come difendersi

Le frodi informatiche colpiscono sempre più italiani. L'ultima parla di investimenti in società partecipate dello Stato, che però sono falsi. Ecco come riconoscere la truffa

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Il fenomeno delle truffe telematiche ha raggiunto dimensioni preoccupanti in Italia. Secondo la Polizia postale, nel 2022 le frodi informatiche sono quasi raddoppiate su base annua, passando da 3.476 a 5.908 casi. Il meccanismo è simile nella stragrande maggioranza dei casi: il responsabile si finge un operatore certificato o un’azienda statale e richiede un piccolo investimento al contribuente, invogliandolo con cifre piccole al punto da far sembrare verosimile l’intero inganno. Da lì si impossessa dei dati bancari e delle informazioni personali del malcapitato, svuotandogli il conto corrente.

L’ultimo esempio di una lunghissima lista, che va dalla falsa mail dell’Agenzia delle Entrate alla truffa del falso incidente, riguarda investimenti farlocchi in fantomatiche società partecipate dello Stato. Il veicolo privilegiato sono i social network. Ecco in cosa consiste e come difendersi.

La nuova truffa sui falsi investimenti “statali”

Negli ultimi giorni la Polizia postale ha lanciato l’allarme per una truffa social che sta girando con preoccupante frequenza. Si tratta di inganni basati su false proposte di investimenti in azioni di società partecipate dallo Stato. Ai malcapitati sfilano davanti agli occhi loghi di prestigiose aziende o l’immagine di personaggi noti, compresi politici di primissima fascia, pubblicizzando sui social network investimenti che promettono guadagni facili e immediati.

Il link che il cittadino si vede recapitato in chat o in un commento, invece, rimanda su siti web fraudolenti che richiedono l’inserimento di dati sensibili, anagrafici e fiscali, in modo da poter avere accesso ai conti bancari dei truffati. Gli indagini degli agenti sono già in stadio avanzato per individuare i responsabili e bloccarne l’attività fraudolenta.

Cos’è la frode “boiler room”

Una tipologia di truffa più comune negli ultimi tempi, scoperta dalla polizia finanziaria di Venezia, sfrutta il mercato azionario internazionale non regolamentato ed è la cosiddetta “boiler room”. La portata della frode è pazzesca: gli agenti in una singola operazione hanno sequestrato quasi 5,5 milioni di euro. Il meccanismo è praticamente identico alla truffa dei falsi investimenti sopra descritta: si tratta di inganni finanziari orchestrati online che arrivano al cittadino con un contatto non sollecitato tramite telefono, e-mail o posta ordinaria. Ma tramite i social, ad esempio.

I servizi finanziari o gli investimenti online vengono solitamente presentati come sicuri e ad alto rendimento. Ultimamente i malviventi fanno riferimento a mercati con conti gestiti, conti di deposito a termine, consulenza sugli investimenti e investimenti in crowdfunding. Non si tratta però di intermediari autorizzati, né tantomeno di investimenti reali.

Come difendersi

La Polizia postale ha condiviso una serie di consigli ai cittadini per difendersi da questa e da altre truffe simili. I suggerimenti sono grossomodo sempre gli stessi anche per gli altri inganni perpetrati sul web. Nel caso delle truffa sui falsi investimenti “statali”, le quattro regole fondamentali da tenere a mente sono le seguenti:

  • diffidare delle promesse di guadagni facili e istantanei, in generale troppo distanti dalle cifre offerte dagli istituti di credito (che si possono ricercare facilmente su internet);
  • consultare sempre i siti ufficiali della Consob e della Banca d’Italia per essere sicuri di rivolgersi a intermediari autorizzati;
  • verificare la veridicità delle campagne di investimento direttamente dai siti ufficiali delle società coinvolte o nominate nel messaggio;
  • non pagare nulla fornendo i propri dati bancari e, se lo si è già fatto, non provvedere a versare ulteriori somme di denaro per sbloccare gli importi già sborsati.