Sì al diritto alla riparazione: cosa cambia quando compriamo un dispositivo

La Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (Imco) del Parlamento europeo si è espressa favorevolmente sul diritto alla riparazione dei dispositivi elettronici

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Dopo il nuovo regolamento sugli imballaggi, un altro passo in avanti di Bruxelles verso il riutilizzo degli oggetti che abbiamo e che compriamo. La Commissione per il mercato interno europeo (Imco) del Parlamento europeo ha adottato nuove misure per rafforzare il diritto alla riparazione e promuovere così un consumo più sostenibile.

I rifiuti elettronici rappresentano il flusso di rifiuti in più rapida crescita al mondo, con oltre 53 milioni di tonnellate smaltite nel 2019. Secondo la Commissione europea, lo smaltimento prematuro di beni di consumo sostenibili genera 261 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 equivalenti, utilizza 30 milioni di tonnellate di risorse e produce ogni anno 35 milioni di tonnellate di rifiuti solo nell’Unione europea. Allo stesso tempo, i consumatori che optano per la sostituzione anziché per la riparazione perdono circa 12 miliardi di euro l’anno.

Il Parlamento europeo è favorevole al miglioramento del diritto dei consumatori alla riparazione da oltre un decennio e ha adottato due risoluzioni che contengono una serie di proposte concrete per rendere le riparazioni sistematiche, efficienti in termini di costi e attraenti. Il diritto alla riparazione è considerato un passo fondamentale verso la realizzazione dei piani di economia circolare nel quadro del Green Deal europeo (qui com’è messa l’Italia rispetto agli obiettivi di economia circolare).

Secondo un sondaggio di Eurobarometro, il 79% dei cittadini europei ritiene che i produttori dovrebbero essere tenuti a rendere più semplice la riparazione dei dispositivi digitali o la sostituzione delle singole parti, e il 77% preferirebbe riparare i propri dispositivi piuttosto che acquistarne di nuovi.

La proposta sul diritto alla riparazione integra altre iniziative Ue che perseguono l’obiettivo di un consumo sostenibile e di un’economia circolare, come il regolamento sulla progettazione ecocompatibile e la direttiva sull’empowerment dei consumatori per la transizione verde.

Cos’è il diritto alla riparazione

La commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori ha adottato ora la sua posizione su un nuovo diritto alla riparazione per i consumatori, con 38 voti a favore, 2 contrari e nessuna astensione. La proposta mira a promuovere le riparazioni durante e oltre il periodo di garanzia legale di un prodotto e una nuova cultura della riparazione.

“Oggi abbiamo stabilito obblighi di riparazione diretti per i produttori e introdotto nuovi incentivi affinché i consumatori scelgano la riparazione” spiega il relatore René Repasi. Ora il progetto sarà votato dagli eurodeputati nella sessione plenaria del 20-23 novembre. Una volta che il Consiglio avrà adottato la sua posizione, potranno iniziare i negoziati sul testo finale.

Di fatto, il testo presentato dalla Commissione Europea a marzo scorso e oggi approvato dal Parlamento introduce un nuovo diritto alla riparazione per i consumatori, garantendo che un numero maggiore di prodotti sia riparato nell’ambito della garanzia legale e che i consumatori dispongano di opzioni più facili e meno costose per riparare i propri prodotti tecnicamente riparabili quando la garanzia legale è scaduta.

Smartphone, aspirapolveri, lavatrici, frigoriferi, televisori, piccoli e grandi elettrodomestici dureranno dunque di più, perché si potranno riparare senza costi aggiuntivi entro certi limiti. L’obiettivo è contrastare sempre di più l’obsolescenza programmata e favorire modelli di produzione e consumo green.

La strategia Ue contro l’obsolescenza programmata

La nuova strategia adottata da Bruxelles dovrebbe includere via via sempre più misure volte a specificare le informazioni precontrattuali da fornire sulla durata di vita stimata, da esprimere in anni e/o cicli di utilizzo e da determinare prima dell’immissione sul mercato del prodotto attraverso una metodologia oggettiva e standardizzata basata su dati reali condizioni d’uso, differenze in termini di intensità d’uso e fattori naturali, tra gli altri parametri.

E anche sulla riparabilità di un prodotto, tenendo presente che queste informazioni dovrebbero essere fornite in modo chiaro e comprensibile in modo da evitare di confondere i consumatori e sovraccaricarli di informazioni.

Significa anche arrivare a sviluppare e introdurre un‘etichettatura obbligatoria, per fornire ai consumatori informazioni chiare, immediatamente visibili e di facile comprensione sulla durata stimata e sulla riparabilità di un prodotto al momento dell’acquisto. L’etichettatura dovrebbe includere in particolare informazioni sulla durabilità e sulla riparabilità, come un punteggio di riparazione ad esempio, e potrebbe assumere la forma di un indice di prestazione ambientale, tenendo conto di molteplici criteri durante l’intero ciclo di vita dei prodotti in base alla categoria di prodotto.

Questo sistema di etichettatura dovrebbe essere sviluppato coinvolgendo tutte le parti interessate, sulla base di norme trasparenti, a seguito di valutazioni che dimostrino pertinenza, proporzionalità ed efficacia nel ridurre gli impatti ambientali negativi e proteggere i consumatori.

A tendere, l’Ue dovrebbe sempre più arrivare ad allineare maggiormente la durata delle garanzie legali alla vita stimata di una categoria di prodotti, come introdurre un meccanismo di responsabilità congiunta produttore-venditore nell’ambito del regime di garanzia legale. Riguardo ai software utilizzati nei dispostivi elettronici, il consumatore dovrebbe essere informato dal venditore, al momento dell’acquisto, riguardo a quando si prevede che saranno forniti gli aggiornamenti, in modo il più possibile compatibile con l’innovazione e i possibili sviluppi futuri del mercato di riferimento.

Cosa cambierà se il regolamento verrà adottato

Riparazione gratis anche oltre la garanzia legale

Ma proviamo a capire cosa cambierà intanto se passerà la bozza Ue. Se il nuovo regolamento verrà adottato senza modifiche, tutti i venditori sul territorio dell’Unione europea dovranno offrire la riparazione gratuita entro il periodo di garanzia legale come prima scelta, tranne quando sia più costosa della sostituzione, impossibile o scomoda per il consumatore.

Inoltre, la riparazione dovrà essere assicurata anche oltre il periodo di garanzia legale, questo però solo se la riparazione richiede tempi brevi.

Il “bonus artigiano”

I deputati Ue si sono detti favorevoli a immaginare infatti forme di incentivi, tipo voucher o fondi nazionali, per le riparazioni, affinché i consumatori scelgano la riparazione piuttosto che la sostituzione entro il periodo di responsabilità, come l’estensione della garanzia legale di 1 anno per i prodotti riparati. Una sorta di “bonus artigiano” che promuova le riparazioni, in particolare dopo la fine della garanzia legale per i consumatori.

Prodotti ricondizionati se non possono essere riparati i vecchi

Se il testo passerà, i produttori saranno obbligati a riparare un certo numero di prodotti – dagli smartphone alle lavatrici, dalle aspirapolveri alle biciclette – anche se non rientrano nell’ambito di una garanzia legale. Per incoraggiare questa pratica, i deputati vogliono che le riparazioni vengano effettuate in un arco di tempo ragionevole e che i produttori siano in grado di offrire dispositivi sostitutivi in ​​prestito ai consumatori.

Se un prodotto non può essere riparato, i produttori potranno invece offrirne uno ricondizionato, quindi non nuovo, ma usato e certificato.

Pezzi di ricambio e informazioni disponibili per tutti

Il vantaggio è anche che i riparatori, i ricondizionatori e i consumatori avranno accesso a tutti i pezzi di ricambio, le informazioni e gli strumenti a un costo ragionevole per tutta la durata di vita di un prodotto. L’effetto, ça va sans dire, è che questo dovrebbe stimolare la concorrenza, ridurre i costi di riparazione e offrire a tutti noi una scelta molto più ampia.

“Abbiamo rafforzato il ruolo dei riparatori indipendenti e li abbiamo posti al centro del miglioramento delle riparazioni in Europa” chiarisce Repasi. “Attraverso un migliore accesso alle informazioni tecniche pertinenti sulla riparazione e a pezzi di ricambio convenienti per i riparatori, inclusa la promozione della stampa 3D per le parti, una maggiore concorrenza ridurrà i costi di riparazione. A questo abbiamo abbinato l’obbligo per gli Stati membri di stabilire incentivi finanziari per rilanciare il settore delle riparazioni”.

L’obiettivo è anche incoraggiare la standardizzazione dei pezzi di ricambio per rendere effettiva l’interoperabilità, rispettando sempre i requisiti di sicurezza, anche fissando un periodo minimo obbligatorio per la fornitura di pezzi di ricambio che rifletta la durata di vita stimata del prodotto dopo l’immissione sul mercato, e tempi massimi di consegna ragionevoli in base alla categoria di prodotto, in linea con i regolamenti di attuazione sulla progettazione ecocompatibile adottati dal 1° ottobre 2019, che dovrebbe essere estesa ad una gamma più ampia di prodotti.

E poi ancora, l’Ue si sta muovendo per garantire che il prezzo di un pezzo di ricambio sia ragionevole, e quindi efficiente in termini di costi, rispetto al prezzo dell’intero prodotto e che i riparatori indipendenti e autorizzati, oltre ai consumatori, abbiano accesso ai pezzi di ricambio necessari senza problemi o rallentamenti di alcun tipo.

Un servizio per trovare riparatori vicini a casa

Le piattaforme online nazionali, inoltre, dovranno consentire ai consumatori di trovare riparatori locali e venditori di beni ricondizionati.

L’obiettivo è che i consumatori possano arrivare ad avere una panoramica delle condizioni di riparazione di ciascun dispositivo, comprese le informazioni sul riparatore, il prezzo massimo e il tempo necessario, e potrebbero quindi confrontare diverse offerte.

Infine, gli stati Membri dovranno vietare le pratiche che impediscono ai consumatori di esercitare il loro diritto alla riparazione, tra cui, per esempio, qualsiasi tecnica contrattuale, hardware o software che possa impedire o limitare la riparazione.

Il plauso di Confartigianato

Riguardo all’Italia, plaude alla decisione Confartigianato, che sostiene da sempre la necessità realizzare una effettiva equiparazione sul mercato tra operatori autorizzati e indipendenti nell’accesso alle specifiche tecniche dei produttori, in particolar modo in alcuni settori specifici come quello degli autoveicoli.

“Numerose richieste avanzate da Confartigianato Imprese sono state recepite nel testo approvato dagli eurodeputati, al fine di tutelare il lavoro dei riparatori indipendenti. Il libero accesso alle informazioni tecniche delle case costruttrici è un presupposto essenziale per l’espletamento del servizio in conformità agli standard richiesti dagli stessi costruttori e l’operatività delle aziende”.