“Le concessioni sulle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente”. Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue esprimendosi su una vertenza che coinvolge l’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato e il comune di Ginosa (Taranto). “I giudici nazionali e le autorità amministrative italiane – ha sottolineato la Corte – sono tenuti ad applicare le norme pertinenti del diritto europeo, disapplicando le disposizioni nazionali non conformi”.
Pressing sull’Italia
Già da giorni la Commissione Ue aveva aumentato il pressing per spingere Roma ad allinearsi con la direttiva Bolkestein nel campo delle concessioni balneari. La questione “deve essere risolta urgentemente” avevano fatto sapere fonti Ue, riferendo che Bruxelles era pronta a inviare un parere motivato con la richiesta all’Italia di conformarsi “entro due mesi”. Le stesse fonti avevano assicurato che Giorgia Meloni si era impegnata a presentare all’Ue proposte “molto rapidamente”. Tale decisione dovrà tenere pienamente in considerazione i dettami della nuova sentenza che la Corte di giustizia europea ha emesso oggi. Altrimenti, l’Italia verrà deferita e la procedura d’infrazione Ue potrebbe proseguire sulla via inesorabile di una maxi-multa.
Il casus belli del Milleproroghe
Nelle ultime settimane a dare fuoco alle polveri del lungo confronto tra Roma e Bruxelles è stato il decreto Milleproroghe, con il via libera all’ulteriore dilazione di un anno, fino al 31 dicembre 2024, delle concessioni. Un rinvio che non è andato giù ai servizi del commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton secondo il quale il settore va modernizzato e deve puntare all’innovazione e alla competitività soprattutto dopo essere stato duramente colpito dalla crisi del Covid.
Il caso di Ginosa
La Corte di giustizia Ue era chiamata a pronunciarsi sull’interpretazione della legge italiana che prevede la proroga automatica delle concessioni balneari, facendo chiarezza sulla validità, il carattere vincolante e l’effetto diretto della direttiva Ue per i servizi nel mercato interno, nota come Bolkestein. Nel dettaglio, la vertenza sotto esame risale al dicembre 2020, quando il Comune di Ginosa, applicando la normativa nazionale, decise di prorogare automaticamente le concessioni andando incontro alla contestazione da parte dell’Agcm. Nella sentenza odierna la Corte ricorda che le disposizioni Ue si applicano “a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo” e che, nel valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili per la messa a bando, i Paesi membri sono chiamati a basarsi “su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati”. I giudici sottolineano come non sia emerso “alcun elemento idoneo a inficiare la validità della direttiva” europea, e come nell’approvarla, nel 2006, il Consiglio Ue – che rappresenta i Ventisette – abbia “correttamente deliberato a maggioranza qualificata”. La Corte ritiene inoltre che “l’obbligo per gli Stati membri di applicare una procedura di selezione imparziale e trasparente” per l’assegnazione delle concessioni, e “il divieto di rinnovare automaticamente un’autorizzazione” siano “enunciati in modo incondizionato e sufficientemente preciso dalla direttiva”. Alla luce di questi elementi, i togati europei hanno dunque stabilito che “i giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, sono tenuti ad applicare” le disposizioni europee, disapplicando invece “le norme di diritto nazionale non conformi”.
UE annuncia monitoraggio rigoroso sull’Italia
Sulle concessioni – ha detto una portavoce della Commissione europea nel corso del briefing quotidiano con la stampa – la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’incontro con il commissario Thierry Breton la scorsa settimana “ha assicurato che le autorità nazionali in Italia applicheranno molto rapidamente la legislazione europea” e che “le autorità nazionali procederanno ad allineare la legislazione nazionale italiana alle norme europee. Naturalmente effettueremo un monitoraggio diretto e molto rigoroso della situazione e saremo in costante contatto con le autorità italiane a questo proposito. La Corte ha confermato questa mattina nella sua sentenza che la direttiva sui servizi si applica direttamente ed è valida nel contesto del settore delle concessioni balneari, il che significa che le autorità nazionali e i tribunali nazionali devono applicare la direttiva sui servizi a questo settore – ha ricordato la portavoce –. Ciò vale anche per le autorità municipali, il che significa anche che devono avere procedure di selezione imparziali e trasparenti per i potenziali offerenti e che le concessioni devono essere limitate nel tempo e non possono essere rinnovate automaticamente. I tribunali nazionali e i servizi amministrativi nazionali devono applicare questi obblighi e abrogare qualsiasi disposizione nazionale che possa essere contraria a tali obblighi – ha aggiunto –. Siamo in stretto contatto con le autorità nazionali per monitorare e seguire questo aspetto”.
In arrivo tavolo tecnico per mappatura delle spiagge
“La sentenza di oggi della Corte di Giustizia Ue sui balneari – ha spiegato Gianluca Caramanna, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Attività produttive e responsabile del Dipartimento Turismo del partito – è da leggere attentamente. Se da un lato ribadisce alcuni principi già noti, dall’altro conferisce piena legittimità e rafforza l’utilità del lavoro impostato dal governo con il tavolo tecnico, che sarà chiamato a breve a predisporre la mappatura delle aree demaniali. Su questa base, siamo certi, il governo potrà continuare il dialogo in corso con la Commissione Ue, al fine di arrivare in tempi brevi ad una normativa che definisca una volta per tutte la questione, garantendo un quadro certo agli operatori e alle amministrazioni coinvolte”.
La reazione dei balneari
“Il presupposto per l’applicazione della direttiva Bolkestein alle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo è la scarsità di risorsa, e cioè l’impossibilità del rilascio di nuove concessioni – ha dichiarato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe/Confcommercio dopo la sentenza della Corte di Giustizia Ue –. È stato chiarito, poi, che la scarsità deve essere stabilita combinando un approccio generale con una valutazione caso per caso. Sotto questo aspetto la Corte smentisce il Consiglio di Stato che, con le note sentenze dell’Adunanza Plenaria, si è arrogato un compito che spetta allo Stato, stabilendo la scarsità con criteri generici ed astratti e non effettuando una valutazione caso per caso. Questa valutazione costituisce una novità importante sulle possibili soluzioni, che restano di esclusiva prerogativa del nostro Stato. Il Governo, pertanto, acceleri nella ricognizione delle concessioni demaniali marittime vigenti per la verifica della scarsità della risorsa – ha aggiunto Capacchione – sia, poi, convocato, con urgenza, il tavolo istituito con la recente legge 14 del 24 febbraio scorso. Si emani, nel più breve tempo possibile, una nuova legge che superi le disposizioni fissate dal precedente Governo, effettuando un corretto bilanciamento fra l’esigenza di una maggiore concorrenza con la tutela dei diritti dei concessionari attualmente operanti. Lo Stato non tradisca gli imprenditori balneari che hanno avuto l`unico torto di aver creduto nelle sue leggi – ha concluso il presidente del Sindacato che associa oltre 10mila imprese in Italia –. Voglio ricordare che gli attuali operatori hanno scelto questo lavoro e creato dal nulla aziende di valore e di successo confidando sulle leggi e sui provvedimenti del nostro Paese”.