Finalmente i fuorisede potranno votare? Cosa cambia

Non esiste ancora una legge che possa aiutare i fuorisede ad andare a votare lontano da casa: ecco come procede l'iter per combattere l'astensionismo involontario

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Le ultime elezioni politiche, quelle dello scorso 25 settembre 2022 che hanno portato Fratelli d’Italia e il centrodestra a vincere e conquistare il ritorno al governo con la nomina a premier di Giorgia Meloni, sono state le più deludenti in termini di affluenza. Mai, infatti, come in quella tornata si era registrata una percentuale così alta di astenuti, trend poi confermato anche dal record negativo a febbraio 2023 nelle elezioni regionali in Lombardia.

Distacco dalla politica o altre cause? È questa la domanda che si sono posti tutti nell’esecutivo, con l’intento di trovare una risposta per risolvere il problema. L’astensionismo, a detta di molti, è ormai una consuetudine tra i più giovani che, tra chi non è interessato e chi invece è impossibilitato, preferisce non andare alle urne. Il problema vero e proprio, infatti, sarebbe il voto dei fuorisede.

Fuorisede al voto, ecco gli astensionisti involontari

Con l’avvicinarsi di una tornata elettorale si alza sempre il polverone dei fuorisede, tutti gli studenti o lavoratori che si sono trasferiti lontani dalla propria terra di residenza per cercare la fortuna. Per loro il voto sembra essere quasi impossibile, con costi disumani da sostenere per andare a porre le “X” sulla scheda elettorale e tornare in tempo nelle città che gli danno le opportunità di rincorrere i propri sogni.

Gli elettori fuorisede, quindi, diventano loro malgrado degli astensionisti involontari, perché tra alti costi economici da sostenere per gli spostamenti o tempi troppo lunghi per tornare a casa, preferiscono non partecipare al voto. Di questi, in Italia, ne esisterebbero circa cinque milioni, ovvero il 10% dell’elettorato. Sono coloro che vorrebbero votare ma non riescono e che da anni, ormai, si battono per essere tutelati e avere garanzie. E quale miglior tutela di una legge o di una misura volta ad aiutarli? (qui vi abbiamo parlato di alcuni aiuti ai fuorisede)

Voto fuorisede, le proposte e la situazione

L’argomento si caldo, anzi bollente, nei mesi precedenti al voto, ma a dir la verità nel corso degli anni si è sempre parlato di creare delle leggi ad hoc per tutelare e aiutare i fuorisede. Al momento sono nove le proposte di legge sul tema depositate in Parlamento nel tempo, tutte in fase di avvio dell’iter. Dal seggio diverso da quello naturale del comune di residenza al voto per corrispondenza, diverse sono le ipotesi sul tavolo.

Per ora, secondo quanto trapela, una delle piste maggiormente percorribili sarebbe proprio quella del voto per corrispondenza, come avviene anche negli Stati Uniti. L’idea, infatti, potrebbe essere quella di dare la possibilità ai fuori sede di recarsi in un presidio postale sorvegliato dalle forze dell’ordine, almeno due giorni prima dell’apertura delle urne, e votare lontani dalla città di residenza.

In questo caso, ovviamente, non verrebbero aiutati soltanto i fuorisede intesi come lavoratori o studenti, ma anche tutti quegli elettori che per un motivo o per un altro si trovano lontani dalla città di residenza. Facendo l’esempio dell’ultima tornata politica, diversi erano gli italiani che il 25 settembre erano ancora in vacanza e che, per forza di cose, non sono potuti andare a votare.