Pensioni: quando un anno di lavoro non vale un anno

In alcuni casi un anno di lavoro non corrisponde ad un anno di contributi: ecco perchè

Foto di Alessandra Di Bartolomeo

Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

Il tema “pensioni” è un tasto dolente per quasi tutti i lavoratori in quanto l’età anagrafica richiesta e i contributi versati aumentano sempre più.
È di poco tempo fa, infatti, la conferma dell’Inps che dal 2019 sarà necessario avere 5 mesi in più di età per richiedere la pensione di vecchiaia e 5 mesi in più di contribuzione versata per le pensioni di anzianità o anticipate. La materia tuttavia non è chiara e spesso si fa confusione tra contributi figurativi, effettivi e sul loro valore, regolamentato per legge. Ovviamente da parte di tutti c’è grande malumore per tale decisione e il motivo è che la permanenza nel mondo del lavoro sarà maggiore. Significa che chi voleva godersi la pensione e ritirarsi prima dovrà ancora attendere.

Le indicazioni inerenti ai contributi versati

Le pensioni sono strettamente legate ai contributi versati nel sistema previdenziale. Questi ultimi, infatti, rappresentano i pagamenti obbligatori effettuati da lavoratori e datori di lavoro a favore della previdenza sociale. Essi sono fondamentali perché costituiscono il capitale necessario per finanziare le future pensioni dei lavoratori.
A volte si fa l’errore di pensare che ogni anno di lavoro corrisponda automaticamente a un anno di contributi effettivi, ma questa convinzione non è corretta. Qui entrano in gioco le regolamentazioni che stabiliscono il valore reale dei contributi. Per essere valido ai fini pensionistici, infatti, un anno di lavoro deve essere infatti retribuito con una certa cifra annuale. Bisogna quindi raggiungere una determinata soglia di reddito, così da far valere 52 settimane di lavoro come 52 settimane di contribuzione valida ai fini previdenziali.

Quando un anno di lavoro non vale un anno di contributi per la pensione

Per ottenere un anno di contribuzione valido per la pensione, è necessario guadagnare una certa cifra annuale. Ad esempio, una lavoratrice part-time deve avere uno stipendio di almeno 10.400 euro all’anno, mentre i collaboratori a tempo pieno devono percepire almeno 15.710 euro all’anno. Non è sufficiente contare solo le settimane di lavoro, ma occorre considerare il salario annuo effettivo. Sul sito INPS, in ogni caso, è possibile effettuare il calcolo pensione, accedendo all’area riservata e consultando l’estratto conto contributivo.
Nel caso ad esempio di un lavoratore part-time, invece, se la retribuzione è inferiore a 10.400 euro annui, i contributi utili alla pensione saranno inferiori alle 52 settimane e quindi non corrispondono ad un anno.

Cosa sono i contributi figurativi

Nel calcolo della pensione è importante considerare anche i contributi figurativi. Si tratta dei versamenti che lo Stato accredita al lavoratore nei periodi in cui non è possibile per il lavoratore svolgere l’attività lavorativa, come nel caso di malattia, disoccupazione o maternità. Questo tipo di contributo è utile per raggiungere le soglie di accesso alle prestazioni pensionistiche, ma non è valido per il calcolo dell’assegno pensionistico da ricevere.
La legge prevede situazioni specifiche in cui questi contributi possono essere accreditati automaticamente o su richiesta del lavoratore, senza costi aggiuntivi per l’assicurato. Essi differiscono dai contributi per riscatto laurea o lavoro all’estero che sono a carico del lavoratore.
Si ha diritto all’accredito dei contributi figurativi per i seguenti periodi:
• per aspettativa per mandato elettorale e sindacale
• supporto sanitario per tubercolosi
• per assistenza a persone con handicap grave
• supporto svolto in progetti di lavoro socialmente utili (LSU)
• per l’attività che viene effettuata da lavoratori invalidi
• calamità naturale
• per la cassa integrazione guadagni
• per la chiusura dell’attività per i commercianti
• per i congedi di maternità e parentali
• contratti di solidarietà
• per la disoccupazione
• per chi dona il sangue
• per infortunio
• per malattia
• per mobilità
• per persecuzione politica e razziale
• e infine per il servizio militare.

L’accredito dei contributi figurativi avviene automaticamente da parte dell’INPS, senza richiedere alcuna domanda al lavoratore, nel caso di disoccupazione e mobilità. Inoltre per i contratti di solidarietà, l’attività svolta in progetti di lavoro socialmente utili (LSU) e per calamità naturali. E ancora, per l’assistenza per tubercolosi e per la chiusura dell’attività per i commercianti.

È necessario invece presentare domanda per: aspettativa non retribuita per mandato elettorale e sindacale, donazione di sangue, malattia e infortunio sul lavoro, persecuzione politica e razziale e congedo di maternità e congedo parentale.

Che significa accreditare la contribuzione figurativa

Le pensioni, come spiegato, dipendono dai contributi versati nel sistema previdenziale. Essi sono i pagamenti obbligatori di lavoratori e datori di lavoro che sono essenziali per finanziare le future pensioni. Anche i contributi figurativi sono utili ai fini del diritto alla pensione ovvero nel conteggio degli anni necessari al raggiungimento del diritto alla pensione.

Accreditare la contribuzione figurativa, infatti, significa assegnare un numero specifico di contributi al periodo in cui l’attività lavorativa è stata interrotta o ridotta. Tale numero può corrispondere al periodo interessato o a un valore determinato in base a un calcolo specifico.
Il valore dei contributi accreditati al lavoratore di solito si ottiene considerando la media delle retribuzioni ricevute nello stesso anno in cui si verificano le interruzioni o le riduzioni dell’attività. Le retribuzioni ricevute in forma ridotta a causa degli eventi che danno diritto all’accredito figurativo o durante i periodi di Cassa integrazione non sono incluse nel calcolo.

Se non ci sono retribuzioni nell’anno in corso, il valore dei contributi figurativi è calcolato sulla base delle retribuzioni dell’anno precedente. Ad esempio, se un lavoratore ha diritto all’accredito figurativo per malattia dal 1° ottobre al 20 ottobre, il valore attribuito si basa sulla media delle retribuzioni dal 1° gennaio al 30 settembre dello stesso anno, escludendo eventuali retribuzioni ricevute in forma ridotta.

Quando i contributi figurativi valgono di meno

Per raggiungere il diritto alla pensione e per calcolare l’importo, come sottolineato, sono validi anche i contributi figurativi. In alcuni casi, però, “contano” di meno. Ad esempio, non si possono considerare validi per raggiungere il diritto alla pensione di anzianità quelli per disoccupazione o malattia. Vengono, infatti, considerati utili solo quando si raggiunge la pensione di anzianità per aumentarne l’importo.
Al contrario, la contribuzione figurativa per i lavoratori socialmente utili, i lavoratori di pubblica utilità, i commercianti in crisi e i titolari di assegno di invalidità è utile solo per ottenere il diritto alla pensione, ma non viene considerata per calcolarne l’importo.