Stufe o caminetti, si rischiano 3mila euro di multa

Obbligo di accatastamento, in Toscana, per caminetti, stufe e caldaie

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Le persone che possiedono un caminetto o una stufa a legna in casa devono immediatamente dichiararli, altrimenti rischiano di ricevere una multa che potrebbe raggiungere i 3000 euro. I controlli inizieranno da oggi, poiché il regolamento regionale 222/2023 della Regione Toscana richiede che tali impianti siano registrati sul portale Siert. I cittadini devono quindi affrettarsi a mettersi in regola se non l’hanno ancora fatto. La delibera regionale stabilisce che chiunque abbia un dispositivo alimentato a legna deve registrarlo tramite una procedura informatica utilizzando le proprie credenziali di identità digitale.

I piani della Regione e critiche

La Regione ha deciso di effettuare un censimento di tutti gli apparecchi a legna presenti nel territorio, poiché sono una delle principali fonti di emissione di polveri sottili, noti come pm10, che contribuiscono all’inquinamento delle città. Questo obbligo riguarda sia gli impianti nuovi che quelli esistenti. Fino al 30 settembre non c’erano controlli previsti, ma dall’inizio di ottobre, il personale dell’Agenzia regionale per il recupero delle risorse sarà autorizzato a verificare se sono stati effettivamente registrati.

Sono esclusi dall’obbligo di registrazione i camini dismessi e quelli che costituiscono l’unica fonte di riscaldamento in una casa. In questi casi, i cittadini non devono seguire la procedura di registrazione completa, ma solo compilare un’autodichiarazione, il cui modulo è disponibile sul sito web del Siert (www.siert.regione.toscana.it).

Questo provvedimento è stato oggetto di critica da parte della parlamentare di Forza Italia, Erica Mazzetti. Nella sua dichiarazione, Mazzetti ha espresso preoccupazione riguardo alla politica ambientalista della Regione Toscana, definendola “ecofollia” e affermando che potrebbe essere dannosa per i cittadini. Ha annunciato l’intenzione di presentare un’interrogazione in Commissione ambiente alla Camera per chiedere al governo di intervenire e correggere l’iniziativa regionale.

Le parole dell’assessora Monni: “Importante per acquisire dati sulla salute e sicurezza”

A spiegare il senso del provvedimento ci ha pensato l’assessora regionale all’ambiente della Toscana Monia Monni.

“La presenza di sostanze inquinanti in atmosfera, a partire dalle polveri sottili Pm10, è notoriamente causa di molti problemi di salute e tra i principali fattori inquinanti delle nostre città ci sono proprio gli impianti a biomassa – afferma l’assessora – I dati scientifici dicono che un caminetto emette polveri fini, ovvero Pm10, pari a 840 grammi per giga joule, una stufa a legna 760, una a pellet 29. Al contrario, una caldaia a metano, come quelle delle nostre case, emette 0,2 grammi di Pm10 per giga joule. In pratica, a parità di energia prodotta, un camino aperto inquina come 4.200 caldaie”.

Con questa decisione, la Regione sta cercando di raccogliere informazioni sulla quantità di camini e stufe presenti sul suo territorio. Questi dati sono essenziali per analizzare la relazione tra la diffusione di tali impianti e la presenza di particolato fine (Pm10) nell’aria, oltre a migliorare le politiche volte a contrastare l’inquinamento atmosferico.

Questa misura ha un’ampia portata regionale ed è parte integrante delle azioni volte a preservare la qualità dell’aria, seguendo le direttive e le decisioni prese dalla Corte Europea.

Anche se il rischio multa ha attirato molto malumori: “Voglio tranquillizzare i cittadini che hanno in casa caminetti: la procedura è semplice, intuitiva e gratuita, non ha quindi una finalità prettamente sanzionatoria – conclude Monni – L’accatastamento ci consentirà di acquisire un importante dato conoscitivo, utile sia sul fronte della salute, sia su quello della sicurezza”.