Chiude storica catena di alberghi: soldi persi per chi aveva prenotato

Dopo 10 anni di attività finisce in liquidazione Fabilia Group Spa, nota catena alberghiera con sede in 6 regioni. Clienti sul piede di guerra. Le associazioni dei consumatori monitorano la vicenda.

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La pandemia da coronavirus continua a mietere vittime anche fra le attività produttive. La crisi ha colpito mortalmente gli alberghi appartenenti alla società Fabilia Group Spa e gli aspiranti vacanzieri che avevano già prenotato anticipando le caparre o saldando addirittura gli interi importi hanno perso i soldi.

Chiude Fabilia Group Spa

Fabilia Group Spa è una realtà fondata nel 2023 a Milano Marittima. Prima del ko si trattava della più grande catena all inclusive per famiglie in Italia con 6 hotel e 4 resort sparsi fra 6 regioni: Marche, Puglia, Veneto, Trentino, Lombardia ed Emilia Romagna. In totale, le strutture potevano contare su oltre 190mila presenze grazie alla disponibilità di oltre 1.000 camere

La catena ha sospeso le prenotazioni ed è andata in liquidazione, ma senza provvedere a rimborsare i clienti.

La società ha chiesto a fine dicembre l’applicazione delle misure protettive del patrimonio nell’ambito della procedura di composizione negoziata. Il Gruppo “versa in uno stato di crisi reversibile in conseguenza della grave crisi pandemica, che ha riverberato i propri effetti devastanti sia sulle gestioni delle strutture estive che invernali e che ha determinato una debitoria complessiva rilevante”, si legge nell’istanza di conferma delle misure.

Il totale dei debiti è di quasi 12 milioni di euro, fra fornitori, banche, prestiti ed Erario.

Come scrive Ravenna Today, il Gruppo ha dato mandato a un legale di ricercare una soluzione per lo stato di crisi al fine di raggiungere il risanamento dell’impresa. Un’ipotesi di soluzione della crisi prevedeva la continuazione delle attività per 6 strutture del gruppo, la cessazione delle altre e il pagamento di ogni debito contratto.

Fabilia Group Spa in liquidazione

A fine aprile però Mattia Bastoni, il patron di Fabilia, ha informato l’assemblea dei soci che avrebbe presentato istanza di liquidazione giudiziale. Il motivo espresso in una nota della società: “Le trattative condotte di recente con alcuni potenziali investitori non hanno avuto esito positivo”. Il management, è stato annunciato, “individuerà lo strumento di soluzione della crisi più indicato alla luce della nuova situazione venutasi a determinare”.

Su Facebook la pagina Fabilia Hotels & Resorts riporta la dicitura “Chiuso definitivamente”. L’ultimo post della pagina risale allo scorso 7 marzo 2023 con un invito a scoprire le destinazioni di mare e di montagna dell’universo Fabilia.

Sotto al post decine di commenti di clienti delusi e arrabbiati: “Prenotazione effettuata a febbraio e adesso non risponde nessuno”; “Abbiamo pagato il 13 dicembre 2022 1.299 euro di caparra per la nostra vacanza con i bambini 10-16 luglio a luglio! […] Siamo qua con due bambini piccoli senza vacanza e senza soldi! […] Cosa dico ai miei figli? Per noi sono tanti soldi e sacrifici”; “Abbiamo avuto anche noi oggi l’amara scoperta… noi purtroppo avevamo già versato l’intero importo”; eccetera…

Come chiedere i rimborsi

Le associazioni dei consumatori invitano a inviare richiesta di rimborso tramite raccomandata con ricevuta di ritorno alla sede legale della società (Fabilia Group, Via VI Traversa Pineta 16 – 48015 – Cervia – RA), oppure tramite PEC all’indirizzo di posta certificato  fabiliajesolo@legalmail.it.

Quando una società va in liquidazione i rimborsi sono ottenibili compatibilmente con le disponibilità di cassa. In genere, però, occorre affidarsi a un professionista. Federconsumatori sta seguendo la vicenda con particolare attenzione: l’Associazione invita a rivolgersi a uno dei suoi sportelli o a contattare il servizio Sos Turista.

La crisi aveva iniziato a mordere il settore alberghiero ben prima della pandemia. Nel 2017 si è registrato un vero e proprio boom di alberghi messi all’asta. Per dare ossigeno al settore nel 2020 il dl Rilancio ha previsto un taglio delle tasse per gli albergatori.