Motori termici, lo stop nel 2035 sarà posticipato?

In occasione del #FORUMAutoMotive, il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica ha bocciato la decisione dell'Ue e ha chiesto una riforma del Fit for 55

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Al #FORUMAutoMotive di Milano, le parole del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, hanno suscitato notevole attenzione. Con un tono meno ottimista, il Ministro ha messo in discussione la conclusione della transizione energetica entro il 2035, come suggerito da precedenti annunci politici e del settore industriale.

Tuttavia, sembra che la produzione di motori endotermici, inclusi quelli a benzina e diesel, potrebbe continuare anche dopo questa data. Questa possibilità è giustificata dai problemi evidenziati all’interno della filiera automobilistica europea, dall’inadeguatezza delle infrastrutture per supportare la diffusione dei veicoli elettrici in diverse nazioni del continente, e da altre considerazioni. Il Ministro ha anche sottolineato l’importanza dei biocarburanti come risorsa indispensabile per proseguire verso una transizione energetica sostenibile.

Rivoluzione o inversione? Il futuro dell’auto in Italia

Nel giorno dedicato alla celebrazione dell’accelerazione della mobilità elettrica in Italia, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha scatenato un dibattito controverso. Durante la cerimonia organizzata da Gse (Gestore dei Servizi Energetici) e Rse (Ricerca sul Sistema Energetico) per presentare la Piattaforma Unica Nazionale (Pun), il primo portale istituzionale che mappa i punti di ricarica per veicoli elettrici accessibili al pubblico sul territorio nazionale, Fratin ha annunciato una nuova direzione.

Il Ministro ha dichiarato: “Abrogheremo il vincolo voluto da Frans Timmermans, quello che prevede il divieto nella UE di produrre auto a combustione interna a partire dal 2035.” Questa mossa rappresenta una dichiarazione di guerra del governo italiano al Fit for 55, uno dei pilastri del Green Deal europeo.

Fratin ha espresso la sua visione per il futuro, immaginando un’alta percentuale di veicoli elettrici insieme ad altri motori endotermici, a idrogeno e a biocarburante entro il 2030 o il 2035. Tuttavia, non ha fornito dettagli sul percorso per abrogare il provvedimento europeo, sebbene abbia confermato l’intenzione di cancellarlo attraverso una riforma che non ostacoli la mobilità elettrica e la decarbonizzazione.

Questa presa di posizione del governo italiano rischia di causare confusione nell’industria automobilistica, che si sta orientando sempre più verso i veicoli a batteria. Mentre il mondo dell’automotive si adatta rapidamente ai cambiamenti, il governo italiano promette una controcorrente, sostenendo una crociata pro motori a combustione che potrebbe influenzare le decisioni di investimento nel settore.

Piattaforma Unica Nazionale: un passo avanti per la mobilità elettrica, tra ombre e luci

L’annuncio dell’abrogazione del vincolo Timmermans ha quasi eclissato il lancio della Piattaforma Unica Nazionale, un’importante risorsa sia per gli automobilisti che per le imprese. Questo portale offre una mappa interattiva che consente ai conducenti di localizzare e comprendere il funzionamento dei oltre 32.000 punti di ricarica distribuiti in Italia su un totale di 42.500.

Gli operatori delle colonnine di ricarica possono accedere a un’area riservata per aggiornare i dati relativi alla loro rete entro il 26 luglio. Tuttavia, il vero valore del Pun risiede nella sua capacità di monitorare la crescita della mobilità elettrica nel paese, fornendo dati aggiornati sul numero di punti di ricarica e sulle auto elettriche immatricolate. Questa piattaforma si configura così come uno strumento fondamentale per guidare e osservare l’evoluzione della mobilità sostenibile in Italia.

Migliorare la mobilità elettrica, il ruolo chiave della Pun

Durante la presentazione della Piattaforma Unica Nazionale, il Ministro Pichetto Fratin ha sottolineato il suo ruolo fondamentale nella diffusione della mobilità elettrica in Italia. La Pun rappresenta un valore aggiunto, poiché offre un unico portale istituzionale per accedere a dati e informazioni omogenee sulla distribuzione dei punti di ricarica, utili sia per gli operatori che per gli enti locali e i cittadini.

Entro la fine dell’anno, sarà disponibile un’applicazione associata alla Pun, accessibile da tutti i dispositivi mobili più diffusi. Questo consentirà agli automobilisti di avere sempre a disposizione, durante i loro viaggi, tutte le informazioni necessarie per garantire che la propria auto elettrica sia sempre carica.

La disponibilità di stazioni di ricarica è un fattore chiave per la diffusione delle auto elettriche, e la Pun si propone di affrontare questo problema che sta rallentando il mercato delle auto elettriche non solo in Italia, ma anche a livello globale.

Nonostante la crescita significativa delle vendite di veicoli elettrici nel 2023, si è osservato un rallentamento del mercato, con una tendenza verso le auto ibride. Questo rallentamento ha impatti anche sull’industria automobilistica italiana, come evidenziato dall’impianto Stellantis di Mirafiori, ora dedicato alla produzione di Fiat Panda elettriche.

Investimenti e innovazione, verso una mobilità elettrica avanzata

Paolo Arrigoni, presidente del Gse, ha annunciato investimenti significativi nel potenziamento delle infrastrutture di ricarica in Italia, con un budget di 700 milioni di euro destinato al raddoppio delle reti esistenti. Arrigoni ha precisato che la prima procedura è già stata avviata e la seconda è in procinto di partire.

Inoltre, il Gse sta collaborando con Arera per implementare una ricarica domestica intelligente. Questo progetto prevede un aumento della potenza erogata fino a 6 kW durante la notte e nei fine settimana, consentendo agli utenti di caricare completamente le loro auto elettriche.

Mario Spagnoli, responsabile del Gse per la mobilità elettrica, ha sottolineato che la mappa interattiva dei punti di ricarica sarà disponibile anche a livello comunale. Questo permetterà agli enti locali di utilizzare tali informazioni per pianificare il futuro sviluppo urbanistico, contribuendo così a promuovere una mobilità sostenibile e ben integrata nelle comunità locali.

Sfide e opportunità nel percorso verso la mobilità elettrica

Franco Cotana, amministratore delegato di Rse, ha evidenziato l’obiettivo ambizioso del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) che mira a raggiungere, entro il 2030, un totale di 6 milioni di veicoli elettrici in Italia, di cui 4 completamente elettrici e 2 ibridi.

Tuttavia, il Ministro Pichetto Fratin ha temperato gli entusiasmi, sottolineando le sfide economiche nel raggiungere questo obiettivo: “La proiezione di sei milioni di auto elettriche si basa sui dati del 2019, ma ci sono ostacoli di natura economica da affrontare. Accanto all’elettrico, il biometano rappresenta un’alternativa neutra dal punto di vista delle emissioni.”

Il Ministro ha inoltre criticato il potere politico per non aver tenuto conto dei progressi nella ricerca, sottolineando che alcuni settori erano già avanti rispetto alle politiche di decarbonizzazione. Questo evidenzia le sfide e le opportunità nel percorso verso una mobilità più sostenibile e innovativa.

Transizione green, l’Italia e il rinnovo del parco auto

In un contesto in cui il rinnovo del parco auto avviene a passo lento, l’Italia si trova in fondo alla classifica europea in termini di transizione verso un’economia green. Andrea Cardinale dell’Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) ha lanciato un allarme durante un’audizione al Senato sull’attuale stato dell’industria automobilistica italiana.

Cardinale ha sottolineato che il parco circolante in Italia è uno dei più datati in Europa, con quasi un quarto delle auto precedenti alla normativa Euro 4 e un’età media di 12,5 anni. Con un mercato attuale di circa 1,6 milioni di veicoli, sostituirli richiederebbe circa 26 anni. Questa situazione rappresenta una seria problematica sia dal punto di vista ambientale che della sicurezza stradale.

Analisi del mercato automobilistico italiano nel 2023

Secondo il Book 2023 dell’UNRAE, le immatricolazioni di auto in Italia nel 2023 hanno superato 1,566 milioni di unità, registrando un aumento di circa 250 mila vetture rispetto all’anno precedente. Tuttavia, questo dato rimane al di sotto del livello del 2019, quando le immatricolazioni hanno raggiunto 1,917 milioni di auto.

Il rapporto evidenzia anche un aumento del parco circolante, che è cresciuto costantemente da 34,3 milioni nel 2009 a oltre 40 milioni nel 2023. Tuttavia, l’età media delle vetture è aumentata significativamente, passando da 7,9 anni a circa 12,5 anni, indicando un rallentamento nel processo di rinnovo del parco auto con impatti negativi sull’ambiente e sulla salute pubblica.

Dei oltre 40 milioni di vetture circolanti nel 2023, il 23,2% sono precedenti alla normativa Euro 4, con più di 18 anni di età. Sul fronte delle alimentazioni, l’84,8% delle auto sono a benzina e diesel, mentre le auto ibride rappresentano il 5,3% e le auto a GPL il 6,5%.

Nonostante la presenza di 220.000 vetture elettriche e 242.000 ibride plug-in, che complessivamente costituiscono l’1,1% del totale, l’UNRAE sottolinea risultati deludenti nel processo di decarbonizzazione. Nel 2023, le immatricolazioni di nuove auto a benzina sono aumentate del 22,5%, mentre i modelli diesel hanno perso quota di mercato nonostante un aumento del 6,1%. Le auto ibride e i modelli GPL hanno registrato incrementi, ma resta ancora molto lavoro da fare per ridurre l’impatto ambientale del settore dei trasporti.

Parco auto italiano: vecchio, inquinante e insicuro

Secondo l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, la durata media del parco circolante in Europa mostra un quadro contrastante. In Francia, l’età media è di 11 anni, in Germania di 10,1 e nel Regno Unito di 8,6. Tuttavia, l’Italia registra un’età media più alta, con un passato più promettente: prima della crisi del 2008, l’età media era di soli 7,9 anni.

Le difficoltà economiche seguite al crollo di Lehman Brothers hanno determinato un rallentamento significativo delle vendite, portando ad un invecchiamento del parco auto italiano. La situazione è ancora più critica in altri settori, con veicoli commerciali leggeri che hanno un’età media di 18 anni, veicoli industriali di 14,5 anni, autobus di 11,6 anni e rimorchi di 17 anni.

Secondo l’Unrae, nei prossimi anni non ci si aspetta un ritorno ai livelli di immatricolazioni del passato, con l’Italia ancora lontana dai numeri precedenti alla crisi. Andrea Cardinale ha sottolineato che, nonostante l’Italia sia ancora considerata un grande mercato, le immatricolazioni attuali (1,6 milioni) sono ben al di sotto dei picchi precedenti (2,5 milioni).

Il divario produttivo dell’industria automobilistica italiana

L’Italia si trova a distanza siderale dai livelli produttivi del passato, con una produzione di poco più di mezzo milione di vetture, rispetto ai 4,1 milioni prodotti dalla Germania, nonostante il calo della produzione tedesca, e ai 2 milioni della Spagna.

Secondo Andrea Cardinale, l’enorme divario tra la produzione italiana e le immatricolazioni nel paese evidenzia un potenziale non sfruttato, considerando che ben 413.000 vetture prodotte in Italia vengono esportate. Questo suggerisce che non tutto ciò che viene prodotto nel paese viene venduto sul mercato interno.

In questa situazione, Cardinale ha sottolineato la presenza di un ampio margine per aumentare la produzione, non solo da parte dei costruttori nazionali, ma anche da parte di altri attori del settore.

Rallentamento nella corsa all’elettrico, l’Italia a confronto con l’Europa

L’Italia mostra un ritardo significativo nell’adozione delle auto elettriche rispetto ad altri paesi europei. Nei primi due mesi del 2024, le vendite di veicoli elettrici puri hanno raggiunto solo il 2,7% e quelle ibride il 3%, mentre la media in altri paesi europei è molto più alta, con una percentuale media del 12,5%. Questo divario è in parte dovuto agli incentivi per l’acquisto di auto elettriche in Italia, introdotti più tardi e in misura minore rispetto ad altri paesi. Secondo l’Unrae, la Francia ha introdotto incentivi 15 anni fa, la Spagna 14 anni fa, il Regno Unito 13 anni fa, la Germania 8 anni fa, mentre l’Italia soltanto 5 anni fa.

Dopo due anni di incentivi modesti, nel 2022, la situazione è peggiorata quando le aziende, fondamentali per la transizione ecologica, sono state escluse dai beneficiari degli incentivi. Di conseguenza, si sono accumulati 600 milioni di euro di incentivi inutilizzati in due anni. Il responsabile dell’Unrae ha sottolineato che, mentre nel 2023 i paesi all’avanguardia nella transizione energetica hanno raggiunto una quota di mercato del 40,4% per i veicoli elettrici, l’Italia si è fermata al 4,2% l’anno precedente.

Il costo elevato delle auto elettriche rimane un ostacolo significativo. Tuttavia, “il nuovo schema di incentivi elaborato dal governo è decisamente un passo nella direzione giusta”, anche se le modifiche sono state annunciate solo a dicembre 2023 e presentate ufficialmente a febbraio dell’anno seguente. Attualmente, il decreto è ancora in attesa della firma dei ministri. Questo ritardo ha causato un “effetto annuncio”, con i consumatori in attesa che i nuovi incentivi entrino in vigore, portando a una stagnazione del mercato che sta diventando sempre più problematica, come ha evidenziato Cardinale.

Equità e incentivi, la strategia nazionale per le infrastrutture di ricarica

L’Unrae sottolinea l’importanza di una rete di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici che sia non solo estesa, ma anche equamente distribuita in tutto il territorio italiano, per colmare l’attuale disparità tra il nord e il sud del paese. L’associazione raccomanda l’introduzione di un credito d’imposta del 50% per le infrastrutture private di ricarica veloce. Inoltre, propone di adeguare la detraibilità dell’IVA per le auto aziendali, attualmente al 40%, in funzione delle emissioni di CO2, e di estendere la detraibilità ai rimborsi per la ricarica elettrica, analogamente a quanto avviene per i rifornimenti di carburante tradizionale per i dipendenti. Queste misure potrebbero stimolare l’adozione di veicoli elettrici e supportare la transizione ecologica in Italia.