COP28, l’ONU denuncia: “I piani sul clima dei governi sono insufficienti”

Un nuovo rapporto delle Nazioni Unite sottolinea che i piani nazionali di azione sul clima rimangono insufficienti se si vuole limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°

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Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

I’UN Climate Change ha lanciato un campanello d’allarme, evidenziando come i piani d’azione climatica nazionali siano ancora insufficienti nel frenare l’innalzamento delle temperature globali e nel rispettare agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Sebbene alcuni Paesi abbiano intensificato i loro sforzi, il rapporto sottolinea inequivocabilmente che occorre un’immediata azione su scala globale, per invertire la traiettoria delle emissioni ed evitare gli impatti catastrofici dei cambiamenti climatici.

Per l’Onu i piani di azione sul clima sono insufficienti

Il recente rapporto delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico evidenzia che i piani nazionali di azione sul clima rimangono insufficienti per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi e raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Nonostante sforzi intensificati da parte di alcuni Paesi, il documento indica che è necessaria un’azione molto più incisiva ora per modificare ulteriormente la traiettoria delle emissioni globali verso il basso. Il Segretario esecutivo dell’UN Climate Change, Simon Stiell, ha commentato il rapporto, sottolineando che i governi stanno facendo poco per evitare la crisi climatica. Ha ribadito l’importanza della COP28 a Dubai, indicandola come un punto di svolta, dove i governi dovranno trovare soluzioni concrete e iniziare a mostrare come attuarle.

Il rapporto indica anche che la conclusione del Global Stocktake (il meccanismo di revisione previsto dell’Accordo di Parigi, che valuta ogni 5 anni i progressi compiuti e quanto ancora c’è da fare per il raggiungimento degli obiettivi) alla COP28 è cruciale per permettere alle nazioni di intensificare gli sforzi in tutte le aree e raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il Global Stocktake servirà a definire una serie di piani d’azione climatica nell’ambito dell’Accordo di Parigi, noti come contributi determinati a livello nazionale o “NDC”, che dovranno essere presentati entro il 2025. Secondo Stiell, il rapporto sul Global stocktake di quest’anno mostra chiaramente che il progresso è troppo lento. Tuttavia, evidenzia anche la vasta gamma di strumenti e soluzioni proposti dai Paesi. Per il Segretario esecutivo dell’UN Climate Change è importante utilizzare questo set di strumenti per implementare azioni climatiche più audaci, beneficiando di più posti di lavoro, salari più alti, crescita economica, opportunità e stabilità, oltre a ridurre l’inquinamento e migliorare la salute.

COP28: un’opportunità per cambiare la traiettoria

Gli ultimi studi scientifici del Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite indicano che le emissioni di gas serra devono essere ridotte del 43% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2019. Questa riduzione è cruciale per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius entro la fine di questo secolo e prevenire gli impatti del cambiamento climatico, come siccità più frequenti e intense, ondate di calore e precipitazioni abbondanti. Stiell ha ribadito che la COP28 rappresenta un’opportunità per cambiare questa traiettoria, mostrando i massicci benefici delle azioni climatiche più audaci, tra cui più posti di lavoro, salari più alti, crescita economica, opportunità e stabilità, oltre a meno inquinamento e miglior salute.

Lo UN Climate Change ha analizzato gli NDC di 195 Paesi dell’Accordo di Parigi, compresi 20 nuovi. Il rapporto mostra che, sebbene le emissioni non aumentino dopo il 2030 rispetto ai livelli del 2019, non stanno mostrando il rapido declino necessario in questo decennio. Se gli attuali NDC venissero attuati, gli impegni aumenterebbero le emissioni di circa l’8,8%, rispetto ai livelli del 2010. Questo rappresenta un miglioramento marginale rispetto alla valutazione dell’anno scorso, che aveva previsto un aumento delle emissioni del 10,6% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010.

Risorse finanziarie e trasferimento tecnologico per invertire la rotta

Entro il 2030, le emissioni dovrebbero essere il 2% al di sotto dei livelli del 2019, evidenziando che il picco avverrà entro questo decennio. Per raggiungere il picco delle emissioni prima del 2030, secondo il rapporto: “Le condizioni degli NDC devono essere attuati, il che dipende principalmente dall’accesso a risorse finanziarie maggiori, dal trasferimento di tecnologia e dalla cooperazione tecnica e dal supporto alla costruzione di capacità, oltre alla disponibilità di meccanismi basati sul mercato.”

Sempre Stiell ha sottolineato che utilizzare il Global Stocktake per pianificare le azioni del futuro, può rendere la COP28 un evento decisivo e fornire una base per un impulso climatico biennale. Ha anche evidenziato l’importanza di ricostruire la fiducia nel processo di Parigi, garantendo il rispetto di tutti gli impegni, in particolare per quanto riguarda il finanziamento, un elemento cruciale per l’azione climatica, e assicurando un aumento della resilienza agli impatti climatici in tutto il mondo.

Giustizia climatica e Sud Globale alla COP28

Sultan Al Jaber, il discusso Presidente della COP28, ha commentato il rapporto di sintesi sui piani climatici nazionali, sottolineando la necessità di agire con maggiore ambizione e urgenza per raggiungere gli obiettivi di Parigi. Secondo Al Jaber la COP28 deve rappresentare un punto di svolta storico, affinché le tutti possano impegnarsi a incrementare il loro sforzo e lavorare insieme per ottenere risultati che mantengano l’obiettivo di 1,5°C alla portata, senza lasciare nessuno indietro.

Il Presidente della COP27 e Ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha ribadito che gli NDC rimangono la base della visione condivisa per raggiungere gli obiettivi di Parigi. Per Shoukry è importante concentrare gli sforzi per raggiungere la giustizia climatica e assistere il Sud del mondo, che contribuisce meno alle emissioni, ma subisce gli effetti più devastanti del cambiamento climatico.

Strategie di sviluppo a basse emissioni a lungo termine

Un altro rapporto delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico sulle strategie di sviluppo a basse emissioni a lungo termine, ha esaminato i piani dei Paesi per la transizione verso emissioni nette zero entro o intorno a metà secolo. Lo studio indica che le emissioni di gas serra di questi stati potrebbero essere circa il 63% inferiori nel 2050 rispetto al 2019, se tutte le strategie a lungo termine saranno completamente implementate in tempo.

Le attuali strategie a lungo termine riguardano l’87% del PIL mondiale, il 68% della popolazione globale nel 2019 e circa il 77% delle emissioni globali di gas serra nel 2019. Questo è un segnale forte che il mondo sta iniziando a puntare alle emissioni zero nette. Tuttavia, il rapporto sottolinea che molte delle obiettivi net-zero rimangono incerte e posticipano al futuro azioni critiche che devono avvenire ora.