A causa del cambiamento climatico si riduce il bisogno del riscaldamento

La ridotta necessità di accensione dei termosifoni per riscaldare gli edifici evidenzia gli impatti del cambiamento climatico sul surriscaldamento del pianeta

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Nel corso degli ultimi trent’anni, l’Europa ha registrato una netta diminuzione del numero medio di gradi-giorno necessari per il riscaldamento, riflettendo indirettamente anche i cambiamenti climatici. Nel periodo compreso tra il 1992 e il 2022, si è verificato un declino significativo, passando da 3.209 gradi giorno di riscaldamento all’anno all’inizio del periodo a 2.858 gradi giorno nel 2022, come riportato dai dati Eurostat. Questa riduzione corrisponde a un calo dell’11%. Tale diminuzione del fabbisogno di riscaldamento può essere attribuita in parte all’aumento delle temperature globali e in parte all’adozione di nuovi materiali isolanti e alla ristrutturazione degli edifici. È interessante notare che, parallelamente alla riduzione del riscaldamento, si è registrato un aumento della necessità di energia per il raffreddamento, segnalando così un cambiamento significativo nei modelli climatici e nell’approccio all’efficienza energetica.

Riscaldamento degli edifici: tra obiettivi climatici e rincari

Con l’obiettivo europeo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, il riscaldamento degli edifici è uno degli indicatori sotto i riflettori. In Italia, il riscaldamento è responsabile di circa il 25% dei consumi energetici domestici, e i prezzi dell’energia hanno raggiunto livelli record l’inverno scorso.

In questo contesto, la ristrutturazione degli edifici per renderli più efficienti dal punto di vista energetico è una delle priorità. Gli edifici esistenti sono spesso inefficienti e richiedono molta energia per essere riscaldati. La ristrutturazione può migliorare l’efficienza energetica di un edificio fino al 70%, riducendo i consumi e i costi.

Oltre alla ristrutturazione, è importante anche passare a fonti di energia rinnovabili per il riscaldamento. Le pompe di calore, ad esempio, possono essere utilizzate per riscaldare gli edifici utilizzando l’energia del sole o del vento.

Per raggiungere gli obiettivi climatici, è necessario un impegno da parte di tutti: cittadini, imprese e istituzioni. La ristrutturazione degli edifici è un passo importante per ridurre le emissioni di gas serra e rendere le nostre case più sostenibili.

Clima ed edifici: come cambia il consumo di energia in Europa

Il fabbisogno energetico degli edifici per il riscaldamento o il raffreddamento dipende dalle condizioni meteorologiche e si misura con gli indici tecnici dei gradi giorno di riscaldamento (HDD) e di raffreddamento (CDD). La Finlandia, come ci si aspetta, ha avuto il valore medio annuo di HDD più alto, pari a 5.656, mentre Malta ha avuto il valore più basso, pari a 534. Questo significa che un edificio a Malta ha richiesto dieci volte meno energia per il riscaldamento rispetto a uno in Finlandia. Tuttavia, mentre nel Nord della Finlandia la diminuzione dei HDD tra il 1992 e il 2022 è stata inferiore al 6%, a Malta è stata del 13,5%. A Cipro, che partiva da un valore molto più elevato di Malta, la necessità di riscaldare le abitazioni si è ridotta di oltre il 41%. Dai dati Eurostat si possono confrontare le situazioni di tutte le regioni europee. Il Nord del Portogallo ha visto una riduzione dei HDD del 24% in trent’anni. Visivamente, si nota che la domanda di riscaldamento degli edifici è calata molto di più nell’Europa meridionale che in quella settentrionale.

Riscaldamento: il Nord Italia segue il trend europeo

L’Italia conferma la tendenza europea alla riduzione del fabbisogno di riscaldamento. La mappa delle regioni italiane mostra i valori più alti a Bolzano (3.960) e Trento (3.114), che sono diminuiti rispettivamente del 10,7 e del 14%, con risultati simili a quelli delle regioni austriache limitrofe. Le altre regioni del nord sono in sintonia con i dati francesi: dalla Lombardia (2.312, -16,6%) al Piemonte (2.204, -19,4%), dal Veneto (2.203, -11,6%) all’Emilia-Romagna (1.904, -13,7%).

L’effetto del clima e dello stile di vita sul fabbisogno energetico delle abitazioni

In modo speculare alle riduzioni dei gradi giorno di riscaldamento, si è verificato un notevole aumento della necessità di raffreddare le case, soprattutto al Sud e nelle aree urbanizzate. Un esempio lampante è Milano, dove nel 1992 i gradi-giorno di raffreddamento erano 186, saliti a 472 nel 2022, segnando un notevole balzo del 153%. Questa tendenza si riflette anche in altre province della Pianura Padana, Napoli, il Sud della Sardegna e altre province meridionali, come evidenziato nella mappa successiva.

Particolarmente sorprendente è la provincia di Roma, dove in trent’anni l’aumento del bisogno di raffreddamento è stato del 205%, mentre la richiesta di riscaldamento è diminuita solo dell’8,5%. Questo contrasto potrebbe essere attribuito alla massiccia presenza di uffici pubblici, dove si presume che l’attenzione all’efficienza e ai consumi sia più bassa.

Tuttavia, il cambiamento climatico non è l’unico fattore determinante per queste modifiche nelle abitudini termiche. Un ruolo significativo è giocato anche dallo stile di vita, correlato a “una diversa percezione del comfort”, come approfondiremo successivamente.

Il riscaldamento delle case in Europa tra clima, comfort e innovazione

Il fabbisogno energetico per riscaldare le case in Europa varia notevolmente a seconda delle regioni e del clima. Nel 2022, la zona con il maggior bisogno di riscaldamento è stata Övre Norrland (Svezia), con 6.015 gradi-giorno di riscaldamento all’anno, una cifra in diminuzione del 4,5% rispetto al 1992. Al contrario, le isole Canarie hanno avuto il minor bisogno di riscaldamento, con solo 98 gradi-giorno all’anno, una cifra in calo del 40% nello stesso periodo. Questo significa che una casa in Svezia ha richiesto quasi 60 volte più energia per riscaldarsi di una casa alle Canarie. Le regioni meridionali italiane, invece, hanno avuto un fabbisogno di riscaldamento medio-alto, compreso tra 970 e 1284 gradi-giorno all’anno, con una riduzione variabile tra il 2,6% e il 19,5%.

Secondo Nicolò Aste, docente del dipartimento di Architettura Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano, i motivi che determinano queste variazioni sono principalmente tre:

  • Il cambiamento climatico: le temperature invernali più miti significano che è necessario meno calore per riscaldare gli edifici
  • Il cambio di percezione del comfort: le persone sono sempre più sensibili al comfort termico e desiderano mantenere una temperatura interna costante, anche in inverno
  • I nuovi materiali di costruzione: gli edifici moderni sono più efficienti dal punto di vista energetico e richiedono meno calore per essere riscaldati.

Tuttavia, il tasso di rinnovamento degli edifici italiani è ancora basso, pari all’1% annuo. Questo significa che la maggior parte degli edifici italiani è ancora inefficiente dal punto di vista energetico e richiede molto calore per essere riscaldata.

Per ridurre il fabbisogno di riscaldamento, è necessario accelerare il processo di rinnovo degli edifici. Nuovi materiali, cappotti o isolamenti termici possono aiutare a rendere gli edifici più efficienti e a ridurre i consumi di energia.

L’evoluzione del riscaldamento in Europa negli ultimi decenni

Il patrimonio edilizio dell’Unione Europea è in gran parte obsoleto e poco efficiente dal punto di vista energetico. Circa il 35% degli edifici ha più di 50 anni e quasi il 75% ha un basso livello di prestazione energetica. Tuttavia, se si analizza l’andamento storico dei gradi giorno di riscaldamento (HDD), un indice che misura la differenza tra la temperatura media giornaliera e il valore di riferimento di 18°C, si nota una tendenza al ribasso. In Europa, i gradi giorno di riscaldamento sono calati del 19% tra il 1979 e il 2022, indicando una minore necessità di usare energia per riscaldare le case. Questa tendenza si è accentuata dopo il 1999, quando solo in quattro anni (2001, 2003, 2004 e 2010) i gradi giorno di riscaldamento sono stati superiori alla media degli ultimi 42 anni.

Politica di coesione europea: risorse per il clima, ma non sempre utilizzate al meglio

La politica di coesione europea offre risorse cruciali, inclusa l’Italia, per affrontare la transizione verso la sostenibilità e finanziare interventi strutturali volti a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Tuttavia, non sempre queste risorse vengono impiegate con l’obiettivo di affrontare le sfide ambientali. In Italia, ad esempio, alcuni miliardi del programma React-Eu 2014-2020 sono stati dirottati verso il bonus energetico per alleviare l’onere delle bollette energetiche per famiglie e imprese. La Commissione europea ha recentemente sottolineato che, sebbene ciò abbia agevolato la spesa e utilizzato tutte le risorse del periodo 2014-2020, manca di un approccio strutturale.

Per il periodo 2021-2027, la politica di coesione europea mette a disposizione degli Stati membri oltre 50 miliardi di euro per l’efficientamento energetico e l’adattamento al cambiamento climatico, su un totale di 366 miliardi. Tuttavia, i programmi italiani finanziati dai fondi europei destinano poco meno di 8 miliardi su 42 complessivi all'”azione per il clima”. Questo evidenzia la necessità di un uso mirato dei fondi per affrontare le sfide ambientali in modo più strutturale ed efficace.