A chi spetta l’onere di pagare la Tari nel caso in cui l’immobile sia stato dato in locazione? In alcuni Comuni si avvicina la data di scadenza della tassa sui rifiuti e la domanda si ripete nuovamente quest’anno. Le imposte locali sono uno dei molteplici oneri che sono in capo ai contribuenti. Spesso e volentieri i dubbi maggiori sorgono proprio sugli immobili dati in affitto: quali regole devono essere seguite nel momento in cui viene sottoscritto un contratto d’affitto?
La Legge di Stabilità 2014 ha definito quali siano i soggetti tenuti al versamento della Tari. Benché questa tassa sia generalmente regolamentata a livello locale, alcune disposizioni sono rimaste in vigore anche dopo che è stata abolita la Iuc, ossia l’imposta unica municipale che racchiudeva una serie di tributi locali. L’articolo 1, comma 642 prevede che a pagare la Tari siano tenuti quanti detengano o siano in possesso di un immobile atto a produrre dei rifiuti solidi urbani. A questa regola, però, ci sono delle eccezioni.
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Tari, proprietario o inquilino, ecco chi deve pagare
La normativa in vigore in Italia chiarisce quali siano i soggetti tenuti a pagare la Tari, nel caso in cui l’immobile sia dato in affitto. Indicazioni precise in questo senso arrivano dall’articolo 1, comma 643, della Legge di Stabilità 2014, attraverso il quale viene chiarito che:
- per i contratti di locazione con durata inferiore a 6 mesi, la Tari deve essere pagata direttamente dal proprietario dell’immobile. Le parti, ad ogni modo, hanno la possibilità di concordare un addebito forfettario della quota all’affittuario direttamente all’interno del canone di locazione;
- nel caso in cui il contratto di locazione dovesse avere una durata superiore ai sei mesi, l’obbligo di pagare la Tari è a carico dell’inquilino.
Con la sola eccezione dei contratti di locazione di breve durata, la Tari è di competenza dell’inquilino. La normativa, infatti, chiarisce esplicitamente che:
Il presupposto della Tari è il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o di aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani.
È importante sottolineare che nel caso in cui dovessero essere sottoscritti dei contratti di locazione di durata temporanea – come possono essere quelli quadriennali – e l’inquilino è entrato in possesso dell’immobile per un numero di mesi inferiore a sei (perché magari l’affitto è partito a settembre), la Tari gli viene addebitata per tutti i mesi di detenzione.
Tari, cosa succede se l’inquilino non la paga
L’inquilino è tenuto a pagare la Tari: è, infatti, lui il soggetto che produce i rifiuti – come abbiamo visto è prevista un’unica eccezione per le locazioni transitorie -. Ma cosa succede nel caso in cui l’affittuario non dovesse pagare?
Il Comune non può chiedere il pagamento direttamente al proprietario. L’unico soggetto tenuto al versamento della tassa sui rifiuti è l’inquilino, a cui il Comune si dovrà rivolgere per il saldo delle eventuali spettanze e per addebitargli le sanzioni previste dalla normativa.
Il Comune provvederà a trasmettere all’inquilino, che non ha pagato la Tari, l’avviso di pagamento. Le eventuali sanzioni che vengono applicate possono essere sanate ricorrendo all’istituto del ravvedimento operoso, rispettando i termini previsti dalla normativa.
Entro quando deve essere pagata la Tari
La Tari non ha una scadenza fissa ed uguale in tutta Italia. A differenza dell’Imu, il cui versamento deve essere effettuato in due date ben precise – il 17 giugno 2024 e il 16 dicembre 2024 per l’anno in corso – per la Tari non è prevista una scadenza univoca in tutta Italia. Può capitare, infatti, che in alcuni contribuenti siano già dovuti passare alla cassa.
La Tari, infatti, è una tassa e serve per coprire i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. È importante sottolineare che i Comuni non hanno la possibilità di far cassa attraverso la Tari: le entrate devono corrispondere ai reali costi del servizio che viene offerto. La tassa è in vigore dal 2014, quando attraverso la Legge di Stabilità sono stati riuniti alcuni oboli che servivano per finanziare il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti:
- Tarsu;
- Tia;
- Tares.
Come anticipato in precedenza per la Tari non è stata prevista una scadenza unica. Il calendario dei versamenti viene deciso da ogni singolo Comune. Nella maggior parte dei casi il versamento può essere suddiviso in più rate, che generalmente sono tre. Benché non sia una regola che vale universalmente, le scadenze possono essere le seguenti:
- ad aprile deve essere versata la prima rata;
- a luglio si versa la seconda rata;
- entro la fine di dicembre si versa la terza rata a saldo.
Ribadiamo che quelle che abbiamo riportato non costituiscono delle date assolute. In alcuni Comuni i contribuenti hanno ricevuto i bollettini in date diverse: a luglio può anche capitare che qualcuno debba versare la prima rata. Non essendo una tassa con una scadenza fissata a livello nazionale, spesso e volentieri i Comuni non applicano delle sanzioni o degli interessi nel caso in cui dovesse essere pagata in ritardo. Purché l’intero ammontare arrivi entro la fine dell’anno.
Come si effettua il pagamento della Tari
Così come abbiamo visto per la scadenza, cambia anche il modo attraverso il quale la Tari può essere pagata. Tra le modalità che possono essere messe a disposizione ci sono:
- il Modello F24: in questo caso è necessario utilizzare il codice tributo 3944. La sezione da utilizzare è quella dell’Imu e dei tributi locali;
- il bollettino postale;
- il Mav.
In sintesi
Chi deve pagare la Tari tra il proprietario e l’inquilino? L’onere di pagare la tassa spetta sempre a quest’ultimo, anche se a questa regole c’è un’eccezione: i contratti transitori della durata inferiore a sei mesi. Quando si viene a verificare questa situazione, la Tari è a carico del proprietario, sempre che non si decida in maniera diversa sul contratto di locazione.