Partita Iva: come versare gli acconti entro il 16 gennaio

Il secondo acconto delle imposte 2023 deve essere versato entro il 16 gennaio. Ecco come funzionano il versamento e la rateazione

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Secondo acconto delle imposte 2023: bisogna passare alla cassa il 16 gennaio 2024. Complessivamente sono qualcosa come 3 milioni di contribuenti – tra i quali ci sono liberi professionisti, lavoratori autonomi e ditte individuali, tutti dotati di partita Iva – a dover effettuare il versamento delle tasse. Questo è quanto previsto dal Decreto Legge n. 145/2023, anche conosciuto come Decreto Anticipi. Per l’Erario, gli effetti di cassa sono stimati in 2,5 miliardi di euro.

Ricordiamo che hanno potuto beneficiare del rinvio del secondo acconto delle imposte 2023 i titolari di partita iva i cui compensi o ricavi non abbiano superato i 170.000 euro. È possibile, inoltre, beneficiare della rateazione in cinque mensilità – da gennaio a maggio 2024 – degli importi da versare

Versamento secondo acconto imposte

Il Decreto Legge n. 145 del 18 ottobre 2023, anche conosciuto come Decreto Anticipi, ha introdotto alcune novità di carattere fiscale per i contribuenti che operano con la partita Iva. Nello specifico, l’articolo 4 ha previsto la possibilità di posticipare il versamento della seconda rata di acconto dallo scorso 30 novembre 2023 al 16 gennaio 2024.

A fornire alcune indicazioni precise e ben dettagliate su come si debbano comportare i diretti interessati ci ha pensato la circolare n. 31/E del 9 novembre 2023 dell’Agenzia delle Entrate. Hanno potuto accedere a questo importante rinvio solo e soltanto le persone fisiche, titolari di partita Iva, che abbiano registrato dei ricavi o dei compensi inferiori a 170.000 euro. Ricordiamo che il differimento non si è applicato ai contributi previdenziali ed assistenziali, che dovevano essere saldati entro e non oltre lo scorso 30 novembre 2023.

Quanti hanno potuto aderire all’agevolazione, possono distribuire l’importo della seconda rata in acconto in cinque diverse mensilità, che possono essere pagate tra gennaio e maggio, con scadenza fissata il 16 di ogni mese.

In quale modo funziona il rinvio

È bene ricordare che il rinvio al 16 gennaio 2024 del secondo acconto è una misura valida esclusivamente per il periodo d’imposta 2023. Nel dettaglio la proroga del versato del secondo acconto delle imposte segue le seguenti regole:

  • la scadenza del pagamento della seconda rata di acconto, che all’inizio era prevista per il 30 novembre 2023, è stata posticipata al 16 gennaio 2024. Questa proroga, però, si applica unicamente alla dichiarazione dei redditi, Modello Redditi persone fisiche 2023. Per quanto riguarda i contributi previdenziali ed assistenziali, continua a rimanere valida la scadenza ordinaria del 30 novembre 2023;
  • per quanti sono in possesso dei requisiti per accedere alla proroga, ora come ora è possibile suddividere l’importo della seconda rata di acconto in cinque rate mensili, che devono essere di pari entità. La scadenza è fissata al 16 di ogni mese, da gennaio a maggio 2024. È bene ricordare, comunque, che per le rate successive alla prima, è prevista l’applicazione di un tasso di interesse pari al 4%, così come previsto dall’articolo 20, comma 2, del Decreto Legislativo n. 241 del 9 luglio 1997.

Chi può accedere alla prorogo

Da quanto è emerso dalla circolare diramata dall’Agenzia delle Entrate lo scorso 9 novembre, hanno la possibilità di accedere alla proroga del secondo acconto le persone fisiche che siano in possesso, simultaneamente, dei seguenti requisiti:

  • essere titolari di una partita Iva;
  • nel periodo d’imposta 2022 aver dichiarato – all’interno del Modello Redditi PF 2023 – ricavi o compensi inferiori a 170.000 euro.

La proroga, in altre parole, risulta essere estesa alle persone fisiche che stiano operando come imprenditori individuali o lavoratori autonomi. Hanno la possibilità di accedere alla proroga anche quanti risultino essere tenuti al versamento dell’acconto delle imposte sui redditi, come indicato all’interno del Modello Redditi PF 2023.

Risultano essere esclusi da questa agevolazione i seguenti contribuenti:

  • le persone fisiche che sono prive di partita Iva. Tra questi rientrano i soci – che non abbiano una propria partita iva – di società di capitali o di persone, per i quali i redditi siano imputati a loro in base al principio di trasparenza;
  • le persone fisiche titolari di partita Iva che, nel corso del periodo d’imposta 2022, abbiano maturato ricavi o compensi superiori a 170.000 euro;
  • i soggetti diversi dalle persone fisiche.

Nel caso in cui ci sia un’impresa familiare o un’azienda coniugale non gestita in forma societaria, a meno che non abbiano anch’essi una partita Iva, i collaboratori familiari ed il coniuge non possono beneficiare della proroga.

L’Agenzia delle Entrate ha formulato questa precisazione con lo scopo di sottolineare che la proroga risulta essere applicabile solo e soltanto a quanti stiano conducendo un’attività imprenditoriale.

Come verificare i ricavi

Uno dei parametri più importanti per determinare se un determinato soggetto ha diritto ad accedere alla proroga della seconda rata 2024 è quella della soglia dei ricavi: 170.000 euro. La normativa fa riferimento ai compensi ed ai ricavi dichiarati per il periodo d’imposta 2022.

Per quanto riguarda quelli relativi all’impresa familiare e l’azienda coniugale, è necessario prendere in considerazione tutti gli elementi rilevanti. Nel caso in cui un contribuente dovesse svolgere delle attività caratterizzate da differenti codici Ateco, per accedere alla proroga, è necessario andare a sommare gli importi dei ricavi e dei compensi maturati in ciascuna attività.

Stesso discorso vale per una persona fisica che dovesse svolgere un’attività di lavoro autonomo e un’attività d’impresa: si deve tenere conto della somma di compensi e ricavi relativi ad entrambe le attività.

Per quanto riguarda, invece, quanti stiano svolgendo delle attività agricole e delle attività agricole connesse – come ad esempio l’allevamento o l’agriturismo – è necessario prendere in considerazione l’ammontare del volume d’affari invece che i ricavi. In questo caso si dovrà prendere in considerazione il campo VE50 del modello di dichiarazione IVA 2023. Per il contribuente non tenuto alla presentazione della dichiarazione Iva, si andrà a verificare il volume d’affari complessivo, così come emerge dagli intercalari della dichiarazione Iva.

In sintesi

Il 16 gennaio 2024 è necessario passare alla cassa per effettuare il pagamento del secondo acconto delle imposte 2023. L’importo dovuto può essere rateizzato in cinque rate mensili, fino a maggio 2024. Il pagamento deve essere effettuato entro il 16 di ogni mese.