I prezzi del petrolio sono saliti di quasi il 6% sul mercato asiatico questa mattina, dopo che i principali produttori dell’Opec+, guidati dall’Arabia Saudita, hanno annunciato un taglio a sorpresa di oltre un milione di barili al giorno. Il contratto West Texas Intermediate è balzato del 5,74% a 80,01 dollari al barile, mentre il Brent è balzato del 5,67% a 84,42 dollari.
Il petrolio sale dunque di oltre 4 punti percentuali, anche se ritraccia dai massimi toccati: il Wti, che era balzato fino a 81,69 dollari (+8%), avanza del 4,6% a 79,15 dollari, mentre il Brent, salito fino a 86,44 dollari (+8,2%), scambia a 83,6 (+4,6%).
Scacco agli Usa
Tra le prime conseguenze il contratto della West Texas intermediate è balzato del 5,74% a 80,01 dollari al barile. Il nuovo taglio alla produzione si aggiunge alla riduzione già annunciata lo scorso ottobre, che ha fatto infuriare l’amministrazione Biden.
La mossa della Russia
La Russia ha invece annunciato che il taglio di 500mila barili che aveva annunciato da marzo a giugno sarà prorogato per tutto il 2023. Il consumo globale di greggio è di circa 100 milioni di barili al giorno, la mossa dell’Opec+ ha lo scopo di ridurre l’offerta per sostenere le quotazioni del petrolio, scambiato ora a 82 dollari al barile (brent) ossia sui valori più bassi da circa 15 mesi.
Borse in fermento
Borse asiatiche in ordine sparso e future su Wall Street e sulle Borse europee in leggero calo in scia alla decisione dell’Opec, una mossa che rischia di complicare i piani delle banche centrali nella lotta all’inflazione.