Sconfinamento bancario, in cosa consiste e quali conseguenze determina

Lo sconfinamento bancario si viene a verificare quando il titolare di un conto corrente va in rosso o utilizza più risorse rispetto a quelle concesse dal fido

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Pubblicato: 9 Settembre 2024 09:21

Quando il titolare di un conto corrente o di una linea di credito supera il limite di fido che gli è stato accordato si verifica il cosiddetto sconfinamento bancario. Sono diverse le motivazioni che determinano questa situazione: dopo il pagamento di un assegno o l’addebito automatico di una qualsiasi spesa il saldo disponibile vada in rosso.

Le conseguenze dello sconfinamento bancario sono diverse e possono includere l’addebito di commissioni ed interessi di mora. Ma soprattutto possono incidere negativamente sui rapporti che intercorrono tra la banca ed il cliente, arrivando ad influenzare in maniera negativa il merito creditizio.

In cosa consiste

Nel momento in cui il conto corrente va in rosso o si supera il limite del fido concesso dalla banca si verifica lo sconfinamento bancario. Questa situazione si viene a determinare quando:

  • la disponibilità del denaro presente sul conto corrente viene superata;
  • il limite del fido accordato dalla banca viene superato.

L’impresa o il privato che si dovessero venire a trovare in questa situazione, anche solo per un breve lasso di tempo, vanno ad utilizzare delle risorse finanziarie che non gli sono state concesse. Sono diverse le motivazioni che possono portare allo sconfinamento bancario:

  • viene emesso un assegno;
  • vengono effettuati dei prelievi o dei bonifici che superano il saldo disponibile;
  • si accumulano delle commissioni o degli interessi sul conto.

Si verifica anche con il fido

Il fido bancario è una linea di credito che la banca accorda ad un cliente. Anche con questo strumento, però, si può verificare uno sconfinamento bancario nel momento in cui il saldo del conto corrente scende al di sotto delle soglie che sono state concordate con la banca.

Ricordiamo che il fido consiste, a tutti gli effetti, in un prestito. In altre parole l’istituto di credito mette a disposizione di un cliente una somma di denaro oltre il saldo disponibile. Grazie a questi fondi il cliente ha la possibilità di effettuare spese o prelievi fino ad un certa soglia. Lo sconfino bancario si viene a generare proprio nel momento in cui il cliente supera le soglie concordate con la banca. A questo punto si potrebbe trovare nella situazione di pagare degli interessi passivi elevati. In alcuni casi possono essere applicate addirittura delle penali.

L’istituto bancario, quando si verificano queste situazioni, può arrivare a chiedere il rientro immediato delle somme sconfinate. Nel caso in cui la problematica dovesse continuare, può arrivare a revocare il fido e decidere di prendere altre misure per tutelare i propri interessi.

Fido bancario, in cosa consiste

L’affidamento bancario, comunemente noto come fido bancario, è una somma che viene messa a disposizione dell’istituto di credito al cliente, in modo che possa utilizzare dei fondi aggiuntivi rispetto al saldo ufficialmente disponibile sul conto corrente.

Grazie al fido bancario, in altre parole, il cliente ha la possibilità di andare in rosso entro un limite concordato direttamente con la banca. Grazie alla liquidità aggiuntiva messa a disposizione dalla banca, il cliente ha la possibilità di far fronte a delle necessità di liquidità temporanea, come delle spese impreviste o dei momentanei disallineamenti tra entrate ed uscite.

Il fido bancario ha un costo: vengono, infatti, applicati degli interessi su credito che il cliente utilizza e possono essere richieste delle commissioni per la disponibilità della linea di credito. Il tasso di interesse fissato, l’importo massimo disponibile e le varie commissioni vengono inserite in maniera dettagliata all’interno delle condizioni dell’affidamento. Il fido è uno strumento molto utile alle imprese e ai privati che hanno necessità di avere una certa flessibilità finanziaria. Ma è importante gestirlo con la massima attenzione in modo da evitare di far lievitare troppo i costi (che a volte possono essere elevati) e per evitare di andare incontro a potenziali problemi di insolvenza.

Sconfinamento bancario quando non c’è il fido

Lo sconfinamento bancario si può verificare anche quando l’istituto di credito non concede un fido. In questo caso si ha nel momento in cui il titolare di un conto corrente vede il saldo andare sotto lo zero. La situazione che si viene a verificare in questo caso, purtroppo, è più grave rispetto a quella nella quale il cliente ha ottenuto un fido: il cliente, infatti, sta utilizzando delle risorse finanziarie che non gli sono state concesse. Almeno formalmente.

Volendo sintetizzare al massimo, nel momento in cui manca un accordo di fido, ogni volta che il titolare di un conto corrente va in rosso utilizza dei fondi a cui non è autorizzato ad accedere. Le conseguenze sono molto più severe, almeno dal punto di vista degli interessi e delle commissioni. Lo sconfinamento bancario, in questo caso, può determinare l’applicazione di interessi elevati sul saldo negativo e l’addebito di pesanti commissioni per ogni giorno di sconfino bancario. Nel caso in cui dovesse mancare il fido, la banca potrebbe addirittura rifiutarsi di effettuare dei pagamenti o delle transazioni che potrebbero portare il conto in rosso. Questo aumenterebbe il rischio di ritardi o inadempimenti nei pagamenti.

Conto in rosso, cosa significa

Il conto in rosso è quando il saldo è sotto lo zero. In altre parole il titolare ha speso più denaro rispetto a quanto fosse disponibile. Il conto è in negativo perché è stato effettuato un pagamento o prelievo superiore a quanto disponibile.

Essere in rosso – che in altre parole corrisponde ad uno sconfinamento bancario – determina l’applicazione di interessi passivi e commissioni aggiuntive da parte della banca. In alcuni casi si può arrivare addirittura al blocco delle operazione, fino a quando non viene ripristinato il saldo positivo.

Quando si viene segnalati come cattivi pagatori

Una delle conseguenze più gravi dello sconfinamento bancario è la segnalazione come cattivo pagatore, che va ad impattare direttamente sulla reputazione creditizia di un’impresa o di una persona.

Le banche, in questo caso, si sono dovute adeguare al Regolamento Eba – l’authority bancaria europea – sui requisiti di capitale, che sono in vigore dal 2021. Le soglie per essere segnalato come cattivo pagatore sono le seguenti:

  • sconfinamento di 100 euro per i privati;
  • sconfinamento di 500 euro per le imprese;
  • 1% delle obbligazioni creditizie che una banca può vantare nei confronti del correntista;
  • periodo di sconfino di 90 giorni, che sale a 180 in caso di Pubblica Amministrazione.