Partite Iva, controlli a tappeto: chi rischia

Dall'Agenzia delle Entrate una raffica di controlli sulle partite Iva. Il Fisco è a caccia di prestanome, evasori e truffatori. Un algoritmo segnalerà i casi ad alto rischio.

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Arriva la stretta del Fisco sulle partite Iva con un diluvio di controlli volti ad accertare violazioni fiscali e imposte non versate. In caso di irregolarità scatteranno sanzioni amministrative e pecuniarie. Lo scopo è, in sintesi, scovare evasori, truffatori e prestanome.

Raffica di controlli sulle partite Iva

Lo scorso 16 maggio 2023 è diventato operativo il Protocollo 156803/2023 dell’Agenzia delle Entrate che riguarda il “presidio preventivo connesso all’attribuzione e all’operatività delle partite IVA”. La misura è stata prevista dalla Legge di bilancio a contrasto delle false partite Iva e contro quelle che abbiano commesso illeciti, che siano inattive e non in regola con le imposte. Il tutto si traduce in una serie di controlli a tappeto da parte dell’Agenzia delle Entrate.

I controlli partono in automatico all’apertura della partita Iva. In caso di sospetta irregolarità il cittadino viene chiamato a chiarire la propria posizione esibendo la documentazione necessaria. In caso non si riuscisse a dimostrare la propria buona fede si rischiano la chiusura d’ufficio della partita Iva e multe fino a 3mila euro.

Successivamente aprire una nuova partita Iva non sarà così semplice: il lavoratore dovrà aprire una polizza fideiussoria (o una fideiussione bancaria) per almeno 50mila euro e per un minimo di 3 anni.

Più grave è la trasgressione contestata, più dura sarà ripartire: se le violazioni fiscali che hanno portato alla chiusura d’ufficio della partita Iva dovessero essere superiori a 50 mila euro allora il lavoratore dovrà accendere una fideiussione pari all’importo che gli viene contestato. Ma si può alleggerire la propria posizione versando nel frattempo le somme dovute.

Partite Iva: il controllo è più probabile per alcuni

Dopo la convocazione, anche il non presentarsi nel giorno e nell’ora stabiliti per chiarire la propria posizione porta alla chiusura d’ufficio della partita Iva.

Le partite Iva non sono tutte uguali agli occhi dell’Agenzia delle Entrate: Il Protocollo 156803/2023 stesso spiega che saranno oggetto di particolare attenzione:

  • quelle inattive da un certo periodo;
  • quelle che tornano in funzione dopo il cambio della struttura;
  • quelle che tornano in funzione dopo il cambio nell’oggetto della propria attività.

L’Agenzia delle Entrate, tramite determinati algoritmi, elaborerà l’analisi del rischio di ogni partita Iva. E a seguire arriveranno i controlli sulle situazioni opache.

L’Agenzia delle Entrate sarà particolarmente occhiuta nel ricercare situazioni in cui vi sia scarsa congruenza fra caratteristiche del contribuente e tipologia di attività. Il caso tipico è appunto quello dei prestanome, che spesso sono persone molto anziane alle quali vengono intestate aziende e beni di lusso.

Salvi gli intermediari

Si stringono le maglie sui furbi delle partite Iva, ma si salvano gli intermediari: rispetto alla formulazione originaria del testo legislativo, nel corso dell’esame alla Camera dei deputati, si è deciso di eliminare l’inciso che estendeva la sanzione anche agli intermediari che trasmettono dichiarazioni fiscali infedeli per conto del contribuente.

Tempi duri dunque per le partite Iva, che sono in frenata rispetto agli anni passati: nel 2022 ne sono state aperte poco più di mezzo milione. E intanto viene certificato il crollo dei prestiti alle partite Iva, fatto che nel complesso le espone a un maggiore rischio di cadere vittime di usura.