Rimborso del Modello 730 per tasse in eccesso: come funziona l’istanza

L'istanza di rimborso è uno strumento molto importante se sono state versate delle tasse in eccedenza con il Modello 730/2025

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Pubblicato: 27 Giugno 2025 07:00

A seguito di un errore di calcolo o perché non sono state portate in detrazione alcune spese, il contribuente potrebbe aver versato delle imposte in eccesso. Attraverso l’istanza di rimborso ha la possibilità di chiedere quanto pagato in sovrappiù. La richiesta deve essere presentata agli uffici competenti territorialmente dell’Agenzia delle Entrate nel momento in cui il Modello 730/2025 o il Modello Redditi Pf sono stati presentati.

L’istanza di rimborso è regolamentata dall’articolo 38 del Dpr n. 602/703 e costituisce il principale strumento in possesso del contribuente per farsi restituire eventuali somme che siano state versate indebitamente. È necessario, però, gestire la pratica in modo corretto perché non si creino dei problemi con altri istituti tributari come sono la dichiarazione integrativa e la compensazione.

Quando si presenta l’istanza di rimborso

Ufficialmente l’istanza di rimborso può essere inoltrata nei casi di ripetibilità del pagamento. Molto semplicemente è un rimedio attraverso il quale i contribuenti possono chiedere il rimborso degli importi che hanno versato indebitamente. Con la sentenza n. 373/2016, la Corte di Cassazione ha ufficialmente chiarito che questo strumento può essere utilizzato:

In maniera indifferenziata in tutti i casi di ripetibilità del pagamento, a partire dal mero errore materiale sino all’ipotesi dell’inesistenza dell’obbligazione.

I casi nei quali questo strumento può essere utilizzato sono quelli che riguardano degli errori di calcolo degli acconti, quando vengono effettuati dei versamenti doppi (capita più sovente di quanto si possa immaginare quando viene utilizzato il Modello F24).

Ma non solo. Gli errori possono essere relativi ad aliquote o a coefficienti che sono stati applicati erroneamente o quando i versamenti sono stati effettuati prendendo spunto da alcune normative che sono state modificate o dichiarate illegittime in un secondo momento.

Istanza di rimborso Modello 730
👤 Chi può presentarla Contribuenti che presentano il 730 senza sostituto d’imposta
📅 Quando serve Se dalla dichiarazione emerge un credito Irpef da rimborsare
📄 Dove si presenta Online sul sito dell’Agenzia delle Entrate (area riservata)
📥 Cosa indicare Iban valido per l’accredito, dati anagrafici e riferimenti dichiarazione
⏳ Tempi Rimborso accreditato entro circa 6 mesi dall’elaborazione
📌 Note importanti Controllare che il credito superi la soglia minima per l’erogazione

Versamenti diretti o ritenute: le differenze

Per la gestione dell’istanza di rimborso relativa al Modello 730/2025 è necessario procedere con una distinzione tra i versamenti diretti e le ritenute.

  • Per i versamenti diretti il legislatore ha deciso che il termine per la richiesta decorre dal momento in cui è stato effettuato il pagamento.
  • Per le ritenute scatta nel momento in cui la ritenuta stessa è stata operata.

La distinzione risulta particolarmente importante nel momento in cui dovessero esserci degli sfasamenti temporali importanti tra quando l’operazione di ritenuta è stata operata e quando il sostituto d’imposta ha effettuato realmente il versamento.

Il rimborso delle imposte nel Modello 730/2025

Voce importante da affrontare sono i rimborsi che scaturiscono dalla dichiarazione dei redditi. Quando il contribuente ha maturato un credito e, all’interno del quadro RX del Modello Redditi Pf ha indicato di voler ottenere il rimborso, l’importo viene gestito direttamente dall’AdE.

In alternativa è possibile portare il credito all’anno successivo è utilizzare in compensazione i relativi importi per saldare altre tipologie di tributi.

Nel momento in cui il contribuente sceglie il rimborso del credito, l’Agenzia delle Entrate procede con i normali controlli ed eroga quanto spetta. Nel caso in cui il contribuente non effettua alcun tipo di scelta, l’AdE ritiene che il credito venga utilizzato nella successiva dichiarazione dei redditi.

Le eventuali imposte versate in eccesso vengono restituite solo e soltanto se il contribuente presenta un’istanza di rimborso e dopo che gli uffici tributari hanno effettuato i controlli necessari. E, soprattutto, solo quando sia stato appurato che lo stesso importo non sia stato impiegato con un Modello F24 o con le dichiarazioni successive.

Situazione sostanzialmente simile è quella che coinvolge i contribuenti che utilizzano il Modello 730/2025. Hanno la possibilità di ottenere il rimborso direttamente dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico – che agiscono in qualità di sostituto d’imposta.

Nel caso in cui il rimborso non dovesse essere effettuato per un qualsiasi motivo, è possibile presentare l’istanza di rimborso direttamente all’Agenzia delle Entrate. In questo caso il contribuente deve allegare alla documentazione la certificazione attraverso la quale il datore di lavoro o l’ente pensionistico dichiarano di non aver provveduto ad effettuare il conguaglio. E quindi le imposte non sono state rimborsate.

Quando si viene a verificare questa situazione è necessario ricordare che l’Agenzia delle Entrate, entro sei mesi dalla data nella quale il contribuente ha provveduto a trasmettere il Modello 730/2025 effettua dei controlli preventivi.

Questi sono, sostanzialmente, delle verifiche documentali attraverso le quali si controlla se le detrazioni per i carichi di famiglia spettano realmente nel momento in cui ci sia un rimborso che supera i 4.000 euro. Vengono effettuati, inoltre, dei controlli anche sui crediti che scaturiscono dalle precedenti dichiarazioni dei redditi.

La soglia minima per ottenere il rimborso

L’articolo 1, comma 137, della Legge n. 266/2005 prevede che non possano essere rimborsati dei crediti inferiori a 12 euro.

In un certo senso questa limitazione può apparire marginale, ma andando a ben vedere può avere una rilevanza pratica nel momento in cui si prendono in considerazione le varie dinamiche che stanno a monte delle compensazioni dei crediti residui che possono derivare da delle operazioni complesse.

Il vero nodo per l’istanza di rimborso è il termine decadenziale, il quale scatta dopo che sono passati 48 mesi.

La consuetudine giurisprudenziale fa decorrere il termine dalla data di versamento del saldo nel momento in cui il diritto al rimborso deriva da delle eccedenze di acconto. Lo fa, invece, decorrere dalla data del versamento dell’acconto stesso quando l’importo non era dovuto o doveva essere versato in misura inferiore.

L’impiego della dichiarazione integrativa

A venire un po’ incontro ai contribuenti c’è l’articolo 2 del Dpr n. 322/98, che offre una valida alternativa all’istanza di rimborso. La dichiarazione integrativa permette di accedere ad una serie di vantaggi:

  • ha dei termini più lunghi – la scadenza è il 31 dicembre del quinto anno successivo;
  • permette di accedere alla compensazione automatica;
  • ci sono meno rischi di diniego.

Non dobbiamo dimenticare, però, che con la dichiarazione integrativa vengono riaperti i termini di accertamento per gli elementi che sono stati modificati. Ma soprattutto si corre il rischio di sanzioni per le indebite compensazioni nel caso in cui il credito dovesse essere contestato.

Per scegliere una delle due opzioni è necessario fare delle valutazioni caso per caso, che devono partire dalla solidità della pretesa creditoria e devono tenere conto del profilo di rischio del contribuente.