Flat Tax Partite IVA: cosa cambia con la riforma fiscale

Nel testo nessuna indicazione: i possibili scenari su flat tax e forfettari. Una volta completata la riforma fiscale (con i decreti legislativi), si capiranno le sorti della flat tax.

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Redazione

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Non c’è traccia della flat tax dei forfettari nel testo della legge delega di riforma fiscale (approvata nei giorni scorsi creando, tra l’altro, qualche tensione tra il Premier Draghi e la Lega).

Flat Tax Partite IVA cosa cambia?

Per ora, come ormai noto, spazio al riordino dell’IRPEF ma nessun riferimento sull’evoluzione del regime forfetario, cosa che farebbe ipotizzare che la “tassa piatta” resterà invariata. Di contro, c’è da registrare che la volontà di ridurre le variazione eccessiva delle aliquote indurrebbe a  pensare, invece, ad una revisione della flat tax.

Come riporta il portale Pmi.it, una volta completata la riforma fiscale  (con i decreti legislativi), si capiranno le sorti della flat tax che  potrebbe restare in alternativa alla tassazione ordinaria, modificata oppure essere superata.

Un indizio potrebbe arrivare dal documento conclusivo sulla riforma fiscale delle Commissioni Finanze di Camera e Senato. Mantenimento della flat tax con aliquota unica al 15% per Partite IVA con reddito fino a 65mila euro l’anno superando però la criticità del  brusco passaggio dal regime forfettario all’applicazione dell’IRPEF ordinaria allo sforamento della soglia dei 65mila di fatturato, che comporta un forte innalzamento dell’aliquota fiscale applicata, dal 15% previsto per i forfettari al 41% per i redditi fra 55mila e 75mila euro.

Parola d’ordine gradualità

Il punto di caduta finale potrebbe essere introdurre una maggior gradualità: dopo il superamento dei 65mila euro, il contribuente può continuare ad applicare la flat tax per due periodi di imposta, durante i quali l’aliquota sale però al 20%.Gradualità che si applicherebbe solo nel caso in cui l’aumento del fatturato non superi il 10% l’anno.

Ma siamo ancora nel campo – variabilissimo – delle ipotesi. 

Sempre restando in tema di delega fiscale, continua, intanto, a far discutere e resto oggetto di confronto politico, in particolare con la Lega, la riforma del catasto che prevede “una modifica della disciplina relativa al sistema di rilevazione catastale al fine di modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati”. A ciascuna unità immobiliare, oltre alla rendita catastale così come avviene ora, bisognerà attribuire anche “il relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato”.