Concordato preventivo, flat tax per tutti i contribuenti: la proposta dei commercianti

Potrebbe aumentare la platea delle persone che aderiranno al concordato preventivo, secondo i commercianti e artigiani

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Commercianti e artigiani uniti per chiedere al viceministro Maurizio Leo una flat tax per tutti i contribuenti che aderiscono al concordato preventivo biennale. Sarà questa la richiesta che verrà recapitata nei prossimi giorni al viceministro dai rappresentanti del commercio e dell’artigianato, membri della commissione degli esperti incaricati di fornire un parere sul periodico aggiornamento degli indicatori di affidabilità fiscale (Isa).

Con il concordato preventivo, l’amministrazione fiscale calcolerà un reddito ipotetico per le piccole imprese o i lavoratori autonomi, sui quali baseranno il pagamento delle tasse nei due anni successivi. In caso di ricavi superiori alle stime, non sarà richiesto alcun pagamento aggiuntivo.

Quanti potranno aderire al concordato preventivo

Come noto, l’accordo sarà esteso sia ai circa 2 milioni di lavoratori autonomi e titolari di partita Iva che hanno già aderito al regime forfetario con un’aliquota fiscale del 15%, sia ai restanti 2,5 milioni di soggetti che devono attenersi all’Isa. Questo però include anche coloro che potrebbero essere considerati probabili evasori, indipendentemente dal loro punteggio Isa. Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani e Confesercenti sostengono che, per incentivare questi ultimi a accettare la proposta fiscale, sarebbe opportuno consentire anche a loro di uscire dall’Irpef. Questo, considerando che la maggior parte della base imponibile dell’Irpef è già costituita dagli stipendi dei lavoratori dipendenti e dalle pensioni.

“Per quanto riguarda i soggetti Isa più virtuosi, coloro con un punteggio superiore all’8, che rappresentano circa il 44% e dichiarano in media 75.000 euro –  spiega Vincenzo De Luca, responsabile fiscale di Confcommercio – già godono di alcuni benefici. Tuttavia, per incoraggiarli ad accettare di dichiarare un reddito che arrivi a 10, potrebbe essere necessario introdurre un’imposta sostitutiva, tramite normativa, sul differenziale tra il reddito dichiarato e la cifra proposta dall’Agenzia delle Entrate. In alternativa, tramite un decreto ministeriale che stabilisca la metodologia per la preparazione della proposta, potrebbe essere considerata la possibilità di ridurre quel differenziale di una certa percentuale.”

Nei giorni scorsi c’era stata molta discussione sul fatto che il concordato preventivo potesse favorire gli evasori fiscali. Tuttavia, Leo ha smentito queste voci, affermando che la riforma è vantaggiosa per tutti i contribuenti. Nei giorni scorsi aveva dichiarato: “Il concordato mira a far sì che coloro che finora non hanno versato quanto dovuto paghino di più, mentre premia con queste risorse i contribuenti che hanno sempre adempiuto ai propri doveri. Stendiamo la mano a coloro che sono disposti ad adeguare le loro dichiarazioni, ma allo stesso tempo saremo inflessibili con chi evade il fisco. Il nostro obiettivo è ridurre le tasse per tutti: questo è il premio che vogliamo offrire.”

Cosa succede a chi ha un basso punteggio Isa

Per quanto riguarda gli altri soggetti, coloro con punteggi Isa al di sotto della sufficienza e che hanno dichiarato un reddito annuo medio inferiore a 25.000 euro nelle ultime dichiarazioni, i rappresentanti delle imprese ritengono che, se l’obiettivo è portarli gradualmente a un punteggio Isa pari a 10, l’aumento del reddito su cui pagare le tasse sarà significativo. Di conseguenza, essi sostengono che dovrebbe essere concessa loro un’imposta sostitutiva “incentivante”. Se queste richieste fossero accolte, si amplierebbe notevolmente il numero di autonomi soggetti a regimi fiscali sostitutivi, inclusi coloro con redditi superiori agli 85.000 euro, attualmente la soglia per accedere alla flat tax.

Inoltre, nel documento in fase di preparazione per la consegna a Leo, verrà sottolineata la necessità di ridurre dal 50% al 30% il calo di reddito rispetto a quello oggetto del concordato, al superamento del quale il contribuente potrà decidere di uscire dall’accordo perché non più conveniente.

Cos’è la flat tax

Il termine flat tax, che si può tradurre con “tassa piatta”, indica un sistema fiscale non progressivo basato su un’aliquota fissa, al netto di eventuali deduzioni fiscali o detrazioni. In altre parole, in un regime di flat tax viene appiattita la progressività dell’imposta e tutti i contribuenti versano in tasse la stessa percentuale del proprio reddito, indipendentemente da quanto guadagnano.