A Como parchimetri usati per scovare gli evasori fiscali, ma pesa l’incognita privacy

La lotta all'evasione fiscale a Como potrebbe passare dai parcheggi: chi lascia l'auto in uno spazio a pagamento ed ha pendenze fiscali pagherà tariffa maggiorata. Ma c'è il rischio di violare la privacy degli automobilisti

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Nei parcheggi di Como potrebbe essere il parchimetro a fare i controlli fiscali sugli evasori. L’idea è stata lanciata dal sindaco Alessandro Rapinese durante un suo intervento a Tagadà su La7. L’ultima suggestiva frontiera della lotta all’evasione ha però fatto storcere il naso a diversi esperti di privacy, che avanzano dubbi sulla fattibilità del piano Rapinese.

A Como i parchimetri anti-evasori

L’idea, in concreto, è quella di recuperare risorse andando ad aumentare le tariffe per chi non è in regola con le tasse. In questo modo: quando un automobilista posteggia e aziona il parchimetro per pagare la sosta, non appena inserisce la targa parte un controllo sulla sua posizione fiscale. In caso l’Imu o la Tari non siano state versate, l’automobilista dovrà pagare la sosta per intero. Chi invece non abbia pendenze nel proprio cassetto fiscale, potrà usufruire delle tariffe agevolate per i residenti.

Ma non è tutto: “Se non sei a posto con l’ufficio tributi, semplicemente il parcheggio te lo paghi pieno. E in più sul parcometro ti uscirà un avviso: ‘Passa dall’ufficio tributi perché abbiamo qualcosa da dirti'”, ha detto Rapinese.

Accertamento fiscale nel posteggio, c’è il problema privacy

L’idea, rivoluzionaria, fa però sorgere dubbi relativamente alla tutela dei dati personali. Il principio fondamentale al quale è ispirata la legislazione sulla privacy prevede che i dati vengano raccolti unicamente per gli obiettivi specifici per i quali vengono richiesti e solo dopo avere debitamente informato l’utenza. Gli stessi dati devono poi venire trattati in maniera conforme e non eccedente a quegli obiettivi. Tenendo conto di tali principi, chi inserisce il proprio numero di targa all’interno di un parchimetro si aspetta che il dato venga utilizzato esclusivamente ai fini della sosta.

Un parziale escamotage potrebbe eventualmente essere quello di rendere nota la nuova finalità del trattamento dei dati tramite appositi cartelli, in modo tale da informare chi usufruisce dei posteggi. La sosta equivarrebbe dunque all’accettazione delle condizioni di utilizzo. Ma anche in questo caso incomberebbe un’incognita privacy relativa alla non conformità della raccolta e alla eccedenza degli obiettivi.

Dati di soggetti terzi

C’è poi un’ulteriore incognita: come gestire una situazione in cui l’automobilista posteggia un’auto non di sua proprietà perché appartenente a un congiunto, al datore di lavoro o a una società di noleggio? Ci si potrebbe ritrovare a dover pagare tariffe maggiorate dovute alla situazione debitoria di terzi. E non solo: l’automobilista potrebbe essere messo a conoscenza della posizione fiscale altrui.

Il precedente del 2022

Il sindaco di Como Alessandro Rapinese non è nuovo a idee simili: nel 2022 aveva annunciato la volontà di far scattare gli accertamenti fiscali sui cittadini che presentavano istanza per il rinnovo della carta di identità. E anche in quell’occasione gli esperti di privacy avevano sollevato diverse perplessità. Il Comune non ha mai reso noti i risultati di quella sperimentazione.