Tasse sulla casa, l’Imu resta. Cosa fare subito se non l’hai pagata

Anche per l'Imu è possibile accedere al ravvedimento operoso. Ma è necessario prestare molta attenzione alle tempistiche

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Governo Meloni nella bufera per la stangata sulle tasse della casa, tra cui rimane anche l’Imu. Chi si fosse dimenticato di pagarla – perché i termini ormai sono scaduti – può ricorrere all’istituto del ravvedimento operoso? Sì, la risposta è affermativa. Così come per molte altre scadenze fiscali non rispettate, anche per l’Imu i contribuenti hanno la possibilità di mettersi in regola pagando delle sanzioni in formula ridotta.

Al pari, forse del bollo auto, senza dubbio l’Imu è una delle imposte più odiate dai contribuenti. Varata nel 2011 dall’allora governo Monti e diventata operativa nel 2012, nel corso degli anni ha subìto una serie di modifiche. Fino al 2013 era obbligatorio pagarla anche sull’abitazione principale, indipendentemente a quale categoria catastale appartenesse. Con la Legge di Bilancio 2020 è stata accorpata alla TASI.

Nel corso degli ultimi mesi, l’Imu è tornata al centro dell’attenzione: nel corso del 2024 arriveranno alcuni cambiamenti delle aliquote. Grazie al Decreto del Mef datato 7 luglio 2023 i Comuni avranno una maggiore autonomia nella loro determinazione. Attraverso questo decreto si andrà a riordinare completamente la materia: i Comuni avranno la possibilità di intervenire con maggiore autonomia, muovendosi all’interno di alcune casistiche individuate direttamente dal Ministero delle Finanze. In altre parole, alcuni contribuenti potrebbero trovarsi nella situazione di dover pagare di più.

Fatte queste doverose premesse, è necessario ricordare che per il pagamento dell’Imu valgono sempre le due classiche scadenze: l’acconto il 16 giugno ed il saldo il 16 dicembre (nel 2023 questo appuntamento slitta a lunedì 18 dicembre).

La dichiarazione Imu ed il versamento dell’imposta

Prima di tutto è necessario evitare di fare confusione tra la dichiarazione Imu ed il versamento di quanto dovuto.

Dichiarazione Imu

Nel caso in cui il proprietario di un immobile sia tenuto ad effettuare la dichiarazione Imu, non è detto che sia anche obbligato a provvedere al pagamento. Questa operazione deve essere effettuata dai contribuenti per i quali, nel corso dell’anno, sono intervenute delle variazioni importanti per determinare il valore dell’imposta da versare.

La dichiarazione Imu deve essere presentata entro il 30 giugno dell’anno successivo rispetto a quello in cui è iniziato il possesso dell’immobile. O rispetto a quando sono intervenute le suddette variazioni. Non è necessario presentare una dichiarazione Imu tutti gli anni: quella presentata vale anche per gli anni successivi alla sua presentazione. Sempre che non intervengano dei cambiamenti o delle variazioni. In altre parole deve essere presentata solo e soltanto quando cambia qualcosa.

Il pagamento dell’imposta

L’imposta, invece, deve essere pagata tutti gli anni. Le scadenze entro le quali assolvere a questo obbligo sono due: 16 giugno e 16 dicembre. Esclusa dal pagamento dell’Imu è l’abitazione principale: per tutti i casi – salvo rarissime eccezioni – è sempre necessario mettere mano al portafoglio.

Imu non pagata: cosa succede?

Può capitare che un contribuente si dimentichi di pagare l’Imu. O che la paghi solo in parte: in questi casi scattano le sanzioni, le quali consistono in una maggiorazione d’imposta, che può oscillare da un minimo dello 0,1% ad un massimo del 30%, a seconda del ritardo con il quale è stata sanata l’irregolarità. Ovviamente più alto è il ritardo, maggiore è la percentuale da applicare.

Ad indicare quali debbano essere le sanzioni da applicare ai ritardatari è l’articolo 16 del Dlgs n. 473/97, il quale prevede:

  • 1/15 per ogni giorno di ritardo, se si rimane sotto i 14 giorni;
  • 15% nel caso in cui il ritardo sia compreso tra i 15 ed i 90 giorni;
  • 30% nel caso in cui il ritardo risulti essere superiore a 90 giorni.

Anche per l’Imu c’è il ravvedimento operoso

Il contribuente può accedere anche all’istituto del ravvedimento operoso per sanare l’Imu. Questo strumento permette di regolarizzare spontaneamente le imposte che non sono state versare o per le quali sia stato effettuato un versamento insufficiente. Il diretto interessato, in questo modo, ha la possibilità di godere di una riduzione delle sanzioni, purché la violazione non sia già stata contestata e notificata dall’Agenzia delle Entrate attraverso una cartella esattoriale.

Anche per il ravvedimento operoso esistono delle tempistiche, che permettono di accedere a tipi diversi di sconto:

  • regolarizzando la propria posizione entro 14 giorni dalla scadenza, si può beneficiare del ravvedimento sprint. In questo caso la maggiorazione sarà solo dello 0,1% per ogni giorno di ritardo;
  • sanando la situazione tra il 15esimo ed il 30esimo giorno, si ha diritto ad accedere alla maggiorazione fissa dell’1,5%;
  • regolarizzare la propria posizione oltre il mese di ritardo permette di usufruire del ravvedimento intermedio: la multa, in questo caso, sale all’1,67%, sempre che l’operazione venga effettuata entro il 90esimo giorno dalla scadenza;
  • nel caso in cui si provveda a sanare la situazione entro la scadenza per la dichiarazione dell’anno successivo, si può accedere al ravvedimento lungo. La sanzione, in questo caso, risulta essere pari al 3,75%.

Chi dovesse essersi dimenticato del tutto di effettuare il pagamento dell’Imu, lo dovrà effettuare entro i termini stabiliti per la prossima dichiarazione. Superata questa scadenza non sarà più possibile beneficiare del ravvedimento operoso, ma sarà necessario pagare la multa del 30%. Alla sanzione dovranno essere aggiunti gli interessi legali.

I pagamenti devono essere sempre effettuati attraverso un Modello F24.

Il ravvedimento lunghissimo

Alle tipologie che abbiamo visto fino a questo momento se ne aggiunge un’altra: il ravvedimento operoso lunghissimo. Questa soluzione può essere adottata dal contribuente che abbia superato la soglia dei dodici mesi, senza aver effettuato il versamento.

L’operazione, però, deve essere effettuata entro due anni dalla scadenza originaria. La sanzione ordinaria, in questo caso, è pari al 30%, che viene ridotta ad 1/7 e quindi risulta essere pari al 4,29%.

Mancata dichiarazione Imu

È possibile accedere al ravvedimento operoso anche per la mancata presentazione della dichiarazione Imu. Ricordiamo, infatti, che anche in questo caso è necessario rispettare una determinata scadenza.

Purtroppo, per quanto riguarda il 2023 i contribuenti non hanno più la possibilità di accedere al ravvedimento operoso: la scadenza per presentare la dichiarazione Imu era lo scorso 30 giugno 2023 e, per accedere alla sanatoria agevolata, c’era tempo fino allo scorso 28 settembre 2023. Il contribuente ha infatti 3 mesi di tempo per mettersi in regola. Ora come ora, per sanare la propria situazione non si può beneficiare delle sanzioni in forma ridotta.