Bonus edilizi, seconda casa fuori dai benefici ed Ecobonus verso il rinnovo ma con paletti

Dall'assemblea di Confindustria, la premier Giorgia Meloni ha annunciato una dura stretta sui bonus edilizi che non verranno più garantiti per le seconde case

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 19 Settembre 2024 12:11

Niente più bonus edilizi a pioggia. La coperta è corta e occorre fare delle scelte: dopo l’ubriacatura del Superbonus 110% a fare il punto sulla nuova situazione è intervenuta la stessa premier Giorgia Meloni che, dall’assemblea di Confindustria, ha annunciato l’addio ai bonus edilizi “sulle seconde e terze case“. La stretta sui bonus e sugli sconti fiscali che prenderà corpo nella nuova legge di Bilancio è senza precedenti perché fino ad oggi erano stati applicati su tutti gli interventi edilizi senza distinzioni. Per quanto riguarda poi le ristrutturazioni edilizie, si sa che lo sconto dovrebbe passare dal 50% al 36% nel 2025.

Ecobonus prima casa

La riforma potrebbe confermare l’Ecobonus al 65% ma solo per la prima casa e solo in caso l’intervento vada ad assicurare migliori performance energetiche dell’edificio.

Spunta poi l’ipotesi di trasformare i bonus fiscali in trasferimenti monetari per i contribuenti incapienti.

Governo a caccia di risorse

Per il governo Meloni è cruciale trovare risorse per chiudere entro l’anno la Manovra economica. Attualmente sono stati individuati 20-25 miliardi, anche frutto di tagli. Il governo sta puntando a reperire ulteriori risorse al fine di poter garantire gli impegni presi con i cittadini, dall’aumento delle pensioni minime a nuove deroghe previdenziali per scongiurare l’applicazione della legge Fornero, dai tagli Irpef per determinate categorie di lavoratori al potenziamento dell’assegno unico per le famiglie numerose.

Decreto Omnibus

Intanto è in corso quello che nel gergo parlamentare viene definito “assalto alla diligenza”: il decreto Omnibus in esame al Senato è stato oggetto di una vera e propria pioggia di emendamenti, con esponenti delle varie forze politiche che cercano di infilare nelle pieghe della legge codicilli per favorire questo o quel settore, o anche solo per ingolfare il dibattito politico a scopo di ostruzionismo.

Sono stati presentati 726 emendamenti, di cui 489 ancora da valutare. La scadenza del decreto Omnibus è fissata per il 18 ottobre. I tempi per le discussioni approfondite sono estremamente ristretti.

Da parte del governo Meloni sono ancora attesi ulteriori emendamenti, fra i quali la possibilità di anticipare a dicembre il Bonus Befana da 100 euro lordi (80 euro netti). La rivalutazione delle pensioni, oggetto di un tira e molla fra favorevoli e contrari nella stessa maggioranza, potrebbe poi prendere corpo già quest’anno grazie all’extra gettito previsto per il 2024 che si aggira intorno ai 3 miliardi di euro. La maggioranza spinge inoltre per un concordato fiscale biennale con uno scudo sui controlli degli ultimi 5 anni e per nuovi incentivi per chi trasferisce la residenza in Italia, compresi gli sportivi professionisti. Lo scopo è quello di attrarre capitali, sia monetari che umani.

Per il governo un’altra sfida è rappresentata dal fatto che nel Piano strutturale di Bilancio che dovrà essere presentato all’Unione europea a ottobre inoltrato, gli investimenti dovranno aumentare ogni anno almeno seguendo i precedenti andamenti medi di crescita.