Putin-Trump, telefonata fallita: Zelensky chiede l’aiuto dell’Ue

La telefonata tra Trump e Putin non sblocca la crisi ucraina, mentre Zelensky vola in Europa per rafforzare l'alleanza con l'Ue

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 4 Luglio 2025 08:48

Trump e Putin hanno avviato le loro conversazioni formali di oltre un’ora da febbraio, e fino ad oggi si sono rivelate piuttosto inefficaci. Quella di ieri è stata la sesta telefonata tra i due presidenti, segnata dal gelo di Washington verso Kiev e dalle manovre militari russe sul campo, che hanno scandito una giornata densa di tensione, diplomazia e messaggi contraddittori.

Trump non ha detto tanto, ma ha ammesso poi ai giornalisti di non aver ottenuto progressi. Ha precisato che gli Stati Uniti continuano a fornire armi a Kiev, ma facendo attenzione alle proprie scorte: “Le abbiamo date e continuiamo a farlo ma dobbiamo essere sicuri di averne abbastanza per noi”. Questo tipo di esternazioni, secondo molti osservatori, hanno dato fiato alle ambizioni del Cremlino e reso ancora più confuso il quadro complessivo. Ed è proprio per questo che Zelensky vuole avvicinarsi ancora di più all’Europa, e chiede di comprare armi dagli Usa.

Trump ammette lo stallo con Putin sul conflitto in Ucraina

La telefonata tra Trump e Putin, durata un’ora, ha confermato la distanza tra Washington e Mosca. Una distanza comoda, pacata, di cortesia. Trump si è detto insoddisfatto, rimarcando però che le forniture americane a Kiev continuano, anche se col freno a mano tirato. Per Putin invece la chiamata è servita a ribadire che Mosca non arretra e non rinuncia ai propri obiettivi. Nessuna apertura su un cessate il fuoco, mentre dal Cremlino è arrivato l’invito a gestire anche Iran e Medio Oriente con mezzi politici.

Nella conversazione, vista in chiave strategica, notiamo la prudenza americana e la determinazione russa a sfruttare ogni spiraglio per consolidare sul campo le proprie posizioni militari. Anche se Bruxelles dice che Kiev resta prioritaria, il presidente ucraino vorrebbe come alleato principale proprio gli Stati Uniti perché sono gli unici che possono fornire sistemi come i Patriot.

Zelensky cerca garanzie in Europa

Zelensky, consapevole della crescente stanchezza e indecisione di Washington, ha scelto Aarhus per rilanciare la diplomazia. Ha incontrato Frederiksen, Von Der Leyen e Costa per ottenere assicurazioni sul sostegno europeo, incassando impegni su nuove sanzioni e aiuti militari.

Bruxelles ha ribadito che Kiev è un nodo importante, ma il presidente ucraino ha sottolineato che solo gli Stati Uniti possono fornire sistemi come i Patriot. Politico riporta che Zelensky chiederà a Washington di autorizzare gli europei all’acquisto diretto di armi americane.

Von der Leyen ha colto la palla al balzo e ha definito lo stop di Washington un segnale per accelerare sul suo progetto più caro, ossia il riarmo europeo. Frederiksen ha ribadito che la strategia comune non cambierà, pur ammettendo la preoccupazione per l’affidabilità di Washington. Zelensky, intanto, ha firmato un accordo con Swift Beat per produrre droni in Ucraina, nel tentativo di ridurre almeno in minima parte la dipendenza dalle forniture esterne.

La crisi militare sul campo e il veto dell’Unghera

Dietro telefonate e diplomazie c’è purtroppo una guerra in corso che coinvolge prima di tutto civili. L’esercito ucraino, sempre più sotto pressione, fatica a mantenere le posizioni di fronte a una Russia sterminata che può contare su oltre 600mila uomini e su nuovi rinforzi, compresi circa 30mila soldati nordcoreani.

Mosca ha arruolato quest’anno più di 210mila militari grazie a incentivi economici generosi. Kiev, dissanguata da perdite e diserzioni in una guerra sempre più impopolare, deve coprire oltre 1.100 chilometri di fronte, mentre l’avanzata russa procede lentamente ma inesorabilmente, con conquiste territoriali che aumentano mese dopo mese.

La situazione più critica si registra intorno a Pokrovsk e Kostiantynivka, ultime difese prima di Kramatorsk e Sloviansk. Qui i russi guadagnano terreno ogni giorno, approfittando del ridimensionamento degli aiuti americani, in particolare delle forniture di missili a lunga gittata e munizioni per l’artiglieria. Il taglio delle batterie Patriot mette inoltre a rischio la difesa aerea delle città e delle infrastrutture ucraine.

Sul fronte politico, resta il veto dell’Ungheria sull’adesione ucraina all’Unione. Costa ha esortato: “Kiev sta facendo le riforme e invito la Commissione e l’Ucraina a continuare il lavoro”.