Carri armati nelle stazioni italiane? Cosa sappiamo

Ha fatto scalpore il passaggio da diverse stazioni ferroviaria italiane di un treno merci carico di venti obici semoventi "M109L", in direzione Ucraina

Foto di Claudio Carollo

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Una scena da Paese in guerra che molti italiani non avrebbero mai pensato di vedere: i viaggiatori di diverse stazioni ferroviarie sono rimasti sorpresi nell’assistere al passaggio di una fila di vagoni caricati con carri armati, durante la mattinata di venerdì 14 aprile. Il treno era diretto in Ucraina ed è stato ripreso da tanti spettatori stupiti attraverso dei video rimbalzati poi sui social, non senza scatenare la polemica sul coinvolgimento dell’Italia nel conflitto tra Kiev e Mosca.

Carri armati nelle stazioni italiane? Il video

Le immagini che hanno fatto il giro del web sono state filmate in particolare alla stazione di Udine, dove i passeggeri hanno visto sfilare il convoglio avvistato anche in altri scali ferroviari, dal Veneto al Friuli.

I video diffusi sui social network mostrano la colonna di mezzi militari transitare sui binari a velocità ridotte, tra i 5 e i 10 chilometri orari. Tra i tanti utenti che hanno condiviso il passaggio dei vagoni diretti al fronte anche l’ex senatore del M5s, Gianluca Ferrara, che ha pubblicato la scena sulla sua pagina, ribadendo la linea del Movimento contro l’invio di armamenti in Ucraina (qui potete vedere il video).

Il treno merci non trasportava in realtà carri armati, ma obici semoventi “M109L” in dotazione alle froze armate italiane. Si tratta di pezzi di artiglieria da 155 mm, in scafi corazzati su cingolati risalenti agli anni ’60 e ’70, che il Governo ha recuperato dai magazzini dell’esercito per destinarli a Kiev.

La conferma è arrivata dal ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, che intervistato a ‘Rainews’, ha spiegato come questi “semoventi di artiglieria su cingoli” facciano parte di un pacchetto di aiuti militari “deliberato dal governo precedente e che vengono consegnati questa settimana” all’Ucraina. Fonti della Difesa, interpellate dal sito ‘Open’, hanno inoltre precisato che si tratterebbe di mezzi dismessi dalle forze armate italiane anni fa e “non funzionanti”, che avrebbero bisogno di essere revisionati dall’esercito di Kiev una volta arrivati al fronte (qui abbiamo parlato delle divergenze tra la Lega e Fratelli d’Italia sull’invio di armi all’Ucraina).

Convoglio di obici semoventi verso Kiev: cosa sono

L’”M109L” è la versione aggiornata italiana dell’obice semovente d’artiglieria americano M109. Tra il 1986 e il 1992 la Oto Melara ne realizzò 280 con un’arma da 155 millimetri allungata che gli permette di colpire a trenta chilometri di distanza. All’inizio di questo secolo sono stati sostituiti dai più moderni PzH 2000, con gittata di 40 chilometri di fabbricazione tedesca e l’Italia ha cominciato a rivendere gli obici semoventi ad altri Paesi come il Pakistan, che ne ha acquistato 70, e il Gibuti, una decina.

I restanti si trovano ancora nel deposito di Lenta, in provincia di Vercelli, e tra i circa cento ancora recuperabili diverse decine sono state inviate in Ucraina (qui abbiamo parlato dei possibili scenari della guerra).

A febbraio l’Italia ha consegnato a Kiev il sesto pacchetto di assistenza militare, che comprendeva i sistemi mobili di difesa antiaerea SAMP-T , così come i sistemi di difesa ad area basati su laser chimici Skyguard e i sistemi missilistici Spike (qui per sapere quanto spende l’Italia per le armi).