Pd in fiamme: ecco i promossi e i grandi esclusi alle elezioni

La Direzione nazionale del partito guidato da Enrico Letta ha approvato la delibera per votazione delle liste del Partito Democratico per le elezioni politiche 2022

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Dopo il programma del centrodestra e quello del Movimento 5 Stelle, ecco finalmente i nomi del Pd. Di programma ancora si parla in maniera vaga, ma sulle persone la Direzione nazionale del partito guidato da Enrico Letta ha approvato la delibera per votazione delle liste del Partito Democratico per le elezioni politiche 2022: 3 i contrari e 5 gli astenuti.

Le trattative sono state serrate ma alla fine, tra illustri promossi e sonori bocciati, i nomi sono arrivati. “Avrei voluto ricandidare tutti i parlamentari uscenti” ha commentato Letta, ma era “impossibile” per via del taglio di parlamentari “ma anche per esigenza di rinnovamento”.

Letta ha spiegato di aver chiesto personalmente sacrifici “ad alcuni”, cosa che “mi è pesata tantissimo”. 4 anni fa il metodo di chi faceva le liste era ‘faccio tutto da solo’, mentre lui – dice – ha cercato di comporre un equilibrio. “Rispetto dei territori tra i criteri fondanti delle scelte”, ha aggiunto il leader dem. “Termino questo esercizio con un profondo peso sul cuore per i tanti no che ho dovuto dire. Peso politico e umano. Ma la politica è questo: assumere la responsabilità”.

Avrebbe potuto, aggiunge, imporre persone di sua fiducia, “ma non l’ho fatto perché il Partito è comunità”. Il segretario ha sottolineato che “la parità di genere è stata rispettata nelle liste”. Quindi ha ringraziato quanti spontaneamente hanno fatto un passo indietro “comprendendo l’esigenza di rinnovamento”.

I grandi nomi candidati nelle liste del Pd

E dunque, ecco chi ci comparirà sulle schede elettorali per il voto del 25 settembre e chi no. Letta sarà capolista alla Camera in Lombardia e Veneto. Il ministro della Cultura Dario Franceschini sarà capolista al Senato a Napoli. Poi ci saranno Carlo Cottarelli, candidato capolista per il Senato a Milano, e l’ex segretaria della Cgil Susanna Camusso, capolista nel collegio plurinominale 2 in Campania del Senato, che comprende le province di Caserta, Salerno, Benevento ed Avellino.

L’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin sarà candidata al Senato, capolista del Pd nel collegio plurinominale di Verona, Vicenza e Padova. Andrea Marcucci, già capogruppo al Senato, sarà in corsa sempre per palazzo Madama, nel collegio di Livorno e non di Lucca. Di nuovo candidato anche Alessandro Zan, relatore della proposta di legge contro l’omotransfobia, che giocherà la sua battaglia per un seggio alla Camera nel collegio di Padova.

Confermate le candidature del Pd nei collegi uninominali di Bologna: per il Senato Pier Ferdinando Casini, per la Camera l’ex sindaco Virginio Merola.

Tra le novità più discusse di queste ore, la candidatura del microbiologo Andrea Crisanti, protagonista indiscusso in questi due anni di pandemia. Il medico sarà capolista in Europa, e ha subito messo a tacere le polemiche spiegando di essere iscritto al partito da anni.

Dentro anche a senatrice del Pd, Monica Cirinnà, nel collegio Roma 4, che ha atteso alcune ore prima di far sapere se avrebbe detto sì o no. Dopo aver duramente protestato contro le candidature del Partito democratico, in una conferenza stampa a Palazzo Madama ha comunicato di aver accettato. “Penso che sarà una battaglia difficile, complicata ma che forse vale la pena di fare, per salvare l’Italia dall’oscurantismo e dai fascisti. E nonostante tutti gli errori fatti, credo che valga ancora la pena votare Pd. Essere rieletti sarà una battaglia difficilissima. Farò la mia battaglia e lo faccio perché tantissime persone mi hanno chiesto di ripensarci”.

Tra le new entry ci sono poi 4 giovani under 35 capolista: Rachele Scarpa, Cristina Cerroni, Raffaele La Regina e Marco Sarracino.

Gli esclusi

Sta facendo invece discutere il “no” di Alessia Morani. “È stata una lunga notte e finalmente sono state decise le liste dei candidati del Partito democratico per le prossime elezioni politiche. Ho saputo quale fosse la mia posizione in lista solo al momento della lettura da parte di Marco Meloni dell’elenco dei candidati. Nei posti eleggibili per le Marche sono stati designati Alberto Losacco, commissario del Pd Marche, Irene Manzi e Augusto Curti. A mia insaputa, il mio partito ha deciso di assegnarmi il collegio uninominale di Pesaro e un terzo posto nel proporzionale” spiega la deputata del Pd. Motivo per cui ha deciso di non accettare le candidature, riservandosi di spiegare in seguito le motivazioni “che mi hanno convinta della bontà di questa scelta”.

Tra i politici fuori, l’ex fedelissimo di Matteo Renzi Luca Lotti, che in un post su Facebook ha spiegato di essere stato escluso dal segretario dem perché, a detta di Letta, “ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è. Non sarò certo io a fare polemiche: non le ho fatte in questi anni e non comincerò oggi”.

Più probabile che quello nei confronti di Lotti sia stato uno degli ultimi colpi della resa dei conti tra Pd e renziani. “Una scelta politica dettata dal rancore” ha commentato Matteo Renzi. “Oggi il mondo della politica commenta le scelte sui candidati del Pd – dice il leader di Italia Viva – A me pare che dalla scelta di come costruire la coalizione ai nomi delle liste la guida di Enrico Letta si sia caratterizzata più dal rancore personale che dalla volontà di vincere. Vedremo i frutti il 26 settembre. Auguro ogni bene a tutti candidati ed esclusi, ed evito con cura ogni dibattito sul tema: mi hanno insegnato che la politica si fa coi sentimenti, non coi risentimenti”.

Intanto Italia Viva di Renzi, unita all’Azione di Calenda nel Terzo Polo, starà sui contenuti, dice. “Noi non abbiamo candidati che hanno votato contro la fiducia a Draghi. Noi abbiamo chiara una idea di innovazione del Paese che passa dal dire sì alle infrastrutture necessarie, non no a tutto. E noi non vogliamo alzare le tasse. Su questi temi siamo molto distanti, purtroppo, dal nuovo Pd”, conclude, dopo aver definito “sacrosanta e giusta” la richiesta del suo nuovo alleato Carlo Calenda, che spinge per avere un dibattito a quattro in tv con Letta, Meloni e Conte.

Fuori anche Valeria Fedeli. “Come avrete visto, non sono candidata al prossimo Parlamento. Proseguirò il mio impegno politico sul territorio, per continuare a cercare soluzioni che migliorino la vita delle persone, in particolare delle donne e dei giovani. È quello che ho sempre fatto, prima come sindacalista, poi nell’attività parlamentare e di governo”, ha scritto sui social l’ex vicepresidente del Senato.