Voli Covid cancellati, i voucher valgono miliardi

I voucher dei voli cancellati per il Covid sono finiti nel dimenticatoio per molti passeggeri e le compagnie aeree potrebbero sfruttare questa dimenticanza

Foto di Luca Bucceri

Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Nel 2020, nei mesi in cui il mondo intero si apprestava a vivere i momenti più duri della pandemia, tutto si è fermato. Si sono fermati anche gli aerei che non hanno preso il volo tra un Paese e l’altro, con milioni di passeggeri rimasti a terra a causa delle restrizioni presenti in ogni Stato d’Europa e del mondo. Le compagnie, costrette a cancellare i voli, hanno emesso rimborsi o voucher spendibili per altre tratte ai passeggeri rimasti a terra, ma ancor oggi c’è chi quei “buoni” non li ha utilizzati. E si tratta di un vero e proprio tesoretto da miliardi di euro.

Voucher Covid dimenticati, a quanto ammonta il tesoretto

Tra febbraio e maggio 2020 sono stati migliaia gli aerei rimasti a terra a causa delle pesanti restrizioni Covid sui viaggi. Si sono succedute, infatti, diverse regole sul green pass, quarantene e non solo.

In Italia, per esempio, solo alcuni velivoli hanno potuto percorrere tratte di “emergenza” nel corso del lockdown, ma sono andati effettivamente in fumo centinaia di voli che avrebbero permesso a milioni di italiani, e non solo, di viaggiare all’interno del Paese e degli Stati membri dell’Ue. Per il caos voli dovuto al Covid, a seguito del quale si sono verificate molteplici cancellazioni, si è potuto optare per due scelte: rimborso o voucher.

La seconda strada, oggi, è sotto la luce dei riflettori perché secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, quasi tutti i buoni emessi non sono ancora stati spesi dai passeggeri. Facendo un rapido calcolo, infatti, il quotidiano ha riferito che sarebbero oltre 4,1 miliardi di euro in voucher a non essere ancora stati utilizzati, buoni che, va sottolineato, vanno in scadenza nel 2023.

Tra dimenticanze o viaggi rinviati, si tratta di una quota incredibile che potrebbe arricchire le tasche delle compagnie che, ogni anno, mettono comunque in conto un +10-15% derivanti dai voucher non riscattati dai passeggeri. Ma dietro al mancato riscatto dei voucher Covid potrebbe anche esserci altro.

Il possibile piano delle compagnie aeree

Come riferito dal Corriere della Sera che ha sentito alcuni dipendenti e dirigenti delle compagnie aeree più note, le aziende potrebbero aver messo in atto un piano ben preciso per far sì che questi soldi possano rimanere nelle loro tasche. Tutti i voucher non utilizzati, infatti, permetterebbero alle compagnie di arricchirsi e non di poco, concedendo anche la possibilità di raddoppiare le entrate.

Compagnie come come quelle di Iag (British Airways, Iberia, Vueling, Aer Lingus e Level) al 31 dicembre 2022 avevano in cassa voucher emessi e non ancora utilizzati per un valore di 911 milioni di euro, quota che potrebbe raddoppiare se, per esempio, non venissero riscattati e i vettori vendessero nuovamente quel sedile lasciato vuoto dal passeggero con il buono a qualcun altro che ovviamente pagherà una tariffa peraltro più alta rispetto a chi ha effettuato l’acquisto nel 2019.

Da questo punto di vista, quindi, le compagnie starebbero giocando con le “dimenticanze” dei passeggeri non ricordando loro della scadenza dei voucher per poter sfruttare a pieno l’occasione. Se, allora, un quarto dei 4,1 miliardi di euro non dovesse venire riscattato, i vettori del Vecchio Continente avrebbero oltre un miliardo che nei bilanci diventerebbero ricavi effettivi. Non bisogna dimenticare, infine, che, oltre ai voucher per voli dimenticati, c’è anche un fondo per il risarcimento dei morti Covid. Esso è stato istituito con il decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020, convertito nella legge n. 271 del 24 aprile 2020 e fornisce speciali elargizioni ai familiari superstiti degli operatori sanitari deceduti per il contagio da Covid-19.