La definizione di cespiti e la loro classificazione

Quali sono le caratteristiche dei cespiti aziendali? Qual è la loro classificazione? Scoprilo qui

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

In ambito economico, i beni materiali ed immateriali di proprietà di una determinata azienda vengono chiamati cespiti. Questi beni rimangono a disposizione dell’azienda per più di un anno. Ma cerchiamo di capire nel dettaglio cosa siano i cespiti e perché sono così tanto importanti per l’azienda sotto il profilo fiscale ed amministrativo.

Cespiti, cosa sono?

I cespiti rientrano all’interno della terminologia economica propria di un’azienda. Per cespite si intende un bene materiale o immateriale di proprietà aziendale che, anche pur non generando denaro, costituisce comunque un valore per l’impresa, generando prospettive di profitto futuro. Sono pluriennali, fanno parte di un’unica proprietà e all’interno dello stato patrimoniale fanno parte dell’attività. In inglese sono conosciuti anche con il termine asset e includono non solo i meri beni materiali e immateriali, ma anche tutto il patrimonio di know-how, conoscenze, talenti e risorse umane proprie di un’azienda.

I cespiti vengono annotati in un apposito registro nel quale sono divisi per anno di acquisto. I cespiti sono ammortizzabili e nel libro va annotato anche il loro valore di ammortamento: ogni anno infatti il valore del cespite va abbattuto in base a un piano di ammortamento, in quanto con il passare del tempo, il loro apporto alla produzione diminuisce.

I cespiti inoltre possono essere svalutati o incrementati: se un’azienda acquista un bene materiale ad un determinato prezzo, nel corso del tempo quel bene potrebbe acquisire maggiore valore, ma potrebbe anche essere svalutato, in particolare nel caso degli immobili. In questo caso quindi, sia la svalutazione che l’incremento vanno dichiarati. I cespiti aziendali però possono anche essere ceduti prima del termine dell’ammortamento, in questo caso la vendita genera un incasso che va comparato con l’ammortamento residuo per capire se la differenza genera una plusvalenza (positiva) o una minusvalenza (negativa).

La classificazione

Alcuni esempi di cespiti sono i macchinari, gli immobili, gli automezzi, i computer, la strumentazione tecnica, gli impianti, ma anche i terreni, le automobili, il know-how, gli hardware, i software, le certificazioni, i brevetti, le conoscenze, i talenti, le risorse umane e tutti i beni tangibili e intangibili che generano un valore per l’azienda.

I cespiti vengono classificati all’interno dell’attivo dello stato patrimoniale, quelli destinati alla vendita vengono classificati separatamente dalle immobilizzazioni materiali. Tutti i cespiti aziendali vanno annotati all’interno di un registro, il quale deve riportare le seguenti informazioni:

  • anno di acquisizione;
  • costo originario;
  • casi di svalutazione o rivalutazione;
  • fondo di ammortamento del periodo precedente;
  • piano di ammortamento applicato nel periodo di imposta;
  • quota annuale di ammortamento;
  • eliminazioni dal processo produttivo.

Ad oggi, esistono specifici software e programmi che permettono una semplificazione del registro dei cespiti e un costante aggiornamento da parte dell’azienda. Nella maggior parte dei casi, la classificazione dei cespiti è affidata al responsabile della contabilità, ai responsabili amministrativi e agli addetti alla redazione di bilancio.

Cespiti materiali e immateriali

In linea di principio i cespiti vengono divisi tra quelli materiali e quelli immateriali. I primi sono quelli tangibili, che si possono toccare o vedere, come ad esempio:

  • macchinari;
  • impianti;
  • automezzi;
  • computer;
  • immobili.

Altro discorso per i cespiti immateriali o intangibili, che si dividono, a loro volta in due segmenti:

  • finanziari, come ad esempio le azioni o le obbligazioni;
  • non finanziari, come brand, software o l’utilizzo di licenze.